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Il verdetto dell'Iowa: vince Cruz, ma la sorpresa è un'altra

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Ted Cruz ha vinto in Iowa, e con un distacco non insignificante su Trump, per 28% a 24%. Ma dietro a Donald e' spuntato un sorprendente Marco Rubio, con il 23%. E' un terzo posto che vale l'ingresso nella “coppia dei campioni”, e tutti se ne sono accorti subito. Prima degli altri la campagna del senatore texano Cruz, che sulla vittoria in Iowa aveva praticamente puntato tutto: ha mobilitato 12 mila volontari, circa un quarto dei voti raccolti alla fine, e ha incassato i frutti di un impegno che dura da 10 mesi, con frequenti viaggi sul posto e la conquista del network dei pastori evangelici. Cruz ha fatto un vanto della sua collocazione “anti-establishment”, del suo “disprezzo” per Washington, del suo “auto-isolamento” politico. Come odia le banche lui, non le odia nessuno. E dice tutto, a proposito di acume strategico, che la sua sola battaglia che si ricordi sia stata quella dell'ostruzionismo personale in Senato che porto' alla serrata del governo e al discredito del GOP presso l'opinione pubblica. Non e' un caso che non e' riuscito ad avere un singolo collega senatore, neppure tra i piu' anti-immigrazione e i piu' filo-costituzione, che abbia speso una parola per lui nei mesi che hanno portato allo Iowa. E nessun senatore, anche ora che Ted ha vinto il primo caucus, e' salito finora sul suo carro. Cruz ha fatto una bandiera del suo status da puro senza ombre, anche se nell'armadio di casa ha una moglie che fa l'executive alla Goldman Sachs. Gli ultimi scontri feroci con Donald Trump l'hanno lasciato vincitore del duello diretto, e non si sapra' mai quanto sia stato sbagliato il calcolo del miliardario anti-Fox Channel nel disertare l'ultima passerella in TV, quattro giorni prima del voto. Si sa, invece, che paura matta ha adesso Cruz della rimonta di Marco Rubio. La responsabile della comunicazione della campagna di Ted ha tradito l'ansia esponendo una strategia che e' una pia speranza. E' ora che chi si riconosce nei campioni dell'anti-establishment, ha detto la fedele di Cruz alludendo ai fans di Trump (24% dei voti) e di Ben Carson (9%) , si unisca sotto il mantello di Cruz (28%) per battere “chi difende il sistema di Washington, chi difende lo status quo”. Ma il pubblico che ha spinto finora Trump in cima ai sondaggi nazionali, e che in Iowa ha forse giocato la sua partita piu' difficile di tutti gli stati d'America per la composizione sociale-culturale dell'elettorato locale, cerca qualcosa di diverso dal rigore parolaio di Cruz. I trumpiani vogliono “fare l'America piu' grande” affidandosi ad uno che sa fare bene gli affari, che li conclude con tutti pensando al fine concreto. Per non parlare di quelli che stanno con Carson. Ieri, prima che finissero le operazioni di voto, la staff del neurochirurgo ha diffuso un'aperta accusa, nientemeno che di broglio elettorale, contro Cruz. I suoi rappresentanti, mentre ancora si votava ieri, hanno diffuso dei tweets e hanno fatto girare la voce che “Carson ha sospeso la sua campagna, non votate per lui ma per Cruz”. E ancora stamane Carson ha detto in interviste a tutte le Tv di aver chiesto a Cruz di allontanare i responsabili della scorrettezza. “Si sta comportando come i peggiori politici che dice di voler combattere”, ha detto Carson. La verita' e' che un elettorato su misura per lui come in Iowa, Cruz fara' fatica a trovarlo altrove, e quindi convertire chi non e' gia' con lui sara' da adesso la sua sfida impossibile. Finora, e' Rubio che ha dimostrato di fare da coagulo di fans di altri, anche perche' rappresenta un'area vasta che comprende Jeb Bush, Chris Christie, John Kasich, Mike Huckabee (che ieri ha abbondonato la corsa). Da solo, con il 23% in Iowa, Rubio ha gia' raccolto piu' degli altri candidati “ragionevoli” messi insieme, e potenzialmente potra' assorbirne altri nelle prossime tappe. Non bisogna dimenticare che lo Iowa e' una tappa tanto anomala nel giro delle primarie, che le volte precedenti i vincitori erano stati Mike Huckabee (un ex pastore evangelico) nel 2008 e Rick Santorum (ex senatore dalla religiosita' nota e sincera) nel 2012. Entrambi non andarono lontano. di Glauco Maggi   twitter @glaucomaggi

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