Cerca
Cerca
+

Afridi e Nakoula, la doppia vergogna di Obama

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
Barack Obama Foto: Barack Obama
  • a
  • a
  • a

  di Glauco Maggi Che cosa hanno da spartire il serio medico pakistano Shakil Afridi e il cineasta di quart'ordine americano Nakoula Besseley Nakoula? Intanto che sono tutti e due in galera nei rispettivi paesi, il Pakistan e gli Stati Uniti. Ma ciò che li accomuna veramente è che sono due facce della stessa vergognosa condotta di Obama di fronte alla questione “islamica”, come dimostrano le loro storie.  Shakil Afridi aveva lavorato con la Cia nel condurre un programma di vaccinazioni nella zona di Abbottabad, e grazie al DNA estratto a dei parenti di Osama Bin Laden scoprì che il superterrorista viveva nell'area e aiutò gli agenti Usa a individuare dove. L'avrà fatto per i milioni della taglia, ma tanto di cappello al dottor Afridi. Chiunque si aspetterebbe che un personaggio del genere, fatta la missione, venisse non solo ringraziato ma protetto. Possibilmente trasferito in Oklahoma o Nuovo Messico, con qualche correzione al profilo e il regalo di un bel passaporto con un nome nuovo, e di un posto al locale ospedale di circolo. Si sapeva come sono quelli di Al Qaeda, per vendicare la fine del capo si sarebbero fatti in quattro. E si sapeva anche che, perché potessero  arrivare sani ad Osama, i Navy Seals avevano agito di nascosto dalle autorità civili e militari del posto. Il regime pakistano aveva avuto in casa sua Osama per anni, sacrosanto non fidarsi di loro preannunciando il raid. La protezione del dottore doveva dunque essere il primo pensiero di Panetta, allora capo della Cia, della Hillary al dipartimento di Stato, e di Obama, che ad Afridi doveva la gratitudine massima, essendo il personaggio chiave che gli aveva regalato nel maggio di due anni fa l'immediato rimbalzo di 7 o 8 punti nell'indice di popolarità, e che ancora oggi resta chi gli ha permesso l'operazione più brillante per cui passerà alla storia. E invece, niente. Abbandonato al suo destino, Afridi è finito male. Non per mano dei terroristi orfani, ma del governo “alleato” pakistano. Arrestato quasi subito, da oltre un anno è in galera, con una condanna ancora da scontare di 32 anni. Come azione di politica delle relazioni  e delle alleanze per far vedere al mondo che ci si può fidare dell'America non c'è male. La Casa Bianca non ha fatto ancora nulla per tirarlo fuori da allora, al punto che Obama subisce l'umiliazione di vedere due privati, l'attrice Kira Reed Lorsch e suo marito Robert Lorsch, businessman e filantropo, intervenire in sua vece. Hanno creato in febbraio il sito Free.Afridi.com e messo una pubblicità a pagamento sulla rivista Military Times, letta dalle famiglie dei soldati, per chiedere il suo rilascio. Obama, malgrado gli Usa finanzino il governo di Islamabad, non ha fatto le giuste pressioni e ha abbandonato un amico concreto dell'America. Nakoula dell'America è cittadino, e producendo un filmato (squallido, indifendibile sul piano dei contenuti, offensivo) che non è andato oltre youtube, ha esercitato la libertà di espressione garantita dalla Costituzione Usa. E' vero che il film è stato utilizzato dai dimostranti islamici estremisti al Cairo per inscenare una protesta fuori dall'ambasciata americana. Ma poi è stato più utile a Obama e Hillary, che hanno “inventato” una protesta inesistente a Bengazi e l'hanno attribuita al filmato di Nakoula. Riporta Rich Lowry sul New York Post che Charles Woods, il padre di un Navy Seal ucciso a Bengazi, ha raccontato che il segretario di Stato Clinton gli ha detto, alla cerimonia per il rientro delle spoglie di suo figlio alla Base Aerea Andrews, “Stai sicuro che quell'individuo che ha fatto quel film sarà arrestato e punito”. Che fegato, la Hillary: mentire al padre di un soldato ucciso dai terroristi a Bengazi promettendo la punizione di un cineasta che con Bengazi non aveva nulla a che vedere. E che spudoratezza il governo di Barack Hussein Obama: ha scatenato le forze di polizia per individuare il regista (aveva usato uno pseudonimo per il video), interrogarlo a notte fonda e sbatterlo in cella, e condannato poi a un anno per aver bestemmiato il dio sbagliato, oggi, negli Usa. Avesse coperto di feci la madonna o Gesù, come aveva fatto un “artista” nell'opera esposta al Museo di Brooklyn qualche anno fa, non sarebbe stato processato. Anzi, incensato per la creatività che non può essere censurata.  Obama deve vergognarsi. Due volte.  twitter: @glaucomaggi  

Dai blog