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Università gratis per tutti, salario minimo a 15 dollariLe sparate populiste dei due dem Hillary e Bernie

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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I due democratici in lizza, Clinton e Sanders, se le sono urlate di santa ragione ieri sera nel dibattito sulla CNN che si e' tenuto a Brooklyn. Ma la voce altissima degli scambi non nascondeva dissidi sostanziali di linea, fatta eccezione per la questione israeliana-palestinese, dove a sentire Sanders sembra di riascoltare Capanna o D'Alema, mentre Hillary, come Bill e Bush, pensa che l'autodifesa di un paese che viene bombardato da Hamas sia legittima. Piuttosto, ha ironicamente notato John Podhoretz sul New York Post, e' stata la naturale tendenza dei vecchi con problemi auditivi a tenere alto il volume: in questo modo, anche l'interlocutore ricambia poi in un crescendo assordante. Non che ci sia una grande attesa su chi vincera' martedi' alle primarie DEM nello Stato di New York, dopo che anche l'ultimo sondaggio di oggi ( Wall Street Journal-NBCtv- Marist) vede la ex segretaria di stato davanti al senatore del Vermont di ben 17 punti, 57 a 40. Per altre rilevazioni il distacco e' minore, ma sempre a due cifre. Piuttosto, gli scambi hanno rafforzato l'impressione che tra i DEM sia in corso una gara ignobile a chi promette piu' cinicamente il saccheggio del denaro pubblico, e in sostanza il rigetto del capitalismo. La campagna prima di novembre, chiunque siano i due avversari del GOP e dei DEM, promette davvero di essere un confronto tra sistemi. Hillary ha confermato ieri sera di non voler lasciare spazio alla demagogia sinistra di Sanders, e come ha fatto per tutta la campagna elettorale lo ha tallonato da vicino, punto per punto. Solo, sforzandosi di passare per quella un po' piu' ragionevole. Per esempio, sulla proposta della paga minima di 15 dollari all'ora che Bernie ha lanciato a livello nazionale, la Clinton ha fatto le capriole. Ha detto che anche lei era d'accordissimo, ma poi ha ripiegato sui 12 dollari nel suo programma perche' e' una “gradualista” (oggi il livello per legge federale e' di 7,25 dollari), ma che comunque le vanno bene anche 15 dollari. Di sparata in sparata, i democratici mostrano insomma di non avere ritegno nel “chi offre di piu'” (i soldi degli altri, o dello stato, cioe' sempre di altri, i contribuenti), e non e' da escludere che nei mesi a venire anche il tetto di 15 dollari verra' sfondato. Del resto, se e' una idea buona quella dei 15, 20, o 25 saranno ancora meglio, no? Peccato che nelle citta' dove hanno gia' fatto passare l'incremento, come a Seattle, ristoranti e negozietti e piccoli imprenditori chiudono, o riducono gli assunti. Poi c'e' l'idea di Sanders della scuola gratis per tutti, fino alla universita' compresa. Come la finanzia? “Con una tassa sulla speculazione a Wall Street” ha risposto. E che cosa risponde la “gradualista” Hillary? Non l'eliminazione di tutte le tasse scolastiche, ma la cancellazione dei debiti che gli studenti hanno contratto per pagarsi il college. Se non e' zuppa e' pan bagnato. Viene spontanea una domanda, a questo punto, ai commentatori politici raffinati, di destra e di sinistra, che accusano Trump di essere un trombone assurdo che propone soluzioni irreali. Per esempio, quella del “muro, pagato dal Messico, per tenere fuori gli immigranti irregolari”. Perche' non sono egualmente coperte di ridicolo uscite demagogiche non meno assurde se a dirle sono Bernie & Hillary? Che cosa vuol dire “tassa sulla speculazione?” La demonizzazione di un settore dell'economia fondamentale per la crescita come e' quello delle banche, della finanza e della Borsa  non dovrebbe essere considerata un esercizio dialettico spregevole da osservatori  onesti, anche critici, della societa' moderna capitalista? Invece no, la correttezza politica esige la condanna delle corporation che danno lavoro, fanno profitti, pagano le tasse. Qualche Ceo, pero', comincia ad alzare la testa. Dopo che giorni fa Sanders, apparendo ad un picchetto di scioperanti, aveva attaccato direttamente la Verizon con trite accuse di sfruttamento dei lavoratori e peggio, l'amministratore delegato Loweel Mc-Adam ha scritto su Linkedin che la “visione del candidato  sulle corporation americane e' disinformata, sbagliata e da disprezzare”. E la salute? Sanders vuole la mutua pubblica per tutti gli americani, alzando le tasse per chi le paga (i ricchi e la classe media) e, tanto per cambiare, su Wall Street . Clinton vuole (per adesso, lei e' una “gradualista”…) mantenere il sistema fallimentare dell'Obamacare, espandendo pero' ulteriormente e progressivamente la copertura pubblica a chi non e' ancora assicurato. E non e' un segreto che lei pensi alla stessa “soluzione finale” di Sanders, che del resto era quella che aveva caldeggiato da First Lady negli Anni 90 con la Hillarycare, che allora non era passata. Altro slogan strillato da Sanders e' quello sulle “banche che vanno spezzate”. Quando gli e' stato chiesto che cosa voglia dire in concreto ha farfugliato che ci pensera' il ministero incaricato. Ma la colpa piu' grande delle banche (Goldman in testa) e' stata per Sanders di pagare centinaia di migliaia di dollari a discorso alla sua avversaria. di Glauco Maggi

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