Speciale elezioni Usa 2016: chi è Donald Trump - La scheda
Con Donald Trump per i repubblicani e Hillary Clinton per i democratici l'America si e' ritrovata con i candidati dei due maggiori partiti che condividono due record assoluti. Entrambi hanno un tasso di notorieta' praticamente del 100%, ma questa notorieta' e' eccezionalmente negativa: solo circa un terzo della gente li stima, mentre i due terzi li valutano male, disonesti e non degni di fiducia. Eppure, uno dei due entrera' nella Stanza Ovale e guidera' il paese piu' ricco e potente della Terra. Le prospettive di vittoria, cosi' come le registrano i sondaggi a tre settimane dal voto dell'8 novembre, premiano la Clinton. Nella media RCP ha il 45,9% contro il 39% di Trump in una corsa a quattro, con il libertario Gary Johnson al 6,5% e la verde Jill Stein al 2,4%. La somma di queste preferenze arriva al 93,8%. Cio' significa che ci sono ancora un 6,2% di indecisi, che aggiunti all'8,9% di quanti dicono, oggi, che hanno intenzione di sostenere le candidature senza speranza di Johnson e Stein, fanno un bottino del 15,1% che, almeno in teoria, potrebbe essere conquistato da uno dei due sfidanti maggiori e gli darebbe la vittoria. E questo senza tener conto del fatto che tra coloro che oggi dicono d'essere per Trump o per Hillary c'e' una bella fetta di Indipendenti, l'elettorato di mezzo, influenzabile potenzialmente fino al momento di entrare in cabina. Allo stato attuale della tenzone siamo arrivati dopo una feroce lotta tra i due, tesa alla reciproca demonizzazione, che e' ancora dominante nella cronaca e riserva quasi quotidianamente sorprese. Lo scandalo del server privato e delle email distrutte, con i resoconti dell'FBI e le altre email rubate da Wikileaks alla campagna della Clinton sono munizioni per Trump. Le donne assalite sessualmente negli ultimi 3 decenni da Trump, che sono uscite allo scoperto provvidenzialmente nei giorni scorsi, sono un toccasana per la Clinton. I giornalisti non fanno gli arbitri imparziali, schierati come sono, personalmente, pro Hillary, e quindi i report sugli opposti scandali, mediaticamente, favoriscono la DEM e puniscono l'uomo del GOP. La mia non e' una affermazione vuota, bensi' sostenuta dai numeri forniti dal Center for Public Integrity: fino ad agosto, 430 personaggi dei media avevano dato 382mila dollari alla Clinton, contro 50 che ne avevano dati 14mila a Trump. Fate le proporzioni. Donald, comunque, ci ha messo del suo con una campagna per lunghe fasi autodistruttiva, tutta sbilanciata su aspetti marginali (il giudice ispanico contro la Trump University , la mamma islamica del soldato USA morto in guerra , la Miss Mondo cicciona) invece di essere dedicata all'attacco sistematico dei guasti di Obama e della Clinton segretaria di Stato e, in positivo, alla esposizione meticolosa del programma. Nella scrittura del suo piano, i cui punti salienti illustreremo in un prossimo articolo, Trump ha portato la sua personalita' pragmatica, da outsider della politica politicante ma anche da uomo d'affari che con gli uomini politici ha avuto a che fare tutta la vita. Infatti, Trump e' stato registrato per piu' anni come DEM che non come GOP. Imprenditore del settore immobiliare, in cui e' entrato sviluppando l'azienda del padre dopo essersi laureato alla celeberrima e quotata Wharton School (economia) della University of Pennsylvania, una delle Ivy League, Donald ha costruito un impero di palazzi residenziali, di campi da golf e di casino, non solo in America ma anche in Europa e Asia. La gestione dei casino' ad Atlantic City, un paio di decenni fa, era stata una delle pagine nere in una vita di successi: fece 4 o 5 richieste di amministrazione controllata di suoi alberghi sul punto di fallire, e uso' le perdite di bilancio per abbattere, legalmente, i profitti generati dal resto delle sue attivita'. Rudy Giuliani, suo consigliere nella campagna, lo ha definito per questo “un genio” sul piano fiscale, ma l'essersi rifiutato di rendere pubbliche le sue dichiarazioni recenti dei redditi continua ad essere un'arma polemica efficace di Hillary. Trump e' un miliardario, ma sul “quanto” lo sia ci sono versioni discordanti. Per Forbes non vale piu' di 3,7 miliardi di dollari, mentre lui, al lancio della sua campagna, mostro' un resoconto finanziario dei suoi asset che ammontava a oltre 10 miliardi. Palazzinaro di estrazione, Donald ha anche scritto libri di management, il piu' famoso dei quali e' “L'arte di fare accordi”, una qualita' di cui si e' vantato spesso nei dibattiti. Fotogenico, naturale talento delle telecamere, avido di celebrita' al punto di coniare il motto “non esiste una cosa chiamata sovraesposizione” (ossia, l'importante e' essere sempre al centro dell'attenzione e far parlare di se', bene o male e' secondario), quando Trump si butto' nel business televisivo una quindicina d'anni orsono sfondo' alla grande. The Apprendice, “L'apprendista”, scalo' i rating dell'audience ed e' restato in calendario nella NBC, nella versione “Celebrity” fino alla sua discesa in campo. Mago del proprio brand, lo ha appiccicato, traendone commissioni, a cravatte, camicie, alla vodka e persino ad una universita' (Trump University) che gli ha procurato qualche causa, ancora aperta, di allievi insoddisfatti. Forte di indici di gradimento elevati per la stragrande maggioranza degli iscritti, Trump ha rifiutato di patteggiare e il procedimento e' ancora aperto, anche se l'istituto non puo' piu' comunque chiamarsi “universita' “, non avendone i requisiti di legge. Donald ha avuto tre mogli, Ivana dal 1977 al 1992, Marla Maples dal 1993 al 1999 e l'ultima, Melania, sposata nel 2005, che complessivamente gli hanno dato 5 figli: Ivanka, Tiffany, Barron, Eric e Donald Trump Jr. I tre maggiori, Ivanka, Eric e Donald Jr hanno fatto attivamente la campagna per il padre, che non ha perso la loro fiducia anche quando sono uscite le storie sui suoi assalti sessuali. Peraltro, Trump le ha “categoricamente” smentite come calunnie, a parte quella del video in cui e' lo stesso Donald a raccontare la sua avventura fallita al giornalista della NBC. Glauco Maggi