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Trump, Kim e la verità sulla Corea del Nord (rivelata da un nordcoreano)

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Un disertore nordcoreano di alto livello, Thae Yong Ho, ha detto ieri in un'intervista alla americana NBC da Seoul che il dittatore Kim Jong Un sta “disperatamente cercando di mantenere il suo potere basandosi sullo sviluppo di armi nucleari e di missili balistici intercontinentali (ICBM)” in grado di raggiungere gli Stati Uniti. “Kim e' un uomo capace di fare qualsiasi cosa al di la' della normale immaginazione”, ha aggiunto l'ex diplomatico comunista. Thae, fino a un anno fa viceambasciatore della Corea del Nord a Londra, ha disertato con moglie e figli e ora vive nella Corea del Sud. Nell'agosto scorso diede il pubblico annuncio del suo ‘cambio di campo' da Seoul e divenne il piu' alto disertore governativo da due decenni. Prima di lui, nel 1997, c'era stato il caso di Hwang Jang Yop, che aveva avuto la responsabilita' di redigere la “Juche” (“Autarchia”), l'ideologia di Stato che mischiava il marxismo con il piu' acceso nazionalismo ed era definita dal regime "originale, brillante e rivoluzionario contributo al pensiero nazionale e internazionale”. Hwang racconto' d'aver deciso di disertare dopo che i suoi due figli avevano cominciato a chiedergli perche' il Nord Corea non permetteva Internet e non aveva un normale sistema legale, e perche' i funzionari venivano giustiziati senza processo. Non ultimo i figli, che frequentavano scuole britanniche, si lamentavano per essere continuamente sbeffeggiati dai loro amici inglesi in quanto rappresentanti di un sistema simile. Oggi il gruppo di attivisti dei diritti umani Human Rights Watch definisce la nazione “una delle piu' repressive sulla Terra”. Enti internazionali calcolano che oltre 100mila persone sono attualmente detenute nei gulag nordcoreani, soggette a lavori forzati, torture ed esecuzioni, un trattamento che l'ONU ha definito “assolutamente simile alla Germania nazista”. Le famiglie sono smembrate dalla polizia segreta per crimini arbitrari come “ il fare del gossip sullo Stato”, strategia repressiva che e' rafforzata dal divieto all'uso di Internet e alla lettura della stampa estera per la quasi totalita' dei sudditi. Sempre piu' spesso e facilmente, malgrado queste eccezionali misure di censura, i nordcoreani riescono pero' a vedere clandestinamente film sudcoreani e ad accedere a informazioni libere, e stanno imparando quanto il paese vicino sia molto piu' prospero. “Sono assolutamente sicuro che una volta che il popolo nordcoreano sara' informato a sufficienza sapra' sollevarsi e protestare. Gia' oggi la popolazione sa che la Corea del Sud e' democratica, e che la societa' e l'economia vanno molto bene. E cio' sta educando i cittadini a non credere a quello che dice il regime e a convincersi che e' in corso un lavaggio del cervello di massa”, ha detto Thae. “Credo sia un grande cambiamento nella testa della gente, perche' non si bevono piu' il sistema della propaganda ufficiale. Ogni giorno io sto vivendo per accelerare il mio ritorno a casa, nel Nord. Insieme, io e i disertori come me, dovremmo unirci per abbattere il regime di Kim Jong Un”. I fermenti pro democrazia e pro cambio di regime che emergono da una diserzione di alto profilo come quella di Thae cadono non a caso nel momento in cui Trump ha promesso, nell'intervista al Financial Times di ieri, di avere ben presente in agenda il “caso Pyongyang”. E' certo che il presidente USA sollevera' i rischi dell'escalation nucleare di Kim nell'incontro di giovedi' e venerdi' con il presidente cinese Xi. Pechino tiene in vita la Corea del Nord con aiuti commerciali e finanziari diretti, e con una copertura politica che dura dal conflitto coreano di mezzo secolo fa. Trump cerchera' di convincere Xi che e' nell'interesse di tutti, americani, giapponesi e sudcoreani, ma anche cinesi, disinnescare la minaccia del matto di Pyongyang. Se la Cina non sara' di aiuto, Trump ha minacciato di fare da solo. Gia' il segretario di Stato Tillerson, e il ministro della Difesa Mattis avevano preparato il campo con dichiarazioni durissime nelle loro recenti missioni estere, ma adesso sta al presidente decidere se, come, e quando intervenire. Tra gli avvertimenti che Obama aveva dato al successore, nel loro unico incontro cooperativo dopo l'inaugurazione, c'era stato quello di tenere d'occhio la questione nordcoreana. Kim - e Xi- sapevano come si sarebbe comportato Barack concretamente di fronte alle “minacce” americane: “parole parole parole, e niente azioni”, per citare lo slogan che Donald usava per attaccare i politici di Washington durante la campagna elettorale. Ora e' lui nella Stanza Ovale. Deve trovare un'alternativa all'approccio remissivo di Obama, che ha praticamente permesso all'Iran di avere un arsenale nucleare tra meno di un decennio, e che contro la Corea del Nord ha messo le solite sanzioni economiche. Trump ha gli occhi del mondo addosso, e il mondo e' molto curioso. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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