Clinton contro Sanders, il sondaggio devastante (per Hillary)
Bernie Sanders non si avvia soltanto a vincere a mani basse in New Hampshire, nelle prime elezioni tradizionali che si terranno con le normali urne e non in assemblee lunghe qualche ora come nel caucus in Iowa. Il socialista dal Vermont sta anche avvicinandosi a grandi passi nella conta delle preferenze a livello nazionale, ed e' quasi arrivato a pareggiare i suoi consensi a quelli di Hillary. Nel sondaggio della Universita' del Massachusetts/Lowell/7NewsTV per la primaria del 9 febbrario in New Hampshire le preferenze per Sanders, al 61%, doppiano il 30% pro Hillary. Ma e' il trend che emerge in tutto il Paese, registrato dal sondaggio pubblicato oggi venerdi' 5 dalla Quinnipiac University, a impressionare: lo scorso dicembre, due mesi fa, il distacco a favore della “prima donna” era di 31 punti, 61% contro il 30% del “primo socialista”, ma adesso il vantaggio di Hillary si e' ridotto a due punticini, 44% contro 42%. I democratici in tutta America stanno ogni giorno sapendo di piu' dei guai legali della Clinton e sono sempre piu' disgustati dalle sue menzogne. Nei dibattiti, come in quello di ieri sera su MSNBC e in quello del giorno prima sulla CNN (due network filo democratici), sentirla spiegare i suoi legami con Wall Street ha scandalizzato il pubblico dei liberal che, dopo 7 anni di Obama, odiano di piu' le banche che l'ISIS. “Ho preso 675 mila dollari dalla Goldman Sachs per tre discorsi perche' me li hanno offerti”, ha detto. E ancora: “In verita', quando li ho concordati non pensavo di correre per la Casa Bianca”. Bisogna avere la faccia di uno della famiglia Clinton per dire queste cose senza ridere, ma il segno che poi lasciano nella stima della gente normale e' ovvio e indelebile. Anche perche' i giornali provvedono a sbugiardarla con i fatti: nel marzo del 2004 , per esempio, pretese 300mila dollari per parlare alla Universita' della California, e quando la scuola chiese uno sconto la agenzia Harry Walker, che la rappresenta, lo nego' “perche' questa e' la tariffa speciale per le universita'”. E quanto al “non avevo intenzione di correre” e' solo la misura della sua arroganza spudorata e patetica. I democratici, che all'apparire di Sanders sulla scena lo avevano ovviamente giudicato una macchietta impresentabile in quanto marxista, hanno poi via via dovuto fare i conti con la Clinton “regina nuda” con tutti i suoi scandali (Bengazi e Global Foundation), i rischi di essere incriminata dall'FBI (server e email top secret) e la congenita propensione alla menzogna che e' un marchio di famiglia. Lo smottamento della sua credibilita' viene da tutto questo, e rischia di trasformarsi in una slavina inarrestabile da una primaria all'altra. Il paradosso e' che il fattore “ineleggibilita'” sta diventando un fardello piu' pesante per Hillary che non per Bernie. Infatti, e' lo stesso senatore che ha rivendicato nelle sue piu' recenti dichiarazioni di essere il “piu' eleggibile” tra i due DEM a novembre. E ha citato i sondaggi dedicati ai “testa a testa” ipotetici con i repubblicani. Nello stesso sondaggio Quinnipiac citato sopra, il senatore rosso batte per 10 punti Trump, per 4 punti Ted Cruz ed e' a pari con Marco Rubio. Hillary supererebbe Trump solo di 5 punti, ma sarebbe pari a Cruz e verrebbe strabattuta da Marco Rubio per 7 punti. A conferma di questi risultati, il divario e' negativo per 17 punti tra chi giudica Hillary sfavorevolmente e chi la giudica favorevolmente; solo Trump fa peggio, con 25 punti di divario negativo. All'opposto, Sanders ha un divario positivo di 9 punti, battuto da Rubio che ha un divario positivo di 14 punti, il piu' alto tra i candidati nelle prime posizioni. Rubio, insomma, e' la vera bestia nera dei democratici: “primo ispanico”, giovanissimo quarantenne rispetto alla “prima nonna” di 69 anni e al “primo socialista” di 74. Sono tutti numeri che dovrebbero aiutare i repubblicani a riflettere: se l'obiettivo e' tornare alla Casa Bianca l'uomo giusto, almeno allo stadio attuale della corsa, e' Rubio. Un test sara' la primaria tra tre giorni. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi