Attenzione, Trump è incontenibile. Cosa ha fatto in due settimane (e cosa combinerà ora)
Trump l'incontenibile. A questo ritmo sta prendendo gli avversari per sfinimento. E anche per gli alleati e gli uomini e donne del suo team sono tempi duri, devono fare gli straordinari solo per tenere il suo passo. Questo fine settimana lo passa a Mare-A-Lago, la sua residenza con campo da golf in Florida, già ribattezzata la Casa Bianca del sud. Dovrebbero essere due giorni di relax, con la moglie Melania e il figlio che non hanno ancora traslocato a Washington, ma nessuno crede che sparirà dalla scena. Del resto a lui basta un tweet per mettersi al centro del ring mediatico- politico ed essere protagonista. Oggi, per esempio, ha definito "cosiddetto giudice" il magistrato di Seattle (nominato da George W. Bush) che venerdi' ha bloccato il suo ordine esecutivo sul divieto di ingresso negli USA dei cittadini di 7 paesi islamici a rischio terroristico. In due settimane Trump ha firmato tanti ordini esecutivi da perdere il conto su tutti i tavoli aperti della politica domestica: Obamacare, immigrazione, energia, burocrazia, diritti dei gay, regolamentazione delle banche. Su tutti gli scenari esteri, poi, o è intervenuto direttamente con telefonate ai leader, tweet, dichiarazioni, oppure ha sguinzagliato i suoi ad agire. Ha messo giù la cornetta del telefono al premiere australiano dopo avergli detto che riguarderà personalmente il brutto accordo firmato da Obama che dava all'Australia il diritto di rifilare migliaia di profughi islamici all'America. Ha fatto dire al suo consigliere per la sicurezza Flynn che non aveva gradito per niente lo sfoggio di missili sparati da Teheran, e che l'Iran era “avvisato”: due giorni dopo, venerdì 3, sono scattate nuove sanzioni economiche contro entità e funzionari iraniani ritenuti responsabili dei lanci dei missili, una violazione dell'accordo nucleare tra Usa e Iran, e pure di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il messaggio: cari ayatollah, non c'è più Obama, la musica cambia. Anche con il super alleato Israele, Donald non ha avuto peli sulla lingua: "Io sono a favore della soluzione dei due Stati in pace che convivono e penso che gli insediamenti già costruiti non siano un ostacolo alle trattative. Annunciarne di nuovi, però, ostacola la ricerca di un'intesa con i palestinesi". E la Russia? Per i democratici, Mosca si era comprata con gli hacker la benevolenza, anzi l'arrendevolezza di Trump. Ma all'Onu l'ambasciatrice usa Nikki, alla sua prima uscita ha esordito con l'affermazione che "la Crimea e' parte in integrante dell'Ukraina" smentendo tutti i democratici - e i repubblicani scettici- che accusano il presidente d'essere un burattino di Putin. Appena in carica, Trump ha ospitato pochi giorni dopo la premier inglese Theresa May alla Casa Bianca, un record di tempestività nel mettere le basi del revival dell'asse tra i due paesi atlantici amici storici nel segno di Churchill. Ma anche la missione del ministro della difesa Mattis in Corea del sud e in Giappone ha bruciato tutti i tempi: prima ancora che Rex Tillerson entrasse al dipartimento di stato ufficialmente confermato, l'ex generale a capo del Pentagono era partito per tranquillizzare gli alleati asiatici contro le minacce dei due nemici dell'area, la Corea del Nord e la Cina. Trump ha fatto capire in pochissimo tempo la sua filosofia della imprevedibilità e della flessibilità operativa. Sarà amico di Putin contro l'Isis? Probabilmente si'. Ma sull'Ukraina resta interno al fronte della Nato. Sarà avversario del Giappone nella battaglia commerciale, e infatti ha bocciato il TPP. Ma sarà un fidatissimo alleato di Tokyo sulla guerra vera se mai dovesse arrivare una minaccia seria da Pechino. Per vedere in concreto se al suo atteggiamento risoluto mostrato in questi primi giorni seguiranno conseguenze coerenti ci vorrà del tempo. Ma tutti i capi dei governi esteri, dall'Australia al Messico passando dalla Germania all'Iran, hanno avuto già modo di realizzare che avranno di fronte un partner - o un nemico - dalla pasta totalmente diversa rispetto a Obama. Nel merito, si può già anticipare che gli avversari avranno sicuramente le mani meno libere di prima, avendo lui di fronte. Mentre gli alleati e gli amici dovranno si' rispettare l'America che bada al proprio interesse, insieme sapendo, pero', di poterci contare con totale fiducia sulle questioni strategiche . Il “multipolarismo” di Obama, orfano della superpotenza americana e della sua eccezionalita', e' stato generatore di caos. L'” America First” di Trump, anche se i globalizzatori non lo vorranno mai ammettere, avra' il ruolo indispensabile dell' “adulto nella stanza” mondiale. Glauco Maggi @glaucomaggi