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Borsa, Pil e lavoro negli Stati Uniti: il sondaggio del WSJ ribalta i meriti di Obama e Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Nel mio articolo di qualche giorno fa avevo riportato il sondaggio della universita' Quinniapac tra gli elettori in generale su chi meritasse il maggiore credito per l'ottimo 2017 a proposito di posti di lavoro, borsa e PIL. Il 49% aveva risposto Obama, e solo il 40% Trump (http://www.liberoquotidiano.it/blog/glauco-maggi/13298289/trump-il-sondaggio-che-deve-assolutamente-leggere-cosi-rischia-di-non-ricandidarsi.html ). Il 12 gennaio il Wall Street Journal ha poi pubblicato un diverso sondaggio sul primo anno del nuovo presidente, sempre a proposito dei risultati economici raggiunti dal Paese, ma questa volta a rispondere sono stati chiamati solo i professionisti del settore: professori di finanza ed economia, ricercatori, responsabili economici di imprese e associazioni industriali. Anche i 68 interpellati dal WSJ hanno opinioni politiche, ovviamente, ma nel loro ruolo hanno gli strumenti di conoscenza tecnica e il dovere professionale di tener conto dei numeri e di valutare con maggiore aderenza alla realta' gli effetti delle politiche sui trend e sui risultati pratici che ne discendono. Ecco spiegata la ben diversa “fotografia” sulla Trumponomics rispetto al sondaggio Quinniapac tra la popolazione. “C'e' definitivamente la sensazione nella comunita' del business che le azioni del presidente sulle tasse e sulle regole burocratiche abbiano creato un ambiente in cui operare che e' piu' favorevole alla crescita”, ha commentato per esempio i dati emersi Chad Moutray, capo economista della Associazione Nazionale delle aziende manifatturiere che ha partecipato al survey. Ed ecco i “numeri di Trump” sulle varie voci dell'economia. *Mercato azionario. Per il 90% degli interpellati le azioni di Trump hanno avuto un peso “fortemente positivo o positivo”. *Creazione di posti. Per oltre i due terzi degli interpellati le politiche di Trump hanno avuto un effetto “fortemente positivo o positivo”. *Crescita del PIL. Oltre il 75% pensa che l'effetto Trump sia stato “fortemente positivo o positivo”. *Crescita di lungo termine. Per la meta' degli interpellati le politiche di Trump hanno un ruolo “fortemente positivo o positivo”, con il 35% che le giudica “neutrali”. *Stabilita' finanziaria. Per la meta' degli interpellati le azioni di Trump hanno avuto un effetto neutrale, e per il 25% “fortemente positivo o positivo”. Altri risultati del sondaggio: *In media, gli economisti vedono una espansione del PIL per il 2018 al 2,7%, con il 90% degli interpellati che hanno sostenuto che il taglio delle tasse aiutera' la crescita nei prossimi due anni. *Quanto al tasso di disoccupazione, la previsione media tra gli interpellati e' per una discesa al 3.9% per la meta' dell'anno e al 3,8% per la fine. In dicembre 2017, ultimo dato, i senza lavoro sono il 4,1%. *Nuovi assunti (differenza positiva tra coloro che trovano un posto e coloro che lo perdono). La media per il 2018, secondo gli economisti, sara' di 165mila al mese, in leggero calo sul 2017. In conclusione, la maggioranza degli addetti ai lavori e' convinta che i tagli delle tasse spingeranno favorevolmente l'economia per numerosi anni, come minimo. Se si realizzera' la profezia degli economisti interpellati sull'effetto sostanzialmente positivo di Trump, e in quale misura, sara' possibile determinarlo solo nel tempo. Intanto, pero', si puo' confrontare con quale era stato il giudizio su “Obama economista” formulato dallo stesso panel di economisti intervistati dal Wall Street Journal alla fine della presidenza di Barack, un anno fa. *Stabilita' finanziaria. Per il 71% gli economisti avevano dato alla fine del 2016 un voto positivo, o molto positivo, su come Obama, entrato in carica con l'eredita' della crisi finanziaria al suo culmine (il fallimento della Lehman Brothers avvenne nel settembre 2008), prese misure di miglioramento della stabilizzazione finanziaria (in verita' le decisioni eccezionali di tamponamento della crisi furono architettate congiuntamente dallo staff del presidente-eletto con l'amministrazione uscente di George Bush durante la transizione dei poteri). Solo per il 15%, invece, le manovre di Obama di regolamentazione delle banche crearono instabilita'. *Creazione di posti. Il voto su Obama fu misto, in maggioranza comunque positivo, visto che per 75 mesi consecutivi l'economia USA creo' posti di lavoro, mentre molti paesi europei erano ricaduti in profonde fasi di recessione nell'ultimo decennio. Anche se e' vero che i 75 mesi di crescita di posti sotto Obama hanno segnato un record storico di durata rispetto ai periodi di espansione degli Anni 80 e 90, questi due decenni precedenti (sotto Ronald Reagan- Bush padre e Bill Clinton) avevano generato una maggiore espansione occupazionale complessiva, quantitativa e qualitativa. *Espansione del PIL. Il 48% degli economisti bocciarono le politiche di Obama, e solo il 35% le valutarono positivamente. Che e' il rovescio della medaglia del voto favorevole sulla stabilizzazione finanziaria: le regolamentazioni possono aver avuto un ruolo positivo nell'evitare il rischio di ulteriori fallimenti, ma a un costo tangibile sulla crescita economica. *Il giudizio piu' negativo sulla agenda di Obama aveva riguardato le prospettive del potenziale di crescita del Paese sotto la sua guida. Nel lungo termine i primi fattori di crescita economica sono l'innovazione e la produttivita', cosi' come la crescita della “forza lavoro” (non il tasso di disoccupazione, ma il numero dei lavoratori effettivamente impiegati o desiderosi di esserlo). Sotto questo aspetto, il 63% degli economisti avevano bocciato il presidente Democratico uscente. di Glauco Maggi

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