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America-Europa, Nato e ambienteLe tre colossali balle su Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Angela Merkel pensa che cavalcare l'antitrumpismo le sia utile per vincere le elezioni in Germania e probabilmente ha ragione, perche' deve battere la concorrenza del socialdemocratico che sicuramente e' piu' antiamericano di lei. La sparata che le ha fatto guadagnare la copertina del New York Times, e a cascata i titoloni delle testate e dei TG internazionali del mainstream, italiani in prima fila, e' che “adesso ho imparato che l'Europa deve fare da se'”. Il riferimento, implicito ma chiarissimo, e' che Trump ha creato un muro nei rapporti tra gli alleati occidentali, segnatamente tra Washington e l'Europa, che prima non esisteva. E' una bufala, ma tutto quanto di negativo un politico, se crede di averne la convenienza, dice oggi contro il presidente americano non va dimostrato. Basta la parola. Anche se la Storia, ossia la realta', se fosse consultata direbbe ben altro. Ecco tre esempi. 1=L'idillio tra l'Europa e l'America? Intanto, ora parliamo di un'Europa mutilata, dopo la Brexit che ne ha impoverito il peso economico e politico. Quindi il vecchio continente starebbe meglio se facesse un esame di autocoscienza su come non disgregarsi al suo interno, a partire da politiche efficaci di crescita economica e di risposta all'immigrazione incontrollata e all'infiltrazione terroristica. E quanto alla Merkel, non e' la stessa Merkel che s'infurio' con Obama per essere stata personalmente spiata dalla NSA dell' alleato americano? Allora, e non sono 20 anni fa ma meno di due, volarono insulti teutonici male assorbiti da imbarazzi del governo USA. Era il luglio 2015 e Angela accuso' Barack di usare metodi da Stasi, la polizia segreta della Germania orientale. Che amiconi, allora! Ma sarebbe Donald, il cattivone, che ha rotto ora l'incantesimo. E come non ricordare il Bush dell'Iraq? Forse che nel 2003, e anni a seguire, Germania e Francia, e il Vaticano, non erano agli antipodi dell'America? (A proposito, Trump era contro la guerra a Saddam.) 2=La Nato scaricata da Donald? Abbiamo raccontato la storia vera nel precedente articolo, ma il New York Times la risbatte in prima pagina, quindi dobbiamo ripeterci: Trump ha inaugurato solennemente il Monumento all'Articolo 5 nella sede centrale di Bruxelles della Nato, dopo che il segretario di Stato Tillerson e il ministro della Difesa Mattis avevano detto e ripetuto in occasioni precedenti ufficiali che gli USA sono convinti dell'impegno al 100% nella Nato. Solo che Trump ha il vizietto dei soldi e della difesa dei suoi interessi, che ora sono quelli della America Spa. Quindi insiste nel pretendere che i 23 (su 28) Stati membri della Nato che non investono il 2% nella (propria) Difesa lo facciano in fretta, come da accordi sottoscritti da tutti nel 2006. Obama ha lasciato perdere per 8 anni, e i leader che sono - a parole – ultra' nella difesa della santita' della Nato si sentono offesi, e abbandonati, dall'America che ricorda loro che fanno i furbi, e non pagano il dovuto. Ecco che cosa “brucia” ai governanti inadempienti, tedeschi francesi italiani spagnoli belgi eccetera: avere un rompiscatole che dice la verita'. Che bello quando l'America di Obama pagava per la Nato e taceva: “allora si' che eravamo belli uniti!”, dicono gli anti Trump europei. 3= Global Warming, che oggi si chiama Cambiamenti Climatici, e' l'altro argomento di attacco a Trump. Ma gli USA, che firmarono con Clinton nel 1998 il Tratto di Kyoto, si erano sempre rifiutati di ratificarlo : una risoluzione del Senato, passata per 95 a zero nel 1997, disse che per lo sviluppo economico del paese non si doveva penalizzare il comparto dell'energia, dal carbone al petrolio, e pose le basi perche' Kyoto non fosse nemmeno mai messo ai voti. Gli USA sono da sempre fuori da Kyoto, perche' ne' sotto Bush ne' sotto Obama il senato, cioe' il paese, ha accettato di sacrificare la crescita economica sull'altare di una scienza che non ha unanime consenso, tra gli esperti, sulle responsabilita' dell'uomo, e di quelle del sole e degli oceani, nel trend delle variazioni climatiche. Soprattutto in un mondo i cui Cina, India, Russia e paesi emergenti non sono disposti a rallentare il loro sviluppo, vanificando o quasi le azioni dei paesi piu' virtuosi. Il predecessore di Trump ha impegnato l'America nel Trattato di Parigi, e ora sta a Donald decidere se stare dentro o uscire. Si sa che nella Casa Bianca, come nel GOP, ci sono voci “aperte” a rimanere in qualche modo nel Trattato, e in settimana il presidente sciogliera' il dubbio. Per gli anti Trump sarebbe una delusione se lui optasse per il “non ritiro”, perche' bollarlo da infedele della religione del clima e' uno slogan facile e di grande presa a sinistra. Trump sta cercando una soluzione che metta d'accordo l'interesse dei lavoratori e dell'economia USA con il rispetto dell'ambiente, a cui ha sempre detto di tenere molto. Potrebbe escogitare una terza via, con una qualche modifica ai termini dell'intesa di Parigi. Naturalmente, qualsiasi riforma proposta da lui, in caso restasse dentro, sarebbe bocciata come negazione della scienza e affronto all'Europa e al mondo. di Glauco Maggi

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