Trump aggiunge il cattolico Venezuela alla lista di Paesi con ingresso vietato negli Usa
Trump ha capito l'antifona, e stavolta ha preparato un bando a prova di giudici politicamente motivati. In realta', i nove giudici della Corte suprema avevano gia' dato una sostanziale vittoria al presidente in estate, quando avevano stabilito provvisoriamente che il divieto a entrare negli Usa per i cittadini di sei paesi islamici era legittimo, ma con l'eccezione concessa a chi aveva parenti stretti negli Usa, oppure un “motivo in buona fede” per venire (iscrizione a una scuola riconosciuta o assunzione da una ditta Usa). La sentenza definitiva era pero' di la' da venire, e nel frattempo sono scaduti sabato scorso i 90 giorni contemplati dall'ordine esecutivo “semipromosso” (cioe' il secondo, emesso dopo la completa bocciatura del primo firmato da Trump poco dopo l'inaugurazione). Il presidente non ha atteso il verdetto finale dei giudici supremi, ma ha preferito emettere un ordine tutto nuovo, che corregge i punti giuridicamente deboli dei due precedenti. Il bando attuale non avra' scadenze temporali e non riguardera' piu' solo paesi a popolazione quasi esclusivamente islamica, ma anche due new entry di religioni diverse, il Venezuela cattolico e la Corea del Nord comunista, e infine il Ciad (53% di islamici, 35% di cristiani, il resto animisti o laici). Della lista precedente dei sei paesi islamici non fa piu' parte il Sudan, e restano Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen, per un totale di 8 paesi. La novita' piu' importante del nuovo bando, a parte i nuovi paesi e la rimozione del Sudan, consiste in regolamenti restrittivi che variano da nazione a nazione e non sono piu' indiscriminati e basati sulla sola cittadinanza. “Sono limitazioni all'ingresso basate sulle condizioni specifiche dei paesi ma sempre vitali per la sicurezza nazionale”, ha spiegato un funzionario dell'amministrazione. Le nuove restrizioni entreranno in funzione il 18 ottobre, per dare tempo di essere mandate ai consolati e alle ambasciate che saranno chiamati a implementarle. Coloro che oggi fossero in possesso di visti regolari non avranno i loro documenti annullati, ha detto il funzionario. Da quando e' entrata in carica, l'amministrazione ha condotto una revisione di tutte le procedure di viaggio e di immigrazione a livello mondiale come parte dell'iniziale divieto, che in effetti era stato motivato dalla volonta' di Trump di capire quali fossero le pratiche di ingresso in America e come potessero essere rese piu' efficaci. La conclusione dell'indagine e' che diversi governi non garantiscono gli standard sullo scambio di informazioni e di controllo delle identita' che possano essere considerati validi ad eliminare i rischi di infiltrazioni pericolose. Gli otto paesi oggetto dell'ordine esecutivo emesso domenica presentano pericoli per la sicurezza nazionale, secondo la revisione. L'Irak e' un caso a parte, e non e' entrato nel lotto per la speciale relazione con gli Stati Uniti sul piano della cooperazione contro il terrorismo. “Rendere l'America Sicura e' la mia priorita' numero uno. Non ammetteremo nel nostro paese coloro che non possono essere verificati con sicurezza prima”, ha spiegato Trump su Twitter. L'anno scorso soltanto 110 cittadini nordcoreani avevano avuto i visti per viaggiare negli USA, mentre le limitazioni ai venezuelani non si applicano alla popolazione in generale ma agli ufficiali governativi. L'inserimento di questi due paesi ha un doppio valore. Quello politico e' di condanna dei due regimi, che non a caso erano stati citati da Trump nel suo discorso all'Onu come “cattivi”. Il terzo, l'Iran, era gia' nella lista nera e vi e' rimasto. Il motivo giuridico e' ovvio. Se la motivazione dei giudici (di primo e secondo grado, non della Corte Suprema) per bocciare di incostituzionalita' i bandi di divieto di ingresso ai soli paesi islamici era la discriminazione religiosa, Nord Corea e Venezuela eliminano questo aspetto. E restano invece pienamente validi, e inattaccabili anche per gli avvocati azzeccagarbugli pro-islamici, la responsabilita' e il potere del presidente, garantiti dalla Costituzione e dalle leggi, di vietare gli ingressi di stranieri ai fini della sicurezza nazionale. A sua discrezione. di Glauco Maggi