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Non ditelo ai liberal radical chic: un commento pro-Trump ha vinto il premio Pulitzer

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il premio Pulitzer per la sezione “commenti” assegnato lunedi' 10 aprile a Peggy Noonan, columnist del Wall Street Journal, per il suo commento del 27 febbraio 2016 (“Trump and the rise of the Unprotected”, “Trump e l'ascesa dei non protetti”) non e' solo un meritatissimo riconoscimento della sua bravura giornalistica. E', di riflesso, la bocciatura della parte dominante della classe giornalistica, i cosiddetti ‘mainstream media', che del fenomeno “The Donald” non avevano capito niente, e si trastullavano nell'elitaria condanna del “buffone”, del “cialtrone”, dell' “impresentabile”, dell' “inadatto a fare il presidente”. Rileggere oggi quell'articolo (e qui sotto ne proponiamo ampi stralci) e' illuminante per capire quanto l' ‘intelligenzia liberal', 8 mesi e mezzo prima del voto, fosse isolata dalla realta' dell'America, quella definita con disprezzo “profonda, becera, imbarazzante” nei salotti di New York e San Francisco, e nei colleges che impediscono, con la violenza e le intimidazioni, agli oratori conservatori di tenere pubbliche conferenze. Le voci “non ortodosse” erano sparute, relegate in tv su Fox News e sui quotidiani, appunto, nelle pagine degli editoriali del WSJ . Il giusto credito va dunque dato alla giuria del Pulitzer che oggi ha scovato quell'analisi perspicace. Prenderla sul serio avrebbe messo in preallarme, tra gli altri, anche i sondaggisti, che andarono poi al “fiasco”  generale per non aver adeguato le vecchie metodologie delle rilevazioni alla rivoluzione emergente. Ma le parole di Noonan caddero nel vuoto, perche' non c'e' peggior sordo di chi non vuol sentire. Ecco i passaggi principali. “Siamo in un momento buffo. Quelli che fanno politica per vivere, e alcuni sono brillanti, sono in travaglio nel comprendere il fatto centrale delle primarie repubblicane, mentre la gente normale ha gia' assorbito cio' che e' successo e sta succedendo. Nella mia esperienza personale, qualsiasi tizio incontrato per strada, quando gli chiedi chi vincera', non solo lo sa ma ti guarda come se tu lo stessi prendendo in giro. Trump, dicono. In America, adesso, solo le persone normali sono capaci di vedere l'ovvio…. ….Ci sono i protetti e i non protetti. I protetti fanno le scelte politiche. I non protetti ci vivono dentro. E questi non protetti stanno cominciando a reagire, in modo potente. I protetti sono quelli  arrivati, quelli al sicuro, quelli di successo, quelli che hanno il potere o hanno l'accesso al potere. Costoro sono protetti da molte delle asprezze del mondo. Piu' precisamente, sono protetti dal mondo che hanno creato. Ripeto, fanno le politiche e le fanno da un bel po' di tempo. Potrei chiamarli le elites per caricare il tono retorico, ma restiamo pure ai ‘protetti'. Sono i personaggi nel governo, nella politica e nei media. Vivono in quartieri belli, quelli al sicuro. Le loro famiglie funzionano, i loro figli vanno nelle scuole buone. E hanno abbastanza denaro. Tutte queste cose tendono a isolarli, a fornire loro dei paracolpi. Alcuni di loro – a Washington i membri importanti delle agenzie di governo o del Congresso, a Bruxelles i personaggi in vista della Unione Europea – godono letteralmente della protezione del personale di scorta. Poiche' sono quelli protetti, hanno la sensazione di poter fare praticamente tutto quello che vogliono, imporre ogni realta'. Sono isolati da molte delle conseguenze delle loro stesse decisioni. Una questione che ovviamente crea forte agitazione negli Usa e nell'Europa occidentale e' l'immigrazione. E' la questione del momento, reale e concreta ma anche simbolica: e' la testimonianza della distanza tra il governo e i loro cittadini. Ed e', naturalmente, la questione che ha generato Donald Trump. La Gran Bretagna probabilmente lascera' la Unione Europea per questa questione. In verita' l'immigrazione e' uno dei fronti in quella battaglia, ma e' quello saliente a causa della crisi dei rifugiati europei e del fallimento della classe dei protetti nell'affrontarla realisticamente e in una maniera che offra sicurezza ai non protetti.” Post Scriptum: A proposito di analisi oggettivamente accurate, in questa occasione permettetemi di citare - con somma immodestia - qualche passaggio del mio articolo apparso su Libero il 16 febbraio 2016 (“Per chi vota l'operaio bianco”), a proposito delle primarie del GOP che erano in corso da un mese e che vedevano Trump in testa. L'articolo e' poi stato ripubblicato dopo le elezioni nel mio libro “Trump uno di noi” (dicembre 2016, editore Libero, prefazione di Vittorio Feltri). “Cio' che il cosiddetto establishment non ha ancora capito non e' tanto che agli elettori non piacciono le alternative a Donald – con il dogmatico Cruz che appare messo meglio degli altri perche' si e' ritagliato un corpo di fans su misura tra gli evangelici e i radicali costituzionalisti anti Washington e filo Tea Party. E' invece il fatto che Trump ha avuto l'intuizione, o l'accortezza, o ha fatto il giusto calcolo cinico, di puntare su un bacino piu' largo degli altri: la classe operaia bianca, che e' la meno colta, la piu' vessata dalle politiche economiche di Obama, la piu' chiusa contro l'immigrazione, la piu' protezionista e contraria ai patti commerciali di libero scambio con i paesi emergenti ‘che rubano posti di lavoro'. Ed oltre ad essere la piu' estesa e' la piu' reietta. Sara' anche la meno ‘conservatrice' da un punto di vista del rigore ideologico, ma e' quella che ha risposto al messaggio di Trump con entusiasmo sin dal primo comizio dalla Trump Tower di New York, e che continua a seguirlo”. I “non protetti” superbamente descritti dalla Noonan.   Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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