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La verità che la stampa liberal nascondeIn 6 anni di Obama 2,5 milioni di deportati

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Le recentissime operazioni di "rastrellamento" di alcune centinaia di immigrati clandestini a Staten Island (New York) e in altre contee in tutto il Paese, descritte come speciali e brutali perché dettate dall'amministrazione “senza cuore” di Trump, sono invece la norma da anni. Nei numeri, e nella ricerca dei soggetti pericolosi da cacciare. L'oggetto dei raid non sono mamme tranquille, ancorché illegali, ma personaggi con le fedina penale sporca, denunciati e condannati per qualche crimine, e in libertà per le maglie larghe della magistratura e per la “politica dei santuari” dei sindaci DEM delle città maggiori (da Los Angeles a New York City). Naturalmente, sono distinzioni che non toccano i liberal, interessati ora, per l'ovvio fine politico anti Casa Bianca, a schierarsi persino per “l'anarchia”, contro la normale filosofia di Law & Order che è alla base di un paese civile, come ha denunciato su Fox News Bill O' Reilly, l'anchorman più seguito sulle tv via cavo. Sembra di sentirle, le frasi che girano tra gli anti Trump e che esprimono il sentiment della Manhattan salottiera. “Quel razzista e xenofobo di Donald, appena arrivato alla Casa Bianca ha cominciato a deportare clandestini a più non posso”.  L'altro ieri, alla serata per la presentazione del Calendario Pirelli da Cipriani, a Wall Street, una scrittrice del panel che discuteva di modelle e di costume ha detto che “Trump è peggio di Mussolini, perché Trump è stato eletto”. Tra i difetti dei liberal c'è pure l'ignoranza della storia, insomma, con cui oggi condiscono la intima “vergogna” di essere americani bianchi sotto un presidente repubblicano oppressore dei deboli. Lo sdegno deborda, ma tanta superiorità etica è ingiustificata e puzza di ipocrisia: negli otto anni di Obama, che gli attivisti ispanici chiamavano “deportatore in capo” nella disattenzione dei media mainstream, nessun DEM si lamentava delle deportazioni. E invece ce n'erano tantissimi di deportati. A milioni. Più che negli anni di George Bush. Sono sempre le cifre l'argomento più ostico da maneggiare per i liberal: dal gennaio del 2009 al 2015, più di 2,5 milioni di persone “senza documenti” sono state deportate dalle autorità dell'immigrazione (la agenzia ICE) sotto Obama: è il record assoluto nella storia americana. Negli otto anni precedenti, sotto Bush, erano stati espulsi poco più di 2milioni. La Immigration and Customs Enforcement (ICE), anche sotto Obama aveva la politica di “dare la priorità a criminali condannati e a chi minaccia la salute pubblica e la sicurezza nazionale”. In sordina, ma è la stessa politica che Trump strombazza ora, in sintonia con la legge e con le promesse di rigore anti-clandestini che ha fatto in campagna elettorale. Nel 2020 si conteranno i numeri di deportati del suo primo mandato. Per la cronaca, l'anno di Obama con più espulsi è stato il 2013, con 435.498; il più basso il 2015, con 235.413. di Glauco Maggi

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