Il sangue dei siriani anti-Assad fa notizia,quello dei venezuelani anti-Maduro no
“Il mondo democratico deve ergersi a supporto dei giovani uomini e donne in Venezuela che stanno rischiando le loro vite per la liberta' e la democrazia respingendo la dittatura di Nicolas Maduro”. Il comunicato e' della Human Rights Foundation (Fondazione per i diritti umani), che ha condannato le uccisioni per mano delle forze di polizia dei dimostranti di Caracas e di altre citta'. E' difficile stabilire il numero esatto delle vittime della repressione, ma la CNN ne ha contate 22 nelle ultime settimane, di cui 12 nella sola giornata di ieri. E' dal 2015, quando le elezioni hanno dato una netta maggioranza alle opposizioni, che il regime chavista ha imboccato la strada senza ritorno della dittatura, espropriando di fatto dei suoi poteri il parlamento grazie alle direttive della Corte Suprema fantoccio, dove siedono solo giudici nominati dall'erede di Hugo Chavez. L'ultima sopraffazione e' stato il verdetto del tribunale che impedisce al principale oppositore di Maduro, Henrique Capriles, di prendere parte alle elezioni, se mai se ne terranno ancora, per 14 anni. Altri leader dei partiti antigovernativi sono gia' nelle galere, dove i prigionieri politici si contano a centinaia. Per il weekend e' in programma “la madre di tutte le proteste”, con milioni di manifestanti che scenderanno nelle strade per chiedere elezioni subito, e la cacciata di Maduro. Il “caso Venezuela” continua pero' a fare fatica a trovare un grande spazio nelle prime pagine della stampa internazionale, il che darebbe una spallata decisiva al regime antidemocratico. E l'ovvio motivo e' la riluttanza dei media mainstream a “infrangere un sogno”, il socialismo. Anche dopo le prove irrefutabili di sistema disumano che ha dato dalla Russia sovietica in poi – blocco dell'Europa orientale, Cina, Cuba, Cambogia, Vietnam, Corea del Nord – il comunismo conserva un fascino che seduce tanti intellettuali occidentali al calduccio sicuro delle loro facolta', delle loro redazioni, dei loro circoli culturali e letterari. L'idea del collettivismo e dell'eguaglianza redistributiva resta ottima, pensano le anime belle, solo che e' male applicata. Malgrado i gulag e le prigioni politiche sempre zeppe nei ‘'paradisi rossi”, e testimonial del calibro di Kim un-Jong a rappresentare il “marxismo realizzato”, non assistiamo a manifestazioni di piazza in solidarieta' per i “resistenti” contro Maduro. La “resistenza” che scalda i cuori nelle citta' liberal del mondo, dai Democratici di New York e Washington ai militanti di sinistra di Roma o Parigi, e' la ‘resistenza' contro Trump e il trumpismo. Per una condanna mediatica di massa del regime di Maduro non basta il sangue versato finora, e tantomeno i tragici “traguardi” che ha gia' tagliato. L'inflazione del paese, pur straricco di petrolio, e' oltre il 400%, e non ci sono soldi per pagare gli stampatori esteri di banconote che devono essere ‘aggiornate' costantemente per tenere il passo del costo della vita. Il PIL e' in rosso a due cifre. La criminalita' e' alle stelle, con omicidi e saccheggi a livelli record. In media, i venezuelani hanno perso 10 chili l'uno per mancanza di cibo, e le cronache dicono che molti cittadini non riescono ad andare ai cortei di protesta perche' sono deboli. O sono malati e non trovano le medicine. La produzione di auto di tutti i costruttori e' calata dell'84% dal 2015 al 2016, ed e' notizia di ieri che la fabbrica della General Motors e' stata sequestrata, con la ditta USA che ha chiuso le operazioni nel paese e licenziato i 2700 dipendenti. Chi ha fatto finora irresponsabile tifo per Chavez e Maduro deve chiedere scusa, pregando perche' il popolo venezuelano possa uscire presto dall'incubo rosso. di Glauco Maggi