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Anche il Cile non ne può più della sinistra: il trionfo di Pinera

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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I cileni hanno ripudiato la svolta a sinistra degli ultimi anni, che aveva portato alla presidenza di Michelle Bachelet nel 2014, ed hanno rieletto Sebastian Pinera con il quasi il 55% dei voti nel ballottaggio di domenica contro il rappresentante della sinistra Alejandro Guillier, apertamente sostenuto dalla uscente Bachelet. Pinera e' un imprenditore miliardario conservatore, e il suo programma politico, che ha conquistato la maggioranza dei votanti, si basa su misure che promettano quella crescita economica che e' mancata nei quattro anni della precedente amministrazione ‘rossa'. A capo della coalizione “Let's Go Chile” (Diamoci una  mossa, Cile), Pinera e' favorevole a profonde riforme che modernizzino i mercati e frenino lo statalismo. La Bachelet aveva raddoppiato il rapporto del debito pubblico sul prodotto interno lordo dal 12,7% del 2014, quando aveva preso il potere, al 23,8% attuale e Pinera ha usato questo argomento con successo contro Guillier, un giornalista che puntava ad aumentare i provvedimenti di welfare quale leader della coalizione socialista “New Majority”. “La piattaforma di Guillier e' impossibile da finanziare a meno che non vogliamo raddoppiare ancora il debito pubblico come ha fatto l'attuale governo”, aveva detto Pinera nel dibattito finale televisivo, “e in pratica gettare il Cile in una crisi economica”. L'ondata pro-destra che ha cambiato i regimi in Brasile e in Argentina alle ultime tornate si e' quindi estesa al Cile. La dittatura di Maduro in Venezuela e' sempre piu' isolata nell'America del sud, dove il fallimento del socialismo e' un dato ormai accertato e indiscutibile. All'opposto, non e' un segreto il successo dell'economia di mercato in Cile, che ha cambiato volto dopo il rigetto dell'esperimento social-comunista di Salvator Allende con il colpo di stato (nel 1973) di Augusto Pinochet, raro  esempio di dittatore che ha poi accettato pacificamente di far tornare il paese alla democrazia, permettendo referendum ed elezioni alla fine degli Anni 80. La ricostruzione del sistema economico durante il regime di Pinochet fu affidata a un gruppo di economisti liberisti formatisi alla scuola di Chicago di Milton Friedman, che realizzarono il “miracolo economico” del paese grazie alle liberalizzazioni, alla concorrenza di mercato e alla previdenza con i fondi pensione su base individuale. La democrazia e il benessere della popolazione in Cile, dopo l'uscita di Pinochet, hanno beneficiato di queste radici riformatrici. Secondo il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, la percentuale di popolazione che viveva in poverta' nel 1990 era del 68%, ed e' crollata all'11,7% nel 2015. Nel  2017, il pensatoio USA pro libero mercato Heritage ha piazzato il Cile al decimo posto nella classifica mondiale dei paesi per “liberta' economica”. Il Cile e' l'unico paese sudamericano nella hit parade dei primi 10, dove ci sono tra gli europei solo Estonia e Svizzera (con gli USA al 17esimo posto e l'Italia al 79esimo). E la Banca Mondiale, nel suo sondaggio globale per determinare dove sia piu' facile condurre affari, nel 2013 aveva piazzato il Cile al 37esimo posto, ma con la Bachelet il Cile ha perso 20 posti ed e' ora al 57esimo posto. Sotto la politica della precedente presidentessa, che stimava i Castro e il comunismo cubano, la crescita cilena ha sofferto, tanto che nel suo quadriennio il PIL non e' andato oltre il +1,8%. Cio'  significa che il Cile, per la prima volta in 23 anni (e con la sola eccezione del 1999), nell'ultimo anno della Bachelet e' cresciuto meno della media mondiale.  Glauco Maggi

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