Trump pronto a incontrare Kim Jong-Un. La mossa che distruggerebbe i dem
Donald Trump e Kim Jong Un, ovvero l'incontro del secolo. Il faccia a faccia era impensabile fino a ieri, quando e' diventato una concreta possibilita' nell'intervista che il presidente americano ha dato nella Stanza Ovale a Bloomberg News. “Se fosse una mossa appropriata per me incontrarmi con lui, la farei assolutamente. Sarei onorato di farla, se fosse, va da se', sotto le giuste circostanze”, ha detto il presidente americano. Nessun suo predecessore ha mai incontrato ne' il nonno di Kim, il fondatore del regime, ne' il padre, che si sono succeduti al potere a Pyongyang dallo scoppio della guerra di Corea, tecnicamente ancora in essere. Lo status quo che regola da oltre mezzo secolo le relazioni tra la Corea del Nord comunista e la Corea del Sud filo-occidentale, separate da una zona demilitarizzata al confine, e' infatti definito ancora oggi “armistizio” e non “pace”. “La maggior parte dei politici non direbbe mai questa cosa”, ha ripetuto Trump a proposito della sua volonta' di vedere Kim di persona, “ma confermo che alle giuste condizioni lo incontrerei. ”. Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, dopo l'intervista di Bloomberg a Trump, ha chiarito che “ovviamente adesso non ci sono le circostanze giuste, dobbiamo prima vedere che ha cessato il suo comportamento provocatorio”. In una precedente intervista alla NBC, Trump aveva definito Kim “un tipo sveglio”. “E' sano? Non ho idea”, aveva risposto Trump all'intervistatore che gli aveva chiesto un giudizio sull'equilibrio mentale del leader nordcoreano. “Posso aggiungere questo, anche se a tanta gente non piace dirlo: lui era un giovane di 26 o 27 anni quando ha preso il potere da suo padre, alla sua morte. Ovviamente aveva da trattare con gente molto tosta, in particolare i generali e altri. E a un'eta' molto giovane era stato capace di assumere il potere… E' un tipo piuttosto sveglio”. Gli Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche con la Corea del Nord, e per i contatti si servono della mediazione dell'ambasciata svedese a Pyongyang. La settimana scorsa, il segretario di Stato Rex Tillerson aveva dichiarato che gli USA avrebbero intavolato trattative con il governo di Kim solo se ci fossero stati prima credibili passi verso la rinuncia a sviluppare armi nucleari e missili balistici. Nell'ultimo mese, la Corea del Nord ha effettuato due esperimenti di lancio di razzi a lunga gittata, entrambi falliti dopo pochi secondi, e qualcuno ha attribuito i due fiaschi a un'azione di hackeraggio dei servizi segreti USA. La Corea del Nord e' diventata la minaccia piu' urgente per la sicurezza nazionale, perche' Kim ha continuato a sviluppare il suo arsenale nucleare e gli analisti militari internazionali sono convinti che Pyongyang sara' in grado di dotarsi di un missile di lunghissima gittata con testata nucleare in grado di raggiungere la costa occidentale USA entro il 2020, l'ultimo anno del primo mandato di Trump. Per prepararsi al peggio, la Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno intanto completato la messa in opera del sistema di difesa anti-missile d'ultima generazione, che ora e' tecnicamente pronto per l'azione. In riferimento alla “disponibilita' “ di Trump a discutere con la Corea del Nord, il portavoce del ministero degli esteri di Seoul Cho June-hyuck ha confermato che “la porta del diaologo e' aperta” se Pyongyang decide di andare nella “giusta direzione” della denuclearizzazione. Dalla Cina, il ministero degli esteri di Pechino ha chiesto alla Corea del Nord e agli Stati Uniti di mostrare buona fede, ribadendo che i colloqui sono la opzione migliore per sciogliere le tensioni. Un altro repubblicano, Richard Nixon, era passato alla storia per aver rotto il ghiaccio con Pechino, avviando un rapporto che ha cambiato il mondo dopo decenni di isolamento del gigante comunista, che aveva un potenziale economico immenso, come ha poi dimostrato. La Corea del Nord e' una realta' economicamente marginale, ma militarmente e' una polveriera, e i suoi leader hanno finora gabbato l'America di tre presidenti, Bill Clinton, George Bush e Barack Obama. Trump punta a fare breccia nel muro di Pyongyang, per bloccare sul serio la sua corsa al disastro atomico. Le sta provando tutte, dalla minaccia dei sottomarini nucleari ai piani segreti di mandare i Navy Seals, dal coinvolgimento del presidente Xi nella partita alla disponibilita' diretta ad incontrarlo. Riuscira' o non riuscira'? Evidentemente non dipende solo da lui. Cio' che e' ridicolo sono le reazioni degli avversari di Trump: lo hanno bastonato per mesi accusandolo da pazzo che scatenava la guerra mondiale, ed ora lo criticano perche' ha detto che sarebbe disposto ad un faccia a faccia finalizzato alla pace e al disarmo della Corea del Nord. “Il solo atto del presidente americano di avere un meeting con qualcuno come Kim Jong Un manda un segnale incredibilmente potente al mondo”, ha scritto il commentatore politico del Washington Post Chris Cillizza. “E' strano che qualcuno tanto conscio della sua immagine non lo capisca. O che creda cosi' profondamente nella sua abilita' di convincere tipi come Kim dall'accettare di stare fianco a fianco con lui”. Trump, per i liberal, sbaglia sempre: non va bene se minaccia la guerra, non va bene se offre un dialogo diretto ai nemici a rischio. Per loro andava meglio Obama, che ha dato il nucleare all'Iran (piu' 100 miliardi) e permesso alla Corea del Nord di arrivare a questo punto cruciale guardando dall'altra parte. di Glauco Maggi