La grande occasione di Mike Pence: così il vice di Trump può dimostrare di servire a qualcosa
E' arrivata la prima occasione per Mike Pence, il vice di Trump, di contare davvero. E di fare la storia. Con il suo voto, ieri, ha rotto lo stallo in Senato e permesso alla ministra della educazione voluta da Trump, Betsy de Vos, di entrare in carica. Non era mai successo prima che occorresse il Vice presidente per la conferma di un ministro. Il vicepresidente degli Stati Uniti, che e' automaticamente anche presidente del Senato, non e' solo la seconda carica della nazione nella linea per la successione alla presidenza in caso di “vuoto” alla Casa Bianca, ma possiede anche un potere concreto “legislativo”. Infatti, nel caso in cui il Senato, che ha 100 senatori (2 per ognuno dei 50 Stati), e' diviso 50 a 50 nelle sue deliberazioni, il vicepresidente ha il diritto di dare il voto per “rompere” la parita' e far avanzare la misura dibattuta. Che puo' essere un provvedimento di legge oppure, come e' successo oggi, la conferma della nomina di un ministro. Il peso del vicepresidente e' tale che, anche nel caso in cui ci siano 50 senatori repubblicani e 50 democratici, il partito che conquista la Casa Bianca ha il fondamentale benefit di “controllare” il Senato, in quanto il vicepresidente puo' fornire il 51esimo e dare la maggioranza al proprio partito. Cio' si riflette nella assegnazione delle presidenze di tutte le Commissioni, il che significa il potere di dettare l'agenda. E pure nella attribuzione di un maggior numero di senatori nei comitati che preparano le leggi e conducono le audizioni parlamentari. La discussione sulla conferma della DeVos e' stata la piu' lunga e contrastata, finora, perche' l'opposizione democratica ha sperato fino all'ultimo di poter convincere un terzo repubblicano a rompere i ranghi. I senatori DEM, infatti, sono 48 e i repubblicani 52. Nei giorni prima della messa ai voti, prevista per martedi' a mezzogiorno, due senatrici del GOP, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell'Alaska, avevano annunciato il voto contrario. Il motivo della spaccatura non e' un mistero. La De Vos e' stata scelta da Trump, secondo un'impostazione condivisa con i conservatori di ogni grado, dagli evangelici favorevoli all'home schooling al sindaco anti-Trump Michael Bloomberg e all'ex governatore anti Trump della Florida Jeb Bush, per il suo impegno nel propugnare la liberta' delle famiglie di scegliere a quali scuole iscrivere i propri figli. Miliardaria e filantropa, la Vos e' un alfiere delle charter school e dei voucher per accedere alle scuole private, anche confessionali, rompendo il monopolio delle scuole pubbliche governate dai sindacati politicizzati. In America le union dei maestri e dei burocrati dell'educazione sono potenze economiche, e quindi elettorali, e rappresentano il maggiore ostacolo alla promozione degli studenti neri e ispanici, costretti a subire nei ghetti un regime gestionale che e' succubo degli interessi degli insegnanti e trascura quello dei ragazzi. Per questo, dalla California a New York e in molti altri stati il movimento pro charter school ha preso quota anno dopo anno e mina la predominanza dei sindacati. Da notare che le charter school sono scuole pubbliche, non private, ma essendo la loro gestione, sovvenzionata da filantropi illuminati, di tipo manageriale (con il diritto di licenziare i maestri cattivi e stabilire piu' ore di studio) e senza sindacati interni, i risultati sono mediamente migliori di quelle pubbliche ‘normali'. Le famiglie povere delle minoranze etniche, il 95% degli iscritti alle charters schools, le amano e ci sono liste d'attesa con migliaia di firme. Le union appoggiano i politici che sono contro le charter schools con il denaro e con i voti dei maestri. Nella quasi totalita' sono i DEM ad accettare la loro corte, e a ubbidire poi in Congresso ) e nelle amministrazioni locali (per esempio de Blasio a New York). Avete indovinato: la Collins e la Murkowski sono le sole senatrici del GOP a libro paga delle Unions, e con il loro no di ieri si sono assicurate l'appoggio dei sindacati alle prossime elezioni. Glauco Maggi twitter @glaucomaggi