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Per Hillary Clinton una figuraccia (che però le costa poco)

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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New York. Le quattro sfide elettorali di martedi' 8, in Michigan, Mississippi, Idaho e Hawaii, hanno confermato il risultato del Supermartedi' 1 e del recente weekend. Tra i repubblicani Donald Trump continua ad essere inaffondabile, malgrado gli attacchi dell'elite del partito, e della maggioranza degli intellettuali e dei giornalisti conservatori, per non parlare dei liberal: ha vinto tre gare, tra cui le due piu' rilevanti in Michigan e in Mississippi, e aumentato il bottino di delegati. I tre inseguitori si sono ostacolati ancora una volta e non hanno permesso una emersione convincente di Ted Cruz, ormai il piu' forte di loro. Trump e' tornato ad avere 100 delegati su Cruz, 446 a 347, e ha fatto un ulteriore passo verso la soglia dei 1237 delegati per affermarsi nella prima votazione alla convention di Cleveland in estate. Le urne di ieri hanno probabilmente azzerato le speranze di Marco Rubio, finito ultimo in due competizioni. Per Kasich, che ha fatto meglio di lui senza impensierire i due in testa, le primarie del 15 marzo in Ohio, Stato di cui e' governatore, segneranno il suo futuro: se non vince e' fuori. Sull'altro fronte Hillary Clinton, pur soffrendo la concorrenza di Bernie Sanders fino a subire una bruciante e inattesa sconfitta a Detroit, nello Stato delle automobili con una certa presenza di afro-americani, resta l'ultrafavorita per la nomination democratica. Ha vinto infatti largamente in Mississippi (dove il 60% dei votanti DEM e' nero), e raccolto in tutto altri 84 delegati contro i 67 di Sanders. GOP. Nello Stato operaio per eccellenza, il Michigan, il miliardario Donald Trump, con il 36,7%, si e' imposto con un distacco a due cifre sul senatore del Texas Ted Cruz, secondo, e sul governatore dell'Ohio John Kasich, terzo, appaiati tra il 24% e il 25%. Rubio e' finito ultimo con meno del 10%. Gli ultimissimi sondaggi davano Trump in calo, quasi in affanno, dopo il pareggio 2 a 2 con Cruz di tre giorni fa (Louisiana e Kentucky per Trump, Kansas e Maine per Cruz). Ieri, oltre allo Stato dei “colletti blu” e dei sindacati, Donald ha stravinto anche il Mississippi afro-americano: con il 47% ha distaccato di 11 punti Cruz, al 36%, con Kasich terzo all'8% e Rubio ancora ultimo al 5%. In particolare e' questo risultato a suonare da campana a morto per il senatore “cubano' della Florida, Stato che confina con il Mississippi e che e' la residua speranza di sopravvivenza per la sua campagna quando si votera' fra una settimana. I grandi finanziatori del GOP, che dopo aver foraggiato per mesi Jeb Bush avevano ripiegato su Rubio, stanno assistendo al tracollo anche del loro secondo “investimento” in un candidato dell'establishment di loro gradimento, e dovranno ripensare alla loro strategia se Marco non fara' il miracolo di ribaltare i sondaggi che lo vedono secondo a Trump in Florida, in ripresa rispetto all'abisso di 20 punti di qualche settimana fa. Ieri Rubio non ha vinto alcun delegato nei primi tre stati scrutinati (Mississippi, Michigan e Idaho), mentre Trump ne ha presi 58, Cruz 43 e Kasich 16. All'alba di mercoledi', ultima per via del fuso orario, e' poi arrivata la notizia della vittoria di Trump anche nel caucus delle Hawaii, che chiude la giornata con un netto 3 a 1 per il magnate del mattone. Il senatore del Texas Cruz, infatti, ha conquistato il suo settimo Stato, il minuscolo Idaho famoso per le patate, con il 41% dei voti, davanti a Trump (28%), Rubio (18%) e Kasich (3%). Se ne vincera' un ottavo, ed e' assai probabile, Cruz raggiungera' la quota minima indispensabile, prevista dall'attuale regolamento del GOP, per entrare in lizza come nominato in una eventuale convention “aperta”, in cui cioe' nessuno si presenta con la maggioranza assoluta di delegati in tasca. Queste primarie repubblicane sono davvero sorprendenti. Il capofila Donald e' disprezzato dall'opinione pubblica guidata dai media, ma piace alla classe operaia e al ceto dei non garantiti e meno istruiti. Cruz non piace a nessuno dei suoi 53 colleghi del Senato, e' malvisto in generale nel suo stesso partito ma ha un seguito fedelissimo tra gli iperconservatori e gli evangelici. Rubio e' il “piacione” di tutti, nel partito e nei media, ma non piace agli elettori. DEMOCRATICI. La sorpresa piu' clamorosa e' la vittoria del senatore socialista Sanders in Michigan, che era il trofeo piu' ambito della giornata. Si e' imposto con un vantaggio minimo di un paio di punti, 50% a 48%, che pero' ha ribaltato tutti i sondaggi della vigilia che davano l'ex First Lady sempre davanti confortevolmente. Lo staff del senatore del Vermont ora punta alla stessa rimonta tra una settimana in due altri stati del MidWest, l'Illinois e l'Ohio, relativamente simili al Michigan per profilo sociologico e razziale (popolazione prevalente di classe medio-bassa e bianca). Fino a ieri la Clinton sperava in due “passeggiate”, ora ha capito che Sanders, e i suoi aficionados, non demordono. di Glauco Maggi

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