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Tradurre in inglese i libri italiani per far amare negli Usa il nostro Paese e la sua cultura

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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L'ultima idea di marketing in campo letterario di un gruppo di studiosi e finanziatori italiani di New York parte da una stima numerica inoppugnabile. Nel mondo, la gente che parla italiano o che conosce la nostra lingua per averla studiata non va oltre gli 80 milioni, mentre chi parla o sa l'inglese supera il miliardo e mezzo. Per promuovere quindi la cultura italiana, e in particolare la diffusione della conoscenza delle opere di poesia e di letteratura, ma anche di testi di grande pregio nei campi piu' diversi, dalla cucina alla scienza, il passo piu' logico e' di tradurli nella lingua di Shakespeare. Sembra un paradosso, ma non lo e'. Giorni fa, all'Istituto Culturale Italiano, nell'occasione del rilancio della Libreria Lorenzo Da Ponte (il librettista di Mozart), Luigi Ballerini, oggi professore emerito dell'universita' californiana UCLA dove da oltre 30 anni insegna letteratura italiana, ha spiegato che “non e' tanto nei dipartimenti di italiano che si puo' agire proficuamente per la promozione della nostra lingua e cultura. Meglio operare nelle facolta' umanistiche americane, dove la lingua e' l'inglese, ma che sono dedicate allo studio delle opere della letteratura internazionale. E' li' che professori e studenti sono esposti ai testi fondamentali, tutti tradotti in inglese. Ma e' sempre li' che la presenza di autori italiani tradotti e' scarsa, inferiore al livello che meriterebbe”. Ballerini, sulla base della sua esperienza, ha detto che il processo di “innamoramento” della cultura e della lingua italiane prende spesso il via dalla lettura di un'opera in inglese di uno scrittore italiano: se lo studente americano l'apprezza, per gustarlo davvero sente il bisogno di leggerlo in originale ed e' cosi' che si avvia, o si approfondisce, la passione per la nostra lingua. Il progetto presentato la settimana scorsa a New York e' in realta' il rilancio di una iniziativa partita nel 2002, quando l'ambasciatore Gianfranco Facco Bonetti (allora responsabile culturale del ministero degli esteri), chiese a Ballerini che cosa si sarebbe potuto fare negli USA per dare consistenza alla presenza culturale dell'Italia. Il consiglio di Ballerini fu di creare una collana di libri, sconosciuti perche' non tradotti, che rappresentassero il meglio dell'offerta italiana attraverso i secoli di contatto tra mondo di lingua italiana e mondo di lingua inglese. “Libri che hanno realmente influito, o che avrebbero potuto influire in maniera determinante sulla cultura ospitante anglosassone”, ricorda Ballerini. “Non dunque i testi del canone scolastico peninsulare, ma autori come Beccaria, Aretino, Boccaccio, Artusi, Casanova, Croce, Cornaro, Abate Galliani, De Sanctis, Cuoco, Cattaneo, Mantegazza, fino ai liberal-socialisti Gobetti, Rosselli, Olivetti”. Sono autori che non sono stati mai tradotti (o hanno avuto, per esempio Beccaria, traduzioni insufficienti e che necessitano di una totale rivisitazione). La selezione non riguardera' pero' soltanto testi letterari, ma saggi di storia, giurisprudenza, economia, politica, urbanistica, critica d'arte e cosi' via. Esclusi, perche' già tradotti e oggetto di studio, Dante, Petrarca, Macchiavelli e altri grandi. Il ministero accolse le indicazioni di Ballerini, e furono stanziati 100mila euro con il contributo anche della Fondazione Cassamarca. Nel 2003, editore la Universita' di Toronto Press, Ballerini e la redazione della UCLA produssero la prima opera, tradotta da Murtha Baca: Artusi, Science in the Kitchen and the Art of Eating Well (il celebre libro di Artusi sulla cucina e l'arte di mangiar bene). Con questi primi soldi sono poi stati tradotti 25 libri, ma alcuni anni fa il rubinetto governativo si e' chiuso per mancanza di fondi e Ballerini dovuto trovare una strada alternativa, che poteva solo essere quella di convincere privati di buona volonta' a metterci soldi loro a favore della cultura italiana. “Per dare spessore alla collana il nostro obiettivo e' di arrivare almeno a 100 titoli” ha detto Ballerini, che ha trovato un primo cavaliere bianco in Berardo Paradiso. Presidente “pro bono” dello Iace, il comitato per la promozione della lingua italiana nelle scuole elementari e medie degli Stati di New York, New Jersey e Connecticut che agisce sotto l'egida del Consolato generale, Paradiso ha formato il board della Fondazione Da Ponte. Nel gruppo di italiani ‘volontari' ci sono il giudice della Corte Suprema dello Stato di New York Dominic Massaro, lo scrittore Giorgio van Straten, che e' il direttore dell'Istituto Culturale di New York, e una decina di professionisti. Il compito di questo ente senza scopo di lucro sara', nei prossimi anni, di finanziare la stampa di tante altre opere “dimenticate” ma che meritano di essere inserite nel circuito “inglese” dell'accademia, mentre la selezione spettera' a un secondo organismo di docenti e letterati assemblato da Ballerini. La prima opera della nuova serie di traduzioni curate da Ballerini con i fondi privati e' “Those who from afar look like flies”, antologia della poesia italiana da Pasolini a oggi. di Glauco Maggi

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