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Il disastro dei democratici orfani di Obama: Tump e Usa? Non ci capiscono più nulla

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E' difficile imparare qualcosa da un'elezione persa, ma i Democratici stanno facendo di tutto per non riuscirci. Quando perse il GOP nel 2008 e nel 2012, i repubblicani conclusero che era stato a causa della trasformazione etnica e sociale della nazione, che aveva favorito Obama con la sua "coalizione" di neri, ispanici, gay, donne (filo aborto), giovani, ambientalisti, pro marijuana legale, sindacalisti. Arrivo' Trump con una lettura della realta' americana ammiccante 'erga omnes' e, ormai e' storia, sbaraglio' la leadership del partito che aveva cercato di trovare una faccia piu' convincente di quella di Mitt Romney per veicolare l'ortodosso messaggio conservatore. Il popolo del GOP, invece, si e' affidato a un "rivoluzionario" sui generis, radicale nel programma (pro occupazione, pro America, anti immigrazione clandestina, anti terrorismo, anti Washington) ma con la forza decisiva di piacere alla maggioranza silenziosa, ai cittadini "dimenticati", alle vittime del dirigismo iper-regolamentatore di Obama che aveva prodotto Obamacare, frenato la crescita, alzato le tasse e imbarazzato all'estero il patriottismo innato dei piu'. Che cosa stanno facendo i DEM, "orfani" di Barack? Si trastullano con la maggioranza del voto popolare vinta da Hillary, sminuendo la validita' del processo elettorale che da oltre 200 anni tiene insieme nella federazione i 50 Stati, e proprio perche' il Collegio Unico Nazionale dei Grandi Elettori da' rappresentanza istituzionale adeguata e soddisfacente a realta' diversissime come il Sud Dakota e la California, il Vermont o la Florida. Non hanno accettato la sconfitta sul campo della loro candidata, ma pensano che la colpa sia stata dell'FBI e della Russia. Lividi per lo smacco di aver perso contro un personaggio "impresentabile", "non titolato per il posto", "sessista", "razzista", "islamofobo", "omofobo" (e' una mini-selezione dei mille epiteti usati dai DEM), si sono chiusi a riccio in una certezza che li portera' al fallimento: la svolta a sinistra imposta da Obama presidente, e cavalcata dalla Clinton, e' giusta ed e' ormai il verbo strategico del partito. Del resto, le primarie avevano elevato a idolo Bernie Sanders, che fino al 2015 era stato una sorta di macchietta in Senato: unico socialista dichiarato, filosandinista e filocastrista, si era sposato in Russia per motivi ideologici e non e' mai stato neppure iscritto ai Democratici, ma solo 'associato' al gruppo parlamentare. Hillary, nel rincorrerlo a sinistra nella campagna, ha bruciato i ponti con la parte un tempo numerosa dei moderati del partito, che in un passato lontano annoveravano JFKennedy e in uno piu' vicino anche suo marito Bill. Ora non c'e' quasi piu' traccia di quell'ala, fiscalmente rigorosa, pro vita, pro armi, anticomunista, che contava un cospicuo gruppo in Congresso (si chiamavano "blue dogs"). Il problema e' che quegli elettori DEM moderati ci sono ancora, perche' non tutti tra loro – per non parlare degli Indipendenti - sono disponibili alla conversione al socialismo e all'addio al capitalismo. E a Israele. La prova della radicalizzazione dell'establishment Democratico e' nella battaglia in corso per la carica di direttore del Comitato Nazionale Democratico, la struttura di vertice responsabile della gestione della campagna elettorale e dell'attivita' organizzativa, compresa la raccolta fondi per sostenere le candidature per il parlamento e la Casa Bianca. I due maggiori auto-candidati con serie prospettive di vittoria, ad oggi, sono il deputato del Minnesota Keith Ellison e l'ex ministro del Lavoro di Obama Thomas Perez. Il primo e' afro-americano e musulmano, due caratteristiche che di per se' non sono ovviamente squalificanti. E' il suo passato, e il suo presente, a dire tutto di lui, e a farne un candidato 'estremo'. Secondo il sito liberal Mother Jones, un compagno di college ha ricordato che "Ellison pensava che un gruppo oppresso non poteva essere razzista verso gli ebrei perche' gli ebrei erano loro stessi oppressori", e che "gli europei bianchi ebrei - commercianti di schiavi - stanno tentando di opprimere le minoranze in tutto il mondo". Prima di entrare alla Camera come primo musulmano, Ellison ha lavorato strettamente con la Nation of Islam e ha difeso il notorio anti-semitismo di questo gruppo radicale anti-bianco guidato dall'estremista nero Louis Farrakhan. In Parlamento, Ellison si e' distinto come tra i piu' feroci critici del diritto di Israele all'autodifesa. Una volta, un tale "campione" di estremismo anti-ebreo sarebbe stato impensabile al vertice del partito Democratico, che non piu' tardi del 2000 presento' nel suo ticket per le elezioni presidenziali, come vice di Al Gore, l'ebreo Joe Lieberman. Oggi Ellison piace proprio perche', come sostiene in un comunicato il sindacato degli alberghieri, "dice verita' non confortevoli". Il suo sponsor principale e' Bernie Sanders, che e' ormai una voce tanto legittima nell'universo DEM da pensare a ricandidarsi lui stesso nel 2020. L'alternativa a Ellison e' Perez, non meno liberal di Ellison ma sostenuto da Joe Biden, altro settantenne che coltiva sogni di resurrezione fra 4 anni. Perez ha implementato le politiche di Obama nel campo del lavoro, anti business e pro Union, e quindi e' convinto rappresentante dell'America della "redistribuzione" della ricchezza prodotta dagli odiati capitalisti. Un'America che, a livello statale, si sta peraltro sempre piu' restringendo. Ieri le legislature locali del Missouri, passato in mani repubblicane a novembre, hanno fatto diventare il Missouri il 28esimo stato con il "right to work", "diritto al lavoro". Significa che ora anche in Missouri, per legge, la gente puo' lavorare senza avere l'obbligo di iscriversi al sindacato e pagare la tessera: nelle aziende il sindacato puo' entrare, ovviamente, ma solo dopo che lo chiede con un referendum il 51% dei dipendenti. L'America va in una direzione, quella di Trump e i Democratici nell'altra. Pensano che, mostrando quanto sono diventati di sinistra facendo ostruzionismo contro i ministri e il giudice Gorsuch, nominati da Trump, e mettendo ai vertici del proprio partito figure sinistre radicali, batteranno il GOP nel 2018 e faranno fuori Trump nel 2020. Convinti loro... di Glauco Maggi

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