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Uragano Trump, così spacca i Repubblicani e conquista il Sì dei Democratici

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Donald Trump si e' rotto le scatole. Si e' stufato di contare sul solo partito repubblicano per “fare grande l'America” e ha mandato un segnale inequivocabile voltando le spalle ai due leader congressuali del GOP, Paul Ryan alla Camera e Mitch McConnell al senato, e stringendo un accordo bipartisan, due giorni fa, con i leader Democratici Chuck Schumer al Senato e Nancy Pelosi alla Camera. L'occasione e' stato il clima di emergenza nazionale per gli uragani Harvey sul  Texas e Irma, che ora punta sulla Florida: il presidente, che si era meritato tanti complimenti una settimana fa per come aveva diretto la sua amministrazione durante gli allagamenti record di Houston, non voleva perdere il felice momentum e intendeva quindi avere subito dal Congresso i soldi per gestire le due crisi. A Washington, pero', anche i disastri sono “politica”, e quindi i due partiti si erano messi a litigare per come “sfruttare” la concessione dei fondi federali in cambio di qualcosa. Essendo sul tappeto, in settembre, la cruciale scadenza dell'aumento del tetto del debito federale, i Repubblicani volevano legare i fondi per Harvey a un accordo di 18 mesi sul debito, che avrebbe rinviato il prossimo rinnovo a dopo le elezioni di medio termine del novembre 2018. I Dem volevano invece limitare a tre mesi la durata dell'innalzamento del tetto del debito, perche' cio' avrebbe dato loro la possibilita' di chiedere qualcosa in cambio, prima di Natale, ricattando il GOP con la minaccia di una “chiusura del governo”; e questa evenienza, si sa, costa politicamente sempre di piu' per i repubblicani che per i democratici. Trump, per avere subito i 15,25 miliardi di dollari necessari per gestire efficacemente le conseguenze immediate degli uragani e fare bella figura davanti al paese in angoscia, ha accettato l'idea di “Chuck e Nancy”, come li ha ostentatamente e amichevolmente chiamati nell'annunciare l'intesa. Cosi', giovedi' il Senato ha votato 80 a 17, con il GOP spaccato in due e il grosso dei voti venuto dai DEM. E venerdi' e' toccato al GOP della Camera trangugiare l'amaro cocktail servito da Trump-Schumer-Pelosi: anche qui molti repubblicani hanno votato No, e l'esito finale bipartisan e' stato di 316 a 90. Lo strappo del presidente e' stato clamoroso, ed e' presto per dire se questo vento bipartisan e' qui per restare. Di sicuro, la vicenda ha rivelato chi e' Trump a un paese che si era accontentato di vederlo o come un dio incompreso o come un deficiente pericoloso.  *E' uno a cui non piace perdere. Lo smacco subito con la mancata riforma di Obamacare lo ha convinto che non puo' fare affidamento sul “suo” partito se vuole portare a casa i successi legislativi che gli servono per “fare grande l'America”, obiettivo che lui identifica con il diventare un presidente di successo, condizione per la conferma nel 2020. *E' uno che non scorda gli sgarbi. La bocciatura della riforma sanitaria e' stata interamente colpa dei repubblicani in Congresso, come e' stato simboleggiato dal “No” di McCain nel drammatico voto finale. Trump aveva supplicato i parlamentari del GOP a rispettare la loro stessa promessa elettorale di cancellare Obamacare, e di dargli il primo successo legislativo. Hanno fallito. Hanno mostrato di non capire la differenza tra vincere le elezioni e governare, e il presidente ne ha preso atto. Ha imparato la lezione. *E' uno a cui piace vincere, e che si considera il maestro delle trattative (Art of The Deal, l'arte di fare accordi, e' il titolo del suo best seller). In politica, come negli affari, i compromessi si fanno con gli avversari, soprattutto se non ci sono i numeri. Oggi il GOP ha una maggioranza larga alla Camera, ma che non e' garantita, quando si vota, a causa della  forte fronda, a destra dei superconservatori e al centro dei moderati degli Stati Blu. E in Senato, con 52 a 48, il GOP necessita di 8 voti DEM ogni volta che deve far passare una legge con la supermaggioranza di 60. * E' un pragmatico, e sa fare di conto. Preferirebbe fare le leggi con i voti repubblicani, ma non si scandalizza se deve incassare l'aiuto dei DEM, ovviamente pagando un prezzo. *E' uno che non deve fedelta' al GOP. Ricordiamoci che ha vinto le primarie sbaragliando 17 dirigenti del partito, di fatto impossessandosene anche avvalendosi di tanti elettori poveri e con la tessera sindacale, operai contadini minatori etc, che erano prima democratici. In vita sua, e' stato per piu' anni iscritto ai DEM, che spesso ha sovvenzionato nelle campagne elettorali, che non nel GOP. Non e' un segreto. Quando lui diceva che voleva governare con tutti, repubblicani indipendenti e democratici, intendeva quello che diceva. Non come Obama, che ha recitato la parte del candidato bipartisan e poi si e' rivelato il presidente piu' fazioso del dopoguerra. Chi pensava che Trump sarebbe diventato un politico al 100% ha sbagliato di grosso. *E' uno che sa quello che vuole, e si prepara per ottenerlo. Il suo obiettivo d'autunno dichiarato e' la riforma delle tasse. Vuole tagliarle, per le aziende e per le famiglie di classe media, convinto che se ci riesce l'economia fa un balzo oltre il 3% del PIL e i posti di lavoro aumenteranno e faranno crescere gli stipendi. Non e' un conservatore dogmatico, pero', e sui superricchi, gente come lui, e' anche disposto a dar retta a Pelosi e Schumer, se gli servono i voti DEM per alleggerire i prelievi sulla grande maggioranza di americani da un certo reddito in giu'. *E' uno che ama sorprendere il pubblico, e del resto sono i tanti anni investiti a bucare lo schermo con il suo “Apprendista” che hanno fatto da trampolino per la Casa Bianca. Ora sta prendendo gusto a fare l'apprendista presidente di tutti gli americani. E' vero che ha indispettito tanti nel GOP, ma che dire degli attivisti estremisti Democratici Never Trump? Vezzeggiati da una stampa che li ha illusi con il Russiagate, con l'impeachment, con l'articolo 25 per interdirlo, con la “Resistenza” di piazza a braccetto con i violenti di Antifa e di Black Lives Matter, oggi sono davanti ad uno show da incubo: Pelosi e Schumer, anzi Chuck e Nancy, che sorridono al diavolo Donald, e fanno commenti al miele sul dialogo proficuo con la Casa Bianca. di Glauco Maggi @glaucomaggi

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