Cerca
Cerca
+

Il "Magazzino Italian Art", un luogo che a New York non può non essere visto

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Il "Magazzino Italian Art" aprira' al pubblico il 28 giugno, e si ritagliera' un posto di rilievo nella lista delle "cose da vedere" per il pubblico di turisti piu' sofisticati e curiosi che vengono a New York. Il suo secondo nome e' "MoMa sull'Hudson", perche' e' situato a Cold Spring, una cittadina sul fiume nel cuore dell'area che era stata la culla dell'arte visiva americana nell'Ottocento: i suoi paesaggi di acqua, boschi e colline sono stati fonte d'ispirazione dei tanti pittori della cosiddetta "Scuola dell'Hudson". "Magazzino" e' il frutto di due mecenati al 100%, la newyorkese Nancy Olnick e il sardo Giorgio Spanu, coppia nella vita e nella passione per l'arte, che risiedono da 25 anni a Garrison, a 5 minuti d'auto da Cold Spring. Spanu e' un nome noto nel giro degli italiani-americani di New York, essendo il presidente della Casa Italiana Zerilli Marimo', istituzione per la promozione della cultura italiana che e' parte della NYU, la New York University. Nel "deposito" sono attualmente esposti una settantina di pezzi post-bellici e di arte contemporanea della loro collezione privata, che il duo Olnick-Spanu ha scelto per l'esibizione inaugurale "Margherita Stein: la Ribelle con una Causa". E' una celebrazione della storica fondatrice della Galleria torinese Christian Stein, una dei pionieri del movimento dell' "Arte Povera". Il termine era stato coniato dal curatore Germano Celant per la mostra alla Galleria la Bertesca di Genova nel 1967, ad indicare la radicale presa di distanza della corrente dei giovani artisti astratti italiani di quegli anni, insofferenti dell'establishment politico, industriale e culturale. Il centro si chiama "Magazzino" perche' non e' legalmente un Museo: i fondatori non l'hanno designato una "societa' senza scopo di lucro", e quindi non possono godere di facilitazioni fiscali per se', o raccogliere finanziamenti come le classiche Fondazioni. "Non e' un investimento, ma un regalo al pubblico, alla cultura e alla comunita' attorno a Cold Spring", mi ha detto il direttore esecutivo Vittorio Calabrese, irpino trentenne con diploma alla Bocconi e master in management artistico e storia dell'arte alla Christie. Calabrese vive tra Brooklyn (New York) e qui, ed e' alla guida del team di una decina di giovani che gestiscono il Magazzino per conto dei fondatori. "Non si paga il biglietto, pero' le visite vanno prenotate in anticipo, sia da privati sia da istituzioni. Abbiamo gia' avuto richieste da tante scuole". Tutte le opere sono di proprieta' della munifica coppia di mecenati facoltosi (lei dagli affari immobiliari, lui dal management). La collezione e' un work in progress: ci saranno acquisizioni di nuovi lavori nel filone dell'arte povera e contemporanea, con un ponte anche verso artisti locali, ma anche prestiti ad eventuali musei interessati. Il Magazzino ospitera' una biblioteca con oltre 5000 pubblicazioni sull'arte italiana, e ha l'ambizione di diventare un punto di riferimento per gli studiosi, i professionisti del settore e gli studenti. Il movimento dell' Arte Povera non e' conosciuto negli Stati Uniti come dovrebbe e "l'occasione del Magazzino come vetrina di opere e idee innovative e' eccezionale per fare promozione dei giovani artisti e della moderna cultura italiana", mi ha detto il console generale di New York, Francesco Genuardi, durante l'inaugurazione del 24 giugno. L'esposizione attuale e' una galleria di opere mai presentate al pubblico degli americani, create negli ultimi quattro decenni e firmate dai autori di spicco dell'Arte Povera. Tra gli altri (con il nome di un'opera significativa tra parentesi), si distinguono Giovanni Anselmo (Particolare), Alighiero Boetti (Manifesto), Pier Paolo Calzolari (Omaggio a Fontana), Luciano Fabro (Italia all'asta), Jannis Kounellis (Senza titolo, Atene), Mario Merz (Che fare?), Marisa Merz (Senza titolo 2004), Giulio Paolini (Sala d'attesa), Pino Pascali (Trofeo), Giuseppe Penone (Unghiate), Michelangelo Pistoletto (Stracci italiani), Gilberto Zorio (Stella). Presenti al Magazzino anche tre autori dell'ultima nidiata di creativi: Remo Salvadori (classe 1947, Lente liquida), Marco Bagnoli (classe 1949, Le stelle ruotano al Polo) e Domenico Bianchi ( classe 1955, Nerazzurra). Una gradevole peculiariata' del Magazzino e' la sua architettura. "Selezionando il direttore dei lavori per la ristrutturazione del vecchio fabbricato, con il raddoppio dell'area espositiva a quasi 1700 metri quadri, eravamo stati chiarissimi con i candidati: vogliamo un progetto di sede che non diventi essa stessa 'arte', in competizione cioe' con le opere che devono essere le sole protagoniste in scena", mi ha detto Spanu durante il tour. Miguel Quinzmondo, spagnolo, laureato in architettura a Madrid, ha vinto la commessa ed esaudito con diligenza il mandato. Il Magazzino e' un contenitore geometrico bianco, con "prese di luce" funzionali che garantiscono una fruizione piena e spettacolare di sculture e quadri, integrati su misura salone per salone quasi fossero sempre stati li', nel loro ambiente. Il giro nel Magazzino e' una bella esperienza, che diventa superba se si ha la fortuna del tempo. La mia visita ha goduto dell'azzurro del cielo sopra e dentro la geometria immacolata della forma architettonica, in una giornata di luminosita' mediterranea dopo la notte di caldo umido ripulita dalla pioggia dell'alba. Da Manhattan (Grand Central o Harlem 125esima) ci si mette un'ora circa alla stazione, dove attende la navetta. Ma la ferrovia corre sempre lungo il fiume e cio' "regala" panorami perfetti, da 'pittori americani dell'Hudson'. Poi, nel verde della campagna di Cold Spring, c'e' l'immersione in questa enclave di storia trascurata della creativita' artistica italiana, e il bilancio dell'intera giornata si fa doppiamente positivo: turismo fuori porta e orgoglio nazionale. di Glauco Maggi

Dai blog