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La verità su Comey? L'ex capo dell'Fbi ha voluto vendicarsi. E per Trump, ora, sono guai

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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L'ex direttore dell'FBI James Comey aveva fornito in anteprima ieri, mercoledi', il testo letto oggi durante la attesa deposizione in Senato. Alla fine degli scambi di oggi tra i senatori e l'ex direttore dell'FBI gli avvocati di Trump hanno concluso che per il presidente e' andata molto bene. "Contrariamente a quanto scritto in numerosi articoli prima dell'audizione, Comey ha finalmente confermato pubblicamente cio' che ha ripetutamente detto al presidente in privato: il presidente non era sotto indagine come parte di qualsiasi prova nell'interferenza russa. Comey ha anche ammesso che non un singolo voto e' stato cambiato come risultato di qualsivoglia interferenza russa". Il presidente, hanno concluso gli avvocati, "si e' sentito completamente vendicato dalla testimonianza". Comey, da parte sua, ha pero' accusato Trump di aver diffamato lui, e l'FBI, affermando che l'agenzia era nel caos. "Sono bugie, pure e semplici", ha detto. E quanto all'infiltrazione della Russia nelle elezioni americani Comey non ha dubbi: ci sono state, fin dal 2015, ma "ho fiducia che non un solo voto sia stato alterato". Quindi: le elezioni non sono state toccate, l'indagine su Russiagate sta procedendo da un anno e oltre senza pressioni indebite governative, e Trump non e' sotto inchiesta dell'FBI. Pero' Trump ha offeso la sensibilita' del direttore dell'FBI, che pure con la vicenda Clinton aveva messo tutti d'accordo, repubblicani prima e democratici dopo, che l'agenzia federale fosse in effetti in mano a incapaci pasticcioni: prima assolvendo Hillary e poi danneggiandola con la notizia della riapertura dell'inchiesta a due settimane dal voto, e poi riassolvendola ancora due giorni prima dell'8 novembre. Se non e' caos questo... Quello di Trump era stato un giudizio politico, non una menzogna, come ha invece accusato Comey e come hanno diligentemente copiato la CNN, il New York Times e tutti i giornali affiliati spiritualmente. Ma e' sempre cosi' per i liberal: loro mentono davvero, fattualmente, come Obama e Hillary su Bengazi (inventando il corteo di piazza al posto di Al Qaeda). Pero' accusano i repubblicani di mentire solo se hanno idee diverse, o se fanno errori perche' male instradati dai servizi segreti, come Bush che ando' in guerra in Iraq sulla base dei rapporti sbagliati dei servizi segreti USA, inglesi e francesi. Per i media e la sinitra, pero', "Bush menti' ". La verita' e' che Comey e' stato licenziato e ha voluto vendicarsi. Credeva di essere un Edgar Hoover reincarnato, capace di stare direttore a vita minacciando di ricattare i presidenti raccogliendo dossier su tutti. Ha invece trovato uno che e' tanto fuori dai giochi di Washington (lo dimostra ogni giorno con i suoi comportamenti, anche quelli gratuitamente autolesionistici) che lo ha cacciato senza cautele. Non e' detto come andra' a finire per Trump ora che Russiagate e addentellati sono sotto inchiesta dello speciale procuratore Bob Mueller. Di sicuro c'e' che Comey – dopo la gestione del caso Hillary e dopo l'umiliazione avuta da Trump con il licenziamento -, una reputazione l'ha distrutta, la propria. di Glauco Maggi

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