La strage in Texas? E' uno spot per chi rivendica il diritto ad avere armi
Di fronte allo strazio della strage in Texas, 26 cristiani da 18 mesi a 77 anni di eta' sterminati in chiesa da un 26enne che odiava la suocera e la nonna della moglie, ha senso raccontare "come" il killer ha trovato la sua morte? Non basta indagare i contorni della sua follia sapendo che lui non c'e' piu', l'epilogo “normale” in questi casi? Tutti gli attori degli eccidi di massa, infatti, finiscono sul posto la loro stessa vita, o suicidi o ammazzati dalla polizia (l'eccezione che conferma la regola e' l'uzbeko di Manhattan, ma lui aveva due pistole scacciacani e l'agente eroico l'ha ferito, anche se ha sparato per ammazzarlo). No, non basta. Ha senso enfatizzare la dinamica. Perche' nel modo in cui questo assassino, Devin Kelley, e' stato eliminato c'e' tutto l'opposto della sua malvagita' pazza, c'e' tanto da celebrare: l'eroismo di una coppia di samaritani che non si conoscevano e che si sono messi insieme in un istante; il coraggio istintivo nel voler fare del bene e fermare il male; lo sprezzo del pericolo nell'affrontare uno sconosciuto armato e che ha gia' ucciso; la bravura tecnica (di guida e di mira) nel vivere un'operazione di salvezza civile che i due eroi per caso avevano visto soltanto al cinema, prima di domenica 5 novembre. E, dettaglio ultimo ma non per importanza, ci sono l'attualita', e la validita' pratica, del Secondo Emendamento (il diritto di portare armi). “Per fermare un cattivo che ha un'arma e vuole fare del male, la sola salvezza e' che ci sia uno buono con un'arma”, aveva detto il direttore della NRA (National Rifle Association, l'associazione dei produttori e degli amanti delle armi da fuoco) dopo la strage in una scuola, dove non era permesso al personale docente e non docente di avere un'arma. Provocazione che fa strame della correttezza politica? O ricetta pratica dalla logica non confutabile, alla luce dei fatti in Texas? E' andata cosi', dunque, nella versione di Johnnie Langendorff, uno dei due protagonisti-eroi della storia. Cappello da cow boy e pizzetto, Johnnie ha raccontato al canale Fox di San Antonio di aver deciso di inseguire il killer dopo averlo visto scambiare colpi d'arma da fuoco con un'altra persona della zona, armato di un fucile come il suo. Langendorff ha spiegato di essere arrivato con il suo van a un incrocio dalle parti della chiesa. E' da li' che ha visto Kelley accanto alla sua macchina, le porte aperte e il motore acceso, impegnato in un confronto a fuoco con l'altra persona, uno della zona che Johnnie conosceva solo di vista. Costui aveva sentito da casa il crepitio degli spari che veniva dalla chiesa: ha arraffato il proprio fucile, l'ha caricato in pochi secondi ed e' uscito sulla strada, in tempo per vedere il killer sul marciapiedi davanti alla chiesa. “Lo sparatore e' salito sul suo camioncino”, ha continuato Langendorff, “e l'altro uomo con il fucile e' venuto accanto al mio veicolo e in due parole mi ha ragguagliato su quanto era appena accaduto. Mi ha detto che dovevamo andare a prenderlo. ‘Ha appena sparato a cosi' tanta gente, ha distrutto le vite di tante persone, perche' non dovremmo andare ad abbatterlo'? Ed e' quello che abbiamo fatto. Abbiamo cominciato a inseguirlo. Andavamo a 150 all'ora nel traffico giu' sulla strada 539 tentando di raggiungerlo, finche' questo tizio ha perso il controllo da solo ed e' finito nel fosso”. Secondo una testimonianza delle forze dell'ordine, durante la fuga il killer avrebbe telefonato al babbo per dire che “non ce l'avrebbe fatta” a sopravvivere alle ferite. Solo l'autopsia stabilira' da quali proiettili e' stato ammazzato, perche' per ora le ipotesi sono due: potrebbe essersi tolto la vita a fine corsa, prima di essere raggiunto dai due inseguitori, che hanno preceduto di 7 minuti la polizia; oppure potrebbero essere stati i tre colpi che il buon samaritano gli ha sparato durante il confronto fuori della chiesa. Un suo cugino, intervistato dalla CNN, ha sostenuto che “Steven” (questo il nome che ha usato) gli ha raccontato di aver colpito Devin una prima volta al fianco, dove non era protetto dal giubbotto antiproiettili, e poi due volte al collo. “Ha una grande mira, anche senza aver fatto il militare”, ha detto di lui il cugino alla CNN. Nella conferenza stampa, le autorita' di polizia hanno riconosciuto che l'intervento dei due civili ha sicuramente salvato delle vite, perche' Devin voleva uccidere ancora. Si sa che il killer, che era stato cacciato dall'esercito con disonore per aver assalito moglie e figlio, aveva una licenza da guardia privata ma senza il permesso di comprare e detenere legalmente un'arma: la legge vieta infatti ad un militare dismesso con quella formula di avere il porto d'armi. La morale e' chiara. Di per se', a evitare stragi come quella in chiesa di domenica non sono leggi piu' severe che limitano il legale acquisto di armi (quelle belliche e a ripetizione automatica sono gia' vietate) a chi ha i requisiti regolari. Semmai, occorre usare con rigore le norme che ci sono, con controlli piu' stringenti e un coordinamento efficace e puntuale tra agenzie, enti, e l'FBI che non consenta ai “malvagi” di passare nelle maglie della legge. Come era stato nel caso di Las Vegas in cui il killer compro' mitra e pistole con una frequenza tale da sfidare ogni criterio di ragionevolezza e che doveva mettere in allarme i “controllori”. Quanto ai cittadini “buoni” che rivendicano il diritto legale di avere in casa un fucile per personale difesa, beh, il caso tragico della Baptist Church di Sutherland Springs, Texas, sembra proprio uno spot della NRA. di Glauco Maggi