L'incubo di Hillary Clinton: il ribaltone
In California, dove si vota il 7 giugno, i sondaggi dicono che l'inseguimento di Sanders alla Clinton ha avuto successo. L'ultimissima rilevazione, curata da USC/Los Angeles Times e diffusa ieri, vede il senatore del Vermont con il 44% dei voti tra i Democratici registrati, contro il 43% per Hillary: e' un ribaltone di 9 punti rispetto allo stesso sondaggio tenuto in marzo e ha creato un comprensibile panico nella campagna di Clinton quando mancano 3 giorni alle primarie. A temperare le preoccupazioni della ex first Lady ci sarebbe il risultato dello stesso sondaggio sul campione piu' ristretto di Democratici che hanno una storia personale di abituali partecipanti alle primarie: tra costoro, infatti, Clinton guida ancora per 49% a 39%. Ma l'eccezionalita' di questa sfida 2016 sta proprio nel flusso di nuovi iscritti Democratici in California, 1,5 milioni che si sono aggiunti alle liste elettorali da gennaio. Se a generare questa impennata di partecipazione (+218% rispetto allo stesso periodo del 2012), come pensano i sondaggisti, e' stata soprattutto la passione dei giovani pro Sanders che hanno risposto cosi' al suo appello alla ‘rivoluzione politica', ogni risultato e' possibile. E con Bernie che finisse davanti a Hillary nello Stato piu' popoloso degli Usa, ci sarebbe la certezza di una Convention caldissima a Filadelfia a fine luglio. Grazie al sistema di assegnazione proporzionale dei delegati nelle primarie DEM e' ovvio che la Clinton raggiungera' comunque il traguardo della maggioranza di 2383 delegati anche perdendo in California. Da qui al 7 giugno, peraltro, ci sono altri Stati in lizza (nel Territorio oltremare di Portorico le primarie si tengono domenica, e in New Jersey, Dakota, Nuovo Messico, Montana martedi'), piu' che sufficienti a dare a Hillary i 70 delegati che le mancano ora sulla carta, essendo gia' a quota 2313 contro i 1547 di Sanders. I problemi piu' seri per Hillary sono l'immagine e la credibilita' politica pericolosamente declinanti da quando e' scoppiato lo scandalo del server privato, con il colpo di grazia del devastante rapporto dell'Ispettore Generale del Dipartimento di Stato di qualche giorno fa. Gia' prima, secondo ABC/Washington Post, il 53% degli americani la giudicava male e il 44% bene, e per il New York Times/CBS i due terzi la bollavano come “disonesta e non degna di fiducia”. Mentre Bernie e' restio, per calcolo politico machiavellico, ad attaccarla per le email e le bugie relative, i suoi fans pregustano l'avviso di garanzia che la toglierebbe dalla corsa. “Nessuno parla dell'incriminazione. Che cosa succede?” ha chiesto provocatoriamente l'attrice e attivista Susan Sarandon, che appoggia Sanders. “Eppure ci sara', e' inevitabile”, ha detto alla MSNBC, il network di sinistra. “Visto che i fatti e la legge sono cosi' chiari nel caso Clinton, e' difficile immaginare che non sara' incriminata”, ha scritto sul sito LawNewz, curato dall'esperto legale Dan Abrams della ABCtv, il professore di legge della American University Dan Metcalfe, Democratico, ex funzionario del Dipartimento di Giustizia. Il rischio sempre meno teorico che arrivi un'incriminazione dell'FBI non potrebbe che minare la solidita' del blocco dei Superdelegati che hanno promesso alla ex segretaria di stato il loro appoggio, 544 contro i 46 pro Bernie. Non avendo un vincolo statutario a votare per lei, i Superdelegati possono decidere in liberta' alla Convention, e la combinazione di guai giudiziari, di sondaggi impietosi, e di ripetute sconfitte alle primarie (Bernie ne ha gia' vinte oltre 20) potrebbe anche indurli a cambiare. In questo contesto fragile, una debacle di Hillary in California sarebbe un sogno per Sanders, che potrebbe marciare su Filadelfia reclamando la nomination alla testa del suo esercito di militanti, sempre piu' violenti come mostrano gli scontri di san Jose' con la polizia, dopo gli agguati e le botte alla gente che aveva applaudito Trump ad un comizio. Una Clinton fatalmente azzoppata sarebbe, pero', anche un incubo per la Casa Bianca. Obama odia Hillary, ma non prende neppure in considerazione l'idea che il suo partito si affidi al senatore rosso per dare ai DEM la presidenza per il terzo quadriennio consecutivo. Douglas Schoen, democratico, consigliere e sondaggista di Bill Clinton negli Anni 90, ha scritto l'1 giugno sul WSJ un commento (“Clinton potrebbe non essere la Nominata), il piu' letto e il piu' fatto girare sui social network della settimana, in cui si legge che “Obama e la sua consigliera Valerie Jarrett potrebbero cominciare a mandare al Comitato Democratico Nazionale e al vicepresidente dei segnali che una operazione-salvataggio di Joe Biden non dispiacerebbe alla Casa Bianca”. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi