Cerca
Cerca
+

Zuckerberg, Oprah e gli altri: tutti gli "outsider" per la corsa del 2020

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Ci sono ancora tanti politici di professione (soprattutto anziani) tra i possibili candidati Democratici che scenderanno in campo nel 2020 contro Trump. Ma sono forse piu' numerosi i personaggi, fuori del Palazzo, che ormai affiancano i triti Sanders, Biden o Warren negli elenchi della prima ora stilati da media attendibili per il gossip nella Capitale. Era inevitabile che la prima clamorosa vittoria di un “parvenu” della politica –miliardario, immobiliarista, celebrita' televisiva insieme – aprisse la strada anche nel partito opposto, o stimolasse personalita' indipendenti a tentare la sfida. Infatti, e' quello che sta succedendo. Mentre The Donald era un repubblicano sui generis – per anni e' stato anche finanziatore dei democratici, dopo che nel 1988 aveva pensato di correre per il GOP e che nel 2000 aveva esplorato la possibilita' di ottenere la nomination del Reform Party – i nomi dello show e del business che affiorano adesso, quando manca poco piu' di un anno all'inizio della interminabile stagione elettorale per la Casa Bianca, sono di vario orientamento: ci sono superliberal per fede antica che possono tentare la strada delle primarie dei DEM, ma anche altre figure che credono d'avere un appeal trasversale e possono immaginarsi una terza via, quella che Mike Bloomberg non ha avuto il coraggio di intraprendere nel 2016. I nomi che seguono, dunque, sono tutti quelli extrapartito, presenti in una recente analisi del Washington Post, che stanno vagliando l'opportunita' di entrare in scena. Il concorrente piu' probabile e' il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Si puo' dire che non vede l'ora. Avendo 33 anni, ne avra' 36 nel 2020 e per le prossime elezioni avra' quindi appena superato l'eta' minima richiesta, 35 anni. Di recente ha fatto un viaggio in incognito per gli Stati Uniti, scegliendo quelli vinti da Trump per capire che cosa pensa la gente che lo ha votato. Mark e' andato nelle case di famiglie scelte a caso, alle quali il suo staff aveva preannunciato l'arrivo di un personaggio molto famoso senza pero' rivelarne prima l'identita'. Evidentemente il signor Facebook non si fida degli algoritmi del suo stesso network, dopo che e' emerso che i “social” come il suo sono tutti orientati a sinistra, al pari dei media Tv e cartacei mainstream, e ha voluto vedere negli occhi degli elettori veri. Di soldi lui ne ha tanti (71 miliardi) da stracciare Trump, ma la zavorra di essere stato pagato dai russi di Putin per manipolare l'opinione pubblica USA prima del voto del 2016, oltre a tutto il sospetto che avvolge il successo da grande fratello di Facebook, non e' scrollabile facilmente. Se Donald ha qualche conflitto di interesse per via dei suoi affari, Mark ne ha 5 miliardi, tanti quanti i suoi “amici” di Facebook, moltiplicati per i ricavi pubblicitari e per i compromessi con i regimi dispotici nei quali vuole operare (Cina). Zuckerberg e' liberal, nella stessa lega dei supermiliardari Bill Gates e Warren Buffett, e potrebbe anche tentare la carta di correre come indipendente (lo ipotizza il Washington Post). Se lo facesse, farebbe un regalone a Trump. Il secondo personaggio senza problemi di farsi conoscere dal grande pubblico e' Oprah Winfrey, che negli Usa e' famosa quanto, in Italia, lo sono Maurizio Costanzo, Belen, Beppe Grillo e Bruno Vespa messi insieme. Oprah ha gia' flirtato con la politica in passato, ma senza mai scendere in campo. E' nera, ed e' considerata il fattore mediatico decisivo che, nel 2008, sposto' i favori dei democratici verso Barack Obama alle primarie contro Hillary. E' una imprenditrice della Tv e dell'editoria ed e' una filantropa globale, con missioni in Africa. Decidesse di correre, secondo l'opinione di un conservatore NeverTrump come John Podhoretz, avrebbe serissime chance di farcela perche' , quanto a carisma, appartiene alla stessa “elite” del presidente attuale e di quello precedente. Potrebbe quindi sostituire in pieno la nostalgia della perdita di Obama in un partito, i DEM, che sembra sapersi solo muovere, oggi, in ossequio a linee politiche identitarie – donne, afro-americani, ispanici, gay, immigrati anche clandestini – e sempre piu' socialiste (mutua per tutti, paga oraria a 15 dollari). C'e', infine, un terzetto di personaggi con l'esperienza nella gestione di aziende quotate, e con la tessera DEM da lunga pezza. Bob Iger, che sta per finire il mandato da Ceo della Disney, in una recentissima intervista ha ammesso che, quando sara' libero da impegni nel 2019, trovera' qualcosa di utile e interessante da fare: poiche' le voci sulla sua intenzione di correre sono note da tempo, la sua non smentita equivale alla conferma che, davvero, la Casa Bianca e' nei suoi sogni. Idem per l'ex amministratore delegato di Starbucks, Howard Schultz. Il suo impegno politico da liberal convinto e' un ritornello ricorrente, e noi ne scrivemmo gia' in passato, a proposito delle elezioni del 2016. Stavolta potrebbe essere la volta buona. Sheryl Kara Sandberg , 48 anni, e' una manager del settore high tech della Silicon Valley, con un passato alla Google e il presente da Chief Operation Officer di Facebook. Ha avuto anche gia' un ruolo politico agli inizi della carriera, come capo staff del ministro Democratico del Tesoro Larry Summers. Certo che se sia Sanders sia Zuckerberg, ai vertici della stessa azienda Facebook, entrassero nella corsa per la presidenza in diretta concorrenza tra loro, Trump potrebbe ben dire di aver dettato il trend verso la nuova politica, quella che non sa che farsene dei vecchi partiti e li rottama senza pieta'. di Glauco Maggi

Dai blog