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L'ultima mossa di Donald Trump dopo la batosta-sondaggi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Donald Trump ha finalmente dato il suo endorsement a Paul Ryan, impegnato nelle primarie del Wisconsin per il posto di deputato che lo riconfermera' l'8 novembre alla Camera, e soprattutto nella posizione di Speaker che sara' fondamentale per l'attivita' legislativa di un'eventuale amministrazione Trump. Ha anche, contemporaneamente, garantito il suo appoggio a due senatori in cerca di riconferma, John McCain dell'Arizona e Kelly Aliotte del New Hampshire, anche se non avevano partecipato alla Convention del GOP e non gli hanno ancora dato l'endorsement formale. E' un primo atto di “rinsavimento politico” per rimettersi in carreggiata nel partito nella corsa alla Casa Bianca, che sta prendendo una brutta piega per Donald. In precedenza, il nominato del GOP aveva fatto marcia indietro nella faccenda del riscatto pagato da Obama all'Iran. Non e' vero che aveva visto un video con l'aereo Usa che atterrava carico di 400 milioni di cash in valute forti all'aeroporto di Teheran, come aveva detto mercoledi'. Quello che aveva visto in TV, si e' corretto lui stesso con un tweet venerdi' mattina, “era l'aereo che trasportava gli ostaggi a Ginevra, Svizzera, non il cargo che stava recapitando in Iran cash per 400 milioni di dollari”. Le maldestre esternazioni del nominato repubblicano stanno affondando i suoi rating nei sondaggi, ma questo svarione sulla faccenda dell'accordo nucleare tra Obama e il regime degli ayatollah rischia di fare un danno anche maggiore all'America. Infatti, distoglie l'attenzione dal merito del patto scellerato di Barack con l'Iran, permettendo ai media di sorvolare sul riscatto pagato, in spregio alla politica USA pubblicamente dichiarata, per concentrarsi invece sul candidato repubblicano che straparla, e poi si rimangia lo strafalcione. Ma se Trump si e' sbagliato a dire di aver visto l'aereo coi bigliettoni, la sostanza resta, e ci sono testimoni che confermano il nesso diretto tra il versamento dei soldi e la liberazione degli ostaggi. Uno dei quattro prigionieri americani liberati quella notte di gennaio, Saeed Abedini, ha raccontato al “The Intelligent Report con Trish Regan”, su Fox Business, le ore passate sul tarmac di Teheran in attesa della liberta': “Ricordo che eravamo stati portati all'aeroporto e che ci avevano detto che ci saremmo stati per 20 minuti. Invece sono passate ore ed ore e abbiamo dormito li'. Finalmente ho chiesto a un poliziotto che era con noi, perche' non ci lasciate andare? Il nostro aereo era gia' li', con il pilota, e tutti erano d'accordo che avremmo lasciato il paese. A quel punto ci hanno spiegato che stavamo aspettando un altro aereo, e che finche' questo non arrivava, non ci avrebbero lasciati partire”. “Stavano aspettando l'arrivo dei soldi prima di farvi decollare?” ha chiesto il reporter ad Abedini. “Beh, con me non hanno parlato di denaro. Pero' hanno detto che la ragione per cui eravamo all'aeroporto era perche' c'era un altro aereo da aspettare”. Solo uno con la faccia di Obama puo' sostenere che l'America non cede ai ricatti, anche ammettendo che i soldi sono in effetti stati recapitati, cash. “Non potevamo mandare loro un assegno, non potevamo trasferire la somma per via elettronica”, ha detto in conferenza stampa il presidente al Pentagono, riferendosi alle attuali restrizioni bancarie tra USA e Iran. "Siamo stati trasparenti con tutti su questa faccenda, noi non paghiamo riscatti per gli ostaggi”, ha poi aggiunto a proposito del versamento, che lui ha ammesso e giustificato come la sistemazione di un debito americano con l'Iran antecedente alla rivoluzione islamica (400 milioni per una fornitura di armi mai consegnata, piu' gli interessi per 1,3 milioni di dollari). La Casa Bianca, insomma, ha resuscitato una pretesa degli Anni 70 del regime islamico, quello stesso che ha sequestrato per un anno nel 1979 decine di americani nell'ambasciata USA a Teheran, per nascondere la vera trattativa sui prigionieri, nel contesto del patto nucleare. Era stato il Wall Street Journal a rivelare la storia della consegna rocambolesca di valuta pregiata cash (non in dollari) all'Iran, una transazione che gli stessi legali del Dipartimento di Giustizia avevano bocciato, ma che il Dipartimento di Stato aveva alla fine approvato. “Se confermato, questo rapporto avvalora il sospetto che abbiamo da tempo che l'America ha pagato un riscatto per gli americani ingiustamente detenuti in Iran”, ha detto lo Speaker della Camera Paul Ryan, repubblicano. “ Cio' costituirebbe un ulteriore capitolo della pratica fuorviante impiegata per vendere al popolo americano questo pericoloso patto nucleare”. Dura anche la reazione di Richard Burr, senatore repubblicano della Nord Carolina e presidente del Comitato Scelto del Senato per i Servizi Segreti, che ha denunciato il governo Obama in un'intervista al sito Breitbart: “Il presidente e i segretari di Stato Hillary Clinton e John Kerry insistono a dire che il patto e' stato di beneficio per gli USA, e vanno avanti con l'accordo a dispetto degli avvertimenti degli esperti e dei desideri del popolo americano. Ora, apprendiamo che l'amministrazione ha mandato rotoli di cash agli iraniani, uno stato designato come sponsor di terrorismo. La decisione del patto e' stata sbagliata dal primo giorno e continua ad essere sempre peggio”. Anche Trump, prima della gaffe sull'aereo sbagliato, aveva detto una cosa giusta attaccando Hillary come la prima segretaria di Stato ad avviare il patto nucleare. Ma invece di insistere con disciplina nello sfruttare gli argomenti politici che fanno male all'avversario, Donald preferisce le battute da istrione, che lo stanno trasformando nella caricatura di un candidato presidente serio. di Glauco Maggi

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