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Le mosse in politica estera paganoTrump risale al 50% di consensi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il risveglio alla realta' del Trump presidente, per i Democratici, e' stato finora un processo lentissimo e sgradevole, ma oggi il primo sondaggio che ha segnalato che Donald e' risalito al 50% di giudizi favorevoli e' stato una vera doccia fredda. Dopo la notte del voto, i liberal piu' choccati avevano trovato sollievo in farneticazioni senza fondamento, come l'illusione dell'impeachment imminente e inevitabile, ma anche in obiettivi passi falsi della neo-amministrazione ancora in fasce. C'era stata la figuraccia della bocciatura da parte dei giudici del primo bando all'ingresso dei cittadini di sei paesi musulmani. Poi, riscritto il testo per correggere gli strafalcioni legali del primo ordine esecutivo, il governo ha subito uno stop giudiziario ancora piu' grave nel suo secondo tentativo. Intanto in Congresso, terzo fiasco, il partito repubblicano non e' stato capace di far passare in fretta la cancellazione e il rimpiazzo di Obamacare, perche' la trentina dei duri&puri del Freedom Caucus hanno fatto mancare i loro voti. Lo Speaker della Camera Paul Ryan ha ritirato la proposta del GOP per non andare ignominiosamente sotto (pur avendo 247 deputati contro i 188 DEM), e l'immagine che ne uscita e' stata quella di un partito che aveva fatto bene l'opposizione ma che non sa governare. Obiettivamente, era un bel vedere per i Democratici, anche perche' autogol dopo autogol l'indice di popolarita' di Trump si e' inabissato sotto il 35%, livello imbarazzante da raggiungere nei primi 100 giorni, quando i presidenti godono di solito della luna di miele post inaugurazione. A Trump piace vincere, e il gossip attribuisce a questa partenza piu' che impacciata e perdente le voci del disamore crescente del presidente per Steve Bannon, il capo delle strategie. “Nazionalista economico”, come si autodefinisce, e coccolato come e' dagli estremisti populisti, Bannon non e' stato capace di preparare un bando efficace contro le infiltrazioni dei potenziali terroristi, e neppure di farsi ubbidire dai deputati piu' populisti e nazionalisti. Se il futuro dello “stratega” della Casa Bianca e' incerto, anche per i DEM il brutto era pero' in agguato. La Borsa ha applaudito Trump dall'inizio, e la fiducia dei consumatori e' rimasta comunque sempre elevata nell'attesa dell'attuazione del programma trumpiano (oltre al tentativo-bis per cambiare Obamacare, in elaborazione ci sono le misure per la deregolamentazione e per i tagli delle tasse per famiglie e corporation). Poi e' arrivato lo psicodramma ostruzionista dei DEM in Senato, con la conferma finale del giudice Neil Gorsuch alla Corte Suprema con il 100% dei 52 senatori del GOP e 2 DEM. E' stata la prima batosta per Chuck Schumer e Nancy Pelosi, i capi delle minoranza DEM in parlamento, e il primo successo di Trump. Poi, ed e' la cronaca riportata in TV e nelle prime pagine dei giornali in tutto il mondo da un paio di settimane, ci sono state le azioni del comandante in capo Trump che ha fatto il contrario di Obama: lo scontro frontale con Putin con i 59 missili sulla Siria; la madre di tutte le bombe in Afghanistan contro l'ISIS; e lo scoppio della crisi nordcoreana, in cui Trump ha mostrato, tra l'altro, di saper fare pressioni sulla Cina come nessun altro presidente USA finora. Il decisionismo nelle azioni militari che hanno avuto l'approvazione di larga parte della opinione pubblica internazionale e americana, e l'idea che gli USA siano tornati al centro del ring mondiale tenendo a bada Assad, Putin e il tiranno nordcoreano, stanno avendo un effetto positivo nei sondaggi, bruciando i tempi del recupero. Il sondaggio citato sopra, con 50% di approvazione del lavoro svolto dal presidente e il 50% di disapprovazione, e' di Rasmussen, che aveva azzeccato la vittoria di novembre insieme al solo Los Angeles Times. Il 30% (su 50%) approva “fortemente” Trump e il 39% (su 50%) lo disapprova “fortemente”, il che mostra che il paese e' ancora estremamente polarizzato, con 4 americani su 10 che non saranno facilmente convinti a cambiare idea su Trump. D'altra parte, se si osservano i precedenti sondaggi di aprile, si nota che l'attuale 50% negativo rilevata da Rasmussen rappresenta piu' o meno la stessa quota di critici di Trump emersa fin qui. Per Gallup 53 contrari a Trump (contro 41 a favore), per Marist 49 contrari (39 a favore), per Economist/YouGov 52 contrari (43 a favore), per CBS News 49 contrari (43 a favore), per CNBC 48 contrari (con 39 a favore), per Reuters/Ipsos 50 contrari (46 a favore). La media RCP dell'ultimo mese e' di 51 contrari e 42 favorevoli a Trump. Sapra' Trump farsi apprezzare dalla meta' del paese che lo giudica negativamente? Ha margini di miglioramento nel recupero del 6-10% medio di “indecisi” attuali, che tendono a non esprimersi nei sondaggi, ma solo se sapra' ottenere importanti successi in politica economica e domestica (immigrazione e ordine pubblico) nel corso del 2017. Con Rasmussen gli e' gia' riuscito di colmare il gap sfruttando un piglio in politica estera che Obama non aveva. di Glauco Maggi

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