La guerra tra dem e Trump sull'immigrazione
Sull'immigrazione clandestina e' scontro aperto tra i sindaci DEM delle citta' “santuario” e l'amministrazione repubblicana. Il ministro della Giustizia Jeff Sessions, in linea con l'ordine esecutivo firmato il 25 gennaio da Trump, ha annunciato che non dara' fondi federali alle municipalita' che, esplicitamente, rifiutano di cooperare con il governo centrale nel far rispettare le leggi sull'immigrazione. A livello nazionale, per il 2017, sono previsti 4,1 miliardi di dollari di contributi agli Stati attraverso l' “Ufficio dei Programmi del ministero della Giustizia” e i “Servizi per le Forze dell'ordine a favore delle comunita'”. L'intenzione del governo e' di non destinare soldi ai sindaci che impediscono ai propri corpi di polizia locale di scambiare informazioni con gli agenti dell'FBI e dell' ICE (l'agenzia federale che controlla i confini americani), in pratica negando l'aiuto a rintracciare clandestini criminali che sono nel mirino dell'FBI e della stessa ICE. Se questa situazione di illegalita' teorizzata sembra assurda (sarebbe come se in Italia i vigili urbani proteggessero criminali ricercati dai carabinieri) e' perche', in effetti, lo e'. Le leggi federali definiscono l'ingresso negli USA senza un visto regolare un reato, e prevedono dure punizioni. Chiunque ha messo piede una sola volta negli States lo sa, perche' ha imparato che il filtro degli ufficiali dell'immigrazione, negli aeroporti, e' una procedura severa, ultrameticolosa, a volte al limite della intimidazione. Poi pero', nella realta', gli immigrati senza documenti validi che qui vivono, lavorano, ottengono la patente, vanno a scuola, si arruolano e si fanno curare negli ospedali sono saliti nel tempo a 11-12 milioni. Dire che la grandissima maggioranza di loro e' gente pacifica, conduce la sua esistenza tranquillamente, fa figli che nascono americani, e' verissimo (ci mancherebbe altro). Ma e' anche incontrovertibile che “molti americani sarebbero vivi oggi e molti loro parenti non sarebbero disperati per le gravi perdite umane se le politiche delle citta' santuario fossero finite da tempo”, come ha detto Sessions dalla Casa Bianca annunciando le punizioni ai “santuari”. Avevano fatto scalpore, e aiutato Trump in campagna elettorale, i tanti casi di cronaca di omicidi commessi da stranieri illegali, entrati e usciti dalle galere americane per i loro crimini ma lasciati liberi di vivere dopo il rilascio nelle citta' –santuario. E la polizia di Bill de Blasio a New York, quella di Rahm Emanuel a Chicago, e quella di San Francisco (dove Kate Steinle, la giovane uccisa nel 2015 da un criminale immigrato irregolare, espulso cinque volte ma sempre rientrato illegalmente fino al delitto, con il suo caso ha dato il nome a una legge in Congresso per reprimere piu' duramente i clandestini) abitualmente non segnalano la loro presenza all'ICE. C'e' dibattito legittimo, in America, su come affrontare il problema sociale dell'immigrazione: e' impensabile, e impraticabile, l'idea di espellerli tutti, e nemmeno Trump, realisticamente, pensa a questa soluzione totale. Piuttosto, vuole concentrarsi sulle misure preventive, come la costruzione del muro per stoppare nuovi ispanici e come gli ordini esecutivi per scrutinare meglio chi entra da 6 paesi islamici a rischio terroristico. Ma grande attenzione il presidente sta anche dando all'espulsione degli illegali che hanno commesso reati e che sono giudicati pericolosi. Il primo serio passo per immaginare una riforma complessiva dell'immigrazione, infatti, e' ripristinare la legalita' di base. Una nazione non puo' avere il governo centrale, a cui compete ovviamente il controllo dei confini come afferma la Costituzione, che e' ostacolato, nell'esecuzione delle leggi votate dal Congresso, dalle municipalita' periferiche che si oppongono in concreto alla protezione dell'illegalita'. Eppure e' questa la situazione attuale, aggravata dagli 8 anni di Obama che hanno partorito aberrazioni dispositive (come la fallita amnistia generale per 5 milioni di irregolari, bocciata dai giudici) e avviato una guerra ideologica insana. Emanuel, in risposta a Trump e a Sessions, ha lanciato una provocazione: “Ho sempre visto Chicago come una citta' che accoglie gli immigrati, e chi ha il sogno americano qui e' benvenuto”. Emanuel, come tutti i liberal, ciurla pero' nel manico. Sventola l'immigrazione senza aggettivi, ma pensa a quella clandestina e non a quella regolare quando difende la “politica dei santuari”. E Bill de Blasio, da New York, ha promesso di fare causa al governo federale se trattiene i fondi destinati fino a ieri alla NYPD, e che non arriveranno per i tagli punitivi di Sessions. di Glauco Maggi @glaucomaggi