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Il sondaggio che lancia Trump e repubblicani

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Per quello che vale (quando era Hillary in testa si leggeva che si', valeva, perche' era la dimostrazione della impresentabilita' di Trump) la media dei sondaggi curata da RCP vede oggi -25 luglio - il repubblicano in testa per 44,1 davanti a Hillary a 39,1. C'e' chi attribuisce il sorpasso al “rimbalzo da Convention”, e se c'e' del vero nell'asserzione significa che, come facevo notare nel precedente articolo, la manifestazione di Cleveland e' stata complessivamente un successo per il GOP. Il sondaggio della CNN pubblicato lunedi' da' il 48% a Trump, davanti al 45% per la Clinton, in un'ipotetica corsa a due. Lo stesso sondaggio, fatto prima della Convention, metteva la DEM davanti al repubblicano per ben sette punti, 49 a 42. Siccome la corsa sara' tra quattro candidati (ci saranno anche il libertario Gary Johnson e la verde Jill Stein sulle schede a novembre), e' ancora piu' rimarchevole il risultato inserendo anche i due incomodi: Trump aumenta il vantaggio su Hillary a 5 punti, 44% a 39%. Anche un altro sondaggio reso noto sempre oggi, il Morning Consult, registra il ribaltone: prima di Cleveland Trump era dietro di due punti, ora e' davanti di quattro, 44% a 40% sulla Clinton. Pure gli altri sondaggi recenti, del Los Angeles Times, di Rasmussen e di Gravis concordano nel dare a Trump la posizione di leader. Un fattore del rimbalzo pro Trump potrebbe anche essere venuto dalla sua scelta del vice: il 61% dei repubblicani e' soddisfatto, secondo un sondaggio della CBS, di Mike Pence, contro il 49% dei Democratici che si e' detta soddisfatta dalla decisione di Hillary di puntare sul senatore moderato della Virginia Tim Kaine. Il guadagno maggiore, anzi clamoroso, registrato da Trump secondo la rilevazione della CNN e' avvenuto tra gli indipendenti: la Clinton aveva un minimo vantaggio su Trump di 3 punti in questa categoria, 34% a 31%, ma la performance del repubblicano ha capovolto la situazione. Ora e' Donald che ha fatto il pieno di favori tra gli indipendenti, aggiudicandosene il 46% contro il 28% dell'avversaria, un divario di 18 punti. Ora i riflettori si spostano su Filadelfia, dove Hillary ha la possibilita' di occupare i media per quattro giorni. Il problema per lei e' che, anche se la stampa mainstream ha tutte le migliori intenzioni di aiutarla nella propaganda che avra' il suo culmine con il discorso di accettazione di giovedi', i fatti non stanno collaborando. Invece di offrire uno scenario normalmente neutro, quindi sommamente manipolabile con l'usuale approccio agiografico degli sviolinatari, le cronache documentano uno scandalo dietro l'altro. Wikileaks ha pubblicato venerdi' 20mila emails trafugate dagli archivi del Comitato Nazionale Democratico, e dai contenuti e' emerso un complotto vero e proprio per far perdere Bernie Sanders, organizzato dalla presidente Debbie Wasserman Schultz e dalla maggioranza dei membri della dirigenza del CND. Si sapeva gia' che la Wasserman, deputata della Florida, parteggiava per l'amica Hillary, e Sanders ne aveva chiesto ripetutamente la sostituzione al vertice. Adesso si e' visto che non era solo “tifo politico”, ma che c'era un piano concreto di discredito di Bernie per fargli perdere le primarie: per esempio, spargendo la calunnia che fosse “ateo” e non “ebreo praticante” prima delle sfide in alcuni Stati in cui l'essere “religiosi” e' un profilo positivo, mentre essere “atei” fa brutta impressione. Scoperta come la regista che dietro le quinte cercava di favorire la Hillary con i trucchi, oltre ad aver deciso la drastica riduzione del numero dei dibattiti TV che Sanders aveva gia' stigmatizzato, la Wasserman ha annunciato le dimissioni. Di fatto, e' il riconoscimento che la campagna e' stata irregolare e truffaldina. Non si era mai visto prima, ad una Convention, che il responsabile della correttezza della gara non ha fatto l'arbitro ma l'allenatore di un concorrente. E non e' tutto. Lo stesso Comitato Nazionale Democratico ha anche deliberato, nei giorni scorsi, una radicale modifica delle regole del voto dei superdelegati: si ricordera' che Hillary ha vinto, di fatto, godendo dell'appoggio di oltre 500 superdelegati nominati dal partito che si sono “promessi” ad Hillary e la voteranno per la nomination tra qualche ora, a prescindere dall'esito delle primarie dello Stato da cui questi superdelegati provengono. Ora e' stato di fatto accettato il criterio che e' usato nella Convention repubblicana, in cui alla prima votazione i delegati sono tenuti a rispettare il risultato della primaria o del caucus. E' l'ammissione che il GOP funziona piu' “democraticamente”, ma per Sanders e' una magrissima consolazione, anzi una presa in giro: il nuovo sistema, cosi' come una nuova presidentessa imparziale, entreranno in vigore alle prossime primarie del 2020. Scappati i buoi (ossia nominata la Clinton), i DEM chiudono la stalla. Trump non ha perso tempo per intervenire nella polemica: ha chiesto a Sanders di ritirare il suo endorsement ad Hillary, e ai fans di Sanders, comunque, di votare per lui e non per Hillary. Non si sa in quanti saranno disgustati abbastanza della Clinton da cambiare partito, ma ce ne saranno. Uno e' il fratellastro di Barack, Malik Obama, che ha sfoggiato un cappellino con “Fare l'America Grande Ancora” e ha detto che votera' Trump, anche se e' un registrato Democratico del Maryland. Altri saranno tra coloro che, democratici pro Sanders accorsi a Filadelfia per la Convention, hanno adottato slogan e cartelli identici a quelli dei repubblicani di Cleveland : “Lock her up”, “Mettila in galera” (la Clinton). di Glauco Maggi  twitter @glaucomaggi

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