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La scalata di Trump negli Stati chiaveE anche i "Tea Party" stanno con lui

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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In agosto Hillary ha speso un milione al giorno piu' di Trump in spot televisivi, ma il suo vantaggio secondo la media di RCP, invece di crescere si e' ristretto, da circa 8 punti a meno di 2. E anche la “buona notizia” per la Clinton arrivata ieri, il recente sondaggio Wall Street Journal-NBC tv secondo cui la DEM e' davanti di sei punti a livello nazionale, va interpretata: in agosto, il distacco della stessa rilevazione era di 10 punti, e nel dettaglio il sondaggio mostra che Trump ha 10 punti di vantaggio sull'onesta' e 20 punti tra gli indipendenti. A 50 giorni dal voto, e a 4 dal primo dibattito televisivo che potrebbe sfondare l'audience record di 100 milioni di spettatori, l'attenzione e' peraltro sempre piu' concentrata sui sondaggi statali. E qui, per Hillary, ci sono solo numeri da paura. Secondo il sondaggio Fox News del 18-20 settembre, in Ohio Trump la stacca di 5 punti, 42 a 37, e cosi' pure in Nord Carolina, 45 a 40. In Ohio, stato che usualmente riflette l'esito del voto nazionale, Obama aveva vinto nel 2008 e nel 2012. Sorprendentemente, Trump e' persino davanti di 2 punti in Ohio tra i votanti di famiglie con almeno un membro iscritto ai sindacati, una categoria tradizionalmente sicura per i DEM. Infatti, aveva dato a Obama, nel 2012, un vantaggio di 23 punti su Romney. In Nord Carolina Obama aveva vinto nel 2004, mentre Romney aveva conquistato lo stato meridionale nel 2012, ma solo con 2 punti di vantaggio. In Nevada, che Obama aveva vinto nel 2008 e 2012, il repubblicano guida per 43 a 40. Il Fox News Electoral Scorecard, che traduce le percentuali numeriche stato per stato in possibilita' di vittoria di un candidato o dell'altro, registra ovunque correzioni in favore di Trump. Il New Hampshire e il Colorado sono passati nella colonna “toss up” (testa o croce, ossia perfetta parita') mentre prima erano “tendenti DEM”. Il Minnesota, che era “solidamente DEM”, e' scivolato a “tendente DEM”. Lo Iowa, che era “testa o croce”, e' ora diventato “tendente GOP”. Ci sono anche buone novelle per Trump sul fronte degli endorsement. Mentre i media strombazzano i travagli della famiglia Bush, il cui patriarca George W.H. avrebbe confidato a una figlia di Robert Kennedy che potrebbe votare Hillary mentre il figlio di Jeb, Prescott, e' un fan di Trump, e' di sicuro piu' importante la dichiarazione ufficiale di sostegno al repubblicano arrivata dai ‘patrioti' dei Tea Party. Jenny Beth Martin, presidente del “Tea Party Patriots Citizens Fund” (TPPCF), il Super PAC (comitato di azione politica) affiliato con l'organizzazione di teapartisti piu' numerosa e diffusa in America, ha detto che “Hillary si oppone a tutto cio' per cui si battono i Tea Party su tutti i fronti, mentre Trump ha promesso di lottare per difendere e sostenere i valori centrali in cui crediamo. Nel fare la scelta tra i due non c'era in realta' alcuna scelta da fare. Siamo per Trump”. L'apporto dell'organizzazione teapartista alla campagna del repubblicano non e' solo una dichiarazione, ma qualcosa di molto concreto: i fondi raccolti dal PAC andranno in spot e iniziative contro Hillary e pro Donald, e gli aderenti affiancheranno il Comitato Nazionale Repubblicano nelle campagne porta a porta per far registrare al voto i simpatizzanti e portarli alle urne. La forza della mobilitazione dei Tea Party nelle elezioni congressuali di medio termine del 2010 e del 2014 era stata decisiva nel dare al GOP la maggioranza alla Camera e al Senato, ed ora i militanti del movimento scendono in campo per Trump. In un comunicato, il TPPCF ha detto di avere 57mila aderenti in Pennsylvania, 48mila in Ohio, 37mila in Nord Carolina e 97mila in Florida. Trump e' dunque riuscito ad assicurarsi l'appoggio di una organizzazione che aveva fatto diventare senatore Ted Cruz, tra gli altri, mettendo la base per una prossima alleanza con il feroce avversario delle primarie. Donald ha pubblicamente affermato ieri il suo sostegno alla battaglia che Cruz sta conducendo in Senato per non far spirare, a fine mese, il controllo degli Stati Uniti sulla ICANN (l'ente privato statunitense che gestisce i domini e i nomi su Internet a livello globale). Due tweet hanno suggellato il disgelo. “Apprezziamo il sostegno di @realDonaldTrump al nostro sforzo per mantenere Internet libero” , ha twittato Cruz mercoledi' pomeriggio (Obama vuole che ICANN divenga un organismo internazionale sotto l'egida dell'ONU, il che darebbe a governi autocratici come la Cina e la Russia poteri di governo e gestione su Internet che oggi non hanno NDR). “E noi apprezziamo @tedcruz che apprezza @realDonaldTrump. Adesso la prossima mossa spetta a te @jeffroe”, ha cinguettato la manager della campagna di Trump Kellyanne Conway, con un esplicito appello a Jeff Roe, braccio destro di Ted Cruz, perche' faccia l'atteso passo dell'endorsement di Trump, finora negato. Se Cruz salisse sul carro del nominato, e a questo punto e' piu' che probabile, porterebbe con se' l'ala radicale ed evangelica del partito repubblicano, ulteriormente sminuendo il peso negativo dei NeverTrump. di Glauco Maggi

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