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La vittoria di Pirro di Nancy Pelosi (e dei democratici)

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Vita sua, mors del partito. Nancy Pelosi, 76 anni, italo-americana, figlia dell'allora sindaco DEM di Baltimora e poi emigrata in California, prima donna a essere eletta Speaker della Camera a Washington, e' sopravvissuta alla sfida che le era stata lanciata dal deputato DEM dell'Ohio Tim Ryan (omonimo, ma senza legami, dello speaker repubblicano della camera Paul Ryan) per il posto di leader della minoranza DEM della Camera. Per i democratici, pero', e' stata una vittoria di Pirro, perche' la sua direzione e' destinata a prolungare per altri bienni il controllo repubblicano su questo ramo del Congresso. La votazione a suo favore si e' svolta a porte chiuse e a scrutinio segreto, e l'anziana capa dei Democratici alla Camera ha conservato il suo posto con 143 voti (il 68%) contro i 63 voti per Ryan. La conferma della politica di professione ultraliberal, che viene eletta ininterrottamente dal 1987 nel distretto di San Francisco (dove i repubblicani sono il 13%), ha mostrato quanto il partito di Obama non abbia colto l'occasione del fiasco elettorale per avviare alcun rinnovamento. Pelosi, che dopo essere stata eletta Speaker dal 2006 e' rimasta nella carica fino alle elezioni perse nel 2010, ha poi condotto i deputati democratici a quattro consecutive sconfitte (oltre al 2010, i DEM sono stati battuti nel 2012, 2014 e 2016). Per questo, era la candidata preferita dei repubblicani. Una sua vittoria, infatti, sarebbe stata la prova di un partito dal peso sempre piu' ristretto nelle metropoli delle due coste, nelle minoranze etniche nera, ispanica e asiatica e nelle aree del massimo potere dei sindacati pubblici e dei gruppi dell'attivismo piu' estremista: una coalizione che e' largamente minoritaria nel paese. Pelosi domina i gruppi parlamentari alla Camera degli ispanici e degli afro-americani, che insieme contano 70 dei 194 deputati che siederanno nella prossima legislatura dal primo gennaio 2017. Hillary ha perso nei tre Stati (tendenzialmente) operai e bianchi della Pennsylvania, del Wisconsin e del Michigan, oltre che in Ohio, Iowa e West Virginia, proprio per la distanza siderale delle posizioni liberal della Pelosi dal sentiment dominante nell' America bianca del centro, industriale e contadina. Il partito democratico non ha saputo, anzi per la verita' non ha proprio voluto, dare uno scrollone al sistema di controllo interno operato dalla gestione della Pelosi, che si basa su un network di politici fidelizzati attraverso i contributi dei finanziatori milionari suoi amici, soprattutto ambientalisti e liberal. Fedeli, ma per numero sempre di meno. Da quando i DEM della Pelosi vinsero la Camera nel 2006, il gruppo dei "moderati centristi Democratici", i cosiddetti Blu Dogs, hanno perso tre quarti dei loro effettivi. Negli Stati del Sud, da 42 che erano i deputati democratici si sono ridotti a otto. Significativo del clima "dittatoriale" della Pelosi, che premia i fedelissimi con incarichi nelle commissioni e non ammette dissensi, e' che soltanto una dozzina di deputati si erano esposti pubblicamente nell'appoggio a Ryan: in cinquanta, cioe', hanno fatto la fronda riparati dietro la segretezza del voto. Peraltro, lo stesso Ryan, 43 anni, se fosse stato eletto sarebbe stato tutto tranne che una ventata di fresco sul terreno delle idee e delle politiche. E' deputato da 14 anni e il suo record di votazioni non si differenzia da quello della Pelosi. Nel 2009 Ryan voto' per il "cap and trade" (la misura anti-petrolio e anti-gas naturale) mentre 44 suoi colleghi DEM si opposero. I deputati democratici che votarono contro Obamacare furono 34, ma Ryan non era tra quelli. Ha anche votato contro le proposte del GOP per approvare la Keystone XL Pipeline, la condotta di gas dal Canada al Golfo del Messico stroncata da Obama-Clinton. La sua opposizione alla Pelosi era motivata piu' da un disegno di allargamento "geografico" dell'appeal democratico che non a introdurre nel partito di Obama un dissenso di programmi capace di contrastare il messaggio vincente di Trump, e del nuovo GOP, nella classe operaia e tra i bianchi dei ceti popolari. di Glauco Maggi

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