Clima, quello che non vi vogliono raccontare sulla decisione di Donald Trump
La decisione di Trump di ritirare gli Stati Uniti da Parigi, e contemporaneamente l'annuncio che potrebbero rientarci ad altre condizioni, rinegoziando il trattato affinche' sia piu' favorevole agli interessi USA e' la "dottrina Trump" nella sua quintessenza. Ricalca la mossa di minacciare l'uscita dalla NAFTA (con Canada e Messico) per riaprire le discussioni sui termini dell'accordo commerciale firmato da Bill Clinton, come la decisione di abbandonare il Trattato con i 12 paesi del Pacifico che era in dirittura d'arrivo, sempre con la motivazione che l'America puo' fare di meglio e di piu' nella tutela dei propri interessi. Idem per l'ordine esecutivo di dare il via libera alla costruzione delle "autostrade dell'energia" che erano state congelate da Obama, la Dakota Access e la canadese Keystone Pipeline. E poi ci sono le disposizioni perche' milioni di acri di terra nel Far West ritornino ad essere nella disponibilita' dei proprietari terrieri che ne possano fare un miglior uso imprenditoriale, e non lasciati "selvaggi", e difficili e costosi da gestire dallo Stato, in omaggio a una mitica preservazione della natura dall' "ingiuria dell'uomo". E ancora la cancellazione dei divieti a sfruttare le riserve di petrolio in Alaska e altrove. La dottrina di Trump poggia su due principi di base. Mettere America First, "prima gli americani", perche', come ha detto annunciando il ritiro dal patto dell'energia, "sono stato eletto per proteggere Pittsburgh (in Pennsylania, stato ricco di miniere di carbone, fracking e acciaierie NDR) e non Parigi". E confidare nell'ingegno dell'uomo. Se siamo arrivati sin qui, e se e' vero che le scoperte dell'energia sempre piu' pulita ci hanno fatto progredire dalla totale contaminazione dell'acqua dei fiumi durante la rivoluzione industriale inglese alla (tendenziale) eliminazione dello smog a Londra, lo dobbiamo all'uomo. Che e' il protagonista delle tecnologie innovative e una forza positiva assoluta se lasciata libera di creare imprese, posti di lavoro e ricchezza in un sistema di capitalismo democratico. Quello in cui le persone sono responsabilizzate e non "carne elettorale da welfare", come sotto Obama che ha portato i percipienti di "buoni pasto" e di "disabili" ad oltre 50 milioni complessivi, un record di abusi. Questo e' il senso del recente budget di Trump, che seriamente affronta il problema del debito federale tagliando le spese pubbliche clientelari, ma aumentando l'impegno finanziario verso la Difesa e i Veterani: "Taxpayers First", Prima i Contribuenti, cosi' ha sintetizzato l'approccio trumpiano al governo dell'economia il direttore del Bilancio della Casa Bianca. C'e' un'altra chiave di lettura per interpretare l'uscita da Parigi, ed e' come Trump interpreta la posizione degli USA nel mondo. Anche per lui, nel solco della tradizione americana che Obama aveva violato con il suo "globalismo" e la sottomissione agli organismi internazionali, l'Onu "ha un grande potenziale", ma solo se riga diritto. Vedi gli annunci della ambasciatrice USA Nikki Haley di verifica dei piani e delle spese delle forze di peacekeeping, totalmente fuori controllo. Le amministrazioni americane non si sono mai arrese, prima di Obama, ad una adesione acritica agli organismi internazionali, dalla Corte di Giustizia all'Unesco, fino al Trattato di Kyoto, che mai era stato ratificato. C'e' una grande ipocrisia in chi vede Trump come il solo "retrogrado e antiscientifico" americano perche' si oppone a "questo" Trattato di Parigi. C'e' una ragione perche' Obama non ha mai chiesto al Senato di ratificare ne' Kyoto, ne' l'ultima sua "creatura parigina" firmata quasi in extremis a fine 2015. E' perche' la Costituzione, in ossequio alle ragioni dell'indipendenza americana, richiede i due terzi dei senatori per approvare un patto internazionale cogente. Peraltro, Parigi e' tutto meno che cogente. Per 5 anni la Cina e gli altri maggiori emergenti che emettono carbonio aumenteranno le loro miniere di carbone, e se va bene, forse, "volontariamente", ridurranno le emissioni di anidride carbonica dal 2030 o giu' di li'. Quindi il ritiro degli USA non avra' riflessi concreti tangibili, se non quello che i contribuenti americani non dovranno partecipare alla "redistribuzione globale" di ricchezza prevista negli obblighi di copertura finanziaria del trattato, particolarmente gravosi per gli USA. Lo scontro di filosofie che i media del mainstream non raccontano e' il seguente. Da una parte gli Americani non hanno vergogna di fare il loro interesse economico, ma nel contempo sanno di avere una responsabilita' di leadership globale nella difesa della liberta' e pagano il 3,6% del loro budget per l'esercito. Dall'altra i governanti dei paesi "illuminati" dell'Europa e quelli "liberticidi" per niente 'illuminati" hanno trovato un piano di intesa comune, Kyoto prima e Parigi ora, che li rende "nobili" e "moralmente superiori" senza impegnarli sostanzialmente ad alcun sacrificio reale di cui possano pagare conseguenze politiche. Anzi, "salvare il pianeta" e' uno slogan "milleusi", irresistibile per le opinioni pubbliche votate alla religione piu' buonista. Macron e Merkel, Xi e Maduro, Castro e Gentiloni, il papa e il leader turco Erdogan, tutti uniti contro Trump. Non e' un'ammucchiata piu che sospetta? di Glauco Maggi