Ecco la riforma fiscale di Donald Trump: un modello per l'Italia
La prima bozza del piano fiscale del GOP era stata presentata sei settimane fa, e ora diventa legge in America (oggi e' stata approvata dalla Camera, e ora tocca al Senato). Non e' come la flat tax che promette Berlusconi, neo liberista che forse punta alla presidenza dell'Istituto Bruno Leoni, ma e' quanto, realisticamente, la frastagliata maggioranza repubblicana in Congresso ha potuto produrre, sapendo che un presidente repubblicano e il controllo del parlamento, insieme, sono un tram che non passa tutte le ore e va preso al volo. Se il centro-destra italiano vince le elezioni nel 2018, ma trova un po' complicato far passare la flat tax nel paese di Bergoglio e dei sindacati che hanno diritto di veto su (quasi) tutto anche senza essere eletti dal popolo, forse la riforma del GOP e di Trump puo' essere un modello di compromesso da studiare. Eccone i punti principali. *Le aliquote individuali dei redditi hanno ancora sette gradini, ma le percentuali sono scese in quasi tutti. I nuovi tassi sono del 10%, 12%, 22%, 24%, 32%, 35% e 37%, confrontati a quelli odierni del 10%, 15%, 25%, 28%, 33%, 35% e 39.6%. Esempio: un single che aveva un reddito tra 195mila a 424mila pagava il 33% mentre oggi, con un reddito da 157mila a 200mila paga il 32%. Se si scende a una fascia di classe media, da 93mila a 195mila, che aveva un tasso del 28%, il confronto con chi guadagna da 82mila a 157mila mostra una riduzione piu' seria, al 24%. E nella fascia dei poveri, da 10mila a 38mila di reddito, i tassi calano dal 15% di prima al 12% della riforma di Trump. *La tassa sui profitti aziendali e' calata dal 35% al 21%. *Le esenzioni personali per 4.050 dollari sono state eliminate. *La deduzione standard, in compenso, e' stata raddoppiata dagli attuali 6350 dollari a 12mila per chi fa la dichiarazione da single e da 12.700 a 24mila per le coppie che fanno la dichiarazione congiunta. *Il credito fiscale per figlio e' stato aumentato a 2000 dollari, con 1400 dollari “rimborsati” anche a chi non paga tasse federali, e il credito comincia ad essere eliminato per le coppie sposate da 400mila dollari di reddito in su, e per unita' familiari “non sposate” da 200mila. Ora e' di 1000 dollari e comincia ad essere eliminato per coppie sposate con reddito da 110mila dollari in su. *Le imposte statali e municipali (negli USA ci sono tre livelli di imposte: la federale, la statale e la locale) hanno un tetto di 10mila dollari sotto il quale possono essere dedotte dalla tassa federale. Attualmente tutte queste tasse “locali” sono deducibili, dalle tasse che si devono pagare a livello federale, con qualche limite. *La deduzione dei mutui per la casa e' ancora possibile, fino a un tetto di 750mila dollari. *Non ci sara' piu' la tassa (che Obama non aveva chiamato cosi', ma tale era stata dichiarata dalla Corte Suprema quando ‘salvo'' Obamacare) a carico dei cittadini che decidono di non comprare la polizza sanitaria standard introdotta da Obamacare. *Le tasse sulle eredita' saranno del 40% su patrimoni oltre 11,2 milioni di dollari, il doppio dell'attuale soglia di 5,6 milioni. *I titolari di business personali (professionisti, societa' individuali, free lance, negozianti etc) con reddito sotto i 315mila dollari avranno una deduzione del 20% per i guadagni della loro attivita', diversamente dalla situazione attuale che prevede che i redditi da business siano tassati con le aliquote dei redditi individuali (da lavoro dipendente, investimenti etc). *Nessuna modifica alle tasse sui capital gains e i dividendi. Ora, essendo queste le cifre della riforma, uno puo' farsi una opinione precisa sulle conseguenze pratiche che avra' il piano. Ma gia' a fine novembre, all'apparire della prima bozza votata dalla Camera, l'universita' Quinniapac aveva fatto un sondaggio a tempo di record su come la gente giudicava la riforma del GOP. Alla prima domanda fatta al campione di poco piu' di un migliaio di persone, gli interpellati hanno risposto cosi': il 26% approvando, il 55% disapprovando, il restante 19% astenendosi. Il risultato e' stato usato dai media come prova che il piano di tagli del GOP e' bocciato dall'opinione pubblica, ma se si leggono anche le risposte alle due domande successive si capisce meglio. Gli americani non hanno giudicato il piano concreto, che del resto non era ancora stato partorito, ma hanno risposto per partito preso anti Trump, oppure hanno preso per veri i titoli dei giornali dominanti, i commenti delle televisioni di sinistra, e i proclami dei parlamentari DEM che si sono dannati per far saltare il passaggio della legge. Sapevano bene che una legge storica come quella del riordino fiscale, con tagli reali a favore di famiglie e imprese, e' una vittoria sonante di Trump e del GOP, i cui parlamentari potranno presentarsi agli elettori al confronto di medio termine con un successo legislativo che dimostra che sanno governare. Quanto agli effetti concreti della legge sulle tasche dei cittadini, rimando ai numeri di cui sopra per capire la realta'. E poi riporto che cosa hanno detto gli interpellati del sondaggio. Alla domanda se il piano tagliava o aumentava le tasse, il 44% aveva detto che le aumentava, il 16% (sedici per cento) che le riduceva, il 30% che non avra' impatto, il 10% non sa. Ma e' l'ultima domanda la vera chicca, perche' di fatto e' piu' utile a misurare il successo della disinformazione tutta politica dei media “fake news”, che non a valutare l'effetto concreto della riforma sul piano sociale. Chi pensa che avra' il maggior beneficio dal piano, chiede il sondaggio? E propone tre soluzioni: gli americani di basso reddito? la classe media? i ricchi? Ecco le risposte: 4% i poveri, 21% la classe media, il 65% i ricchi (con il 9% astenuto). Le conclusioni reali personali, ovviamente, le trarranno gli americani salariati, quando da febbraio dovrebbero gia' avere stipendi piu' gonfi in busta per il calo delle imposte trattenute dai datori in base alle nuove aliquote. Ma non pensate che il 55% dei Never Trump daranno alcun merito al GOP e al presidente per questi benefici che si mettono in tasca. Del resto, credete che i possessori americani e italiani di fondi comuni con dentro azioni Usa ammettano di dover ringraziare Trump che, come Babbo Natale, ha creato 6 mila miliardi di capitalizzazione di Borsa dal giorno della sua elezione ad oggi, facendo crescere il Dow Jones di 5000 (cinquemila) punti? Quando mai. di Glauco Maggi