Donald Trump rinuncia al dibattito: c'è la giornalista della "gaffe" Megyn Kelly
Donald Trump, 24 ore prima del dibattito in TV di domani tra i candidati del GOP alla FOX TV, ha annunciato che non vi prendera' parte. E' subito scattata la caccia alle interpretazioni vere, perche' quella che Donald ha accampato per spiegare il grande rifiuto non convince. Ha detto che la Fox Channel “sta facendo giochini su di lui”, perche' ha deciso che tra i tre moderatori ci sara' anche Megyn Kelly, la bionda tosta e brava che si e' conquistata un'ora di riguardo, tra le 9 e le 10 di sera, per il suo quotidiano show politico di notizie e interviste. Una potenza, insomma, seconda solo al mitico Bill O'Reilly, che da 15 anni in America e' il piu' visto dalle 8 alle 9 sulle tv via cavo. Vi ricorderete di Megyn, forse, e proprio grazie a Trump, che ebbe con lei un brusco scontro durante il primo dibattito qualche mese fa e che il giorno dopo commento' “e' stata scorretta verso di me”, arricchendo l'accusa con una allusione alle mestruazioni della giornalista. Poi Trump ha fatto la pace con il network, ma mai con la giornalista in questione. Ma e' credibile che Trump abbia rinunciato ad una audience considerevole – che con la sua presenza avrebbe di sicuro bissato il record della volta precedente – per non dover rispondere alle domande di una conduttrice, solo perche' avrebbe un “pregiudizio” contro di lui? Se cosi' fosse, come potrebbe andare alla CNN, alla NBC, o farsi intervistare dai media in generale di sinistra, visto che dicono e scrivono di lui (tutti o quasi) peste e corna? Ci dev'essere qualcos'altro. Per Charles Krauthammer, noto conservatore, a sua volta commentatore di grido abituale per FOX, la mossa di Trump e' figlia della sua grande maestria ed esperienza nei “Reality TV”. Il protagonista di “The apprentice”, (L'apprendista), il programma che lo ha lanciato come “uomo della Tv” liberandolo della limitante etichetta da palazzinaro, ha imparato che il segreto della conservazione del seguito, cioe' del successo di rating, sta nella capacita' di stupire sempre, di inventarsi sempre novita' che catturano il pubblico e allontanano la noia e la banalita'. Che cosa c'e' di meglio, quando e' diventato rituale presentarsi sul palco a fianco di colleghi candidati che mangiano la sua polvere da mesi nei sondaggi, sparigliare il gioco e chiamarsi fuori? Nanni Moretti lo aveva gia' capito, onore a lui, in Ecce Bombo: “Mi si nota di piu' se vengo e sto in disparte, o se non vengo per niente?”. Lui decise alla fine di andare alla festa, Trump ha pensato che l'assenza sarebbe piu' assordante della presenza, e sta gia' avendo ragione. Non si parla che di lui, nelle trasmissioni di tutte le reti dedicate al dibattito. Su MSNBC Chris Matthews, liberal, ha scherzato la FOX cosi': “Ma chi volete che guardera' un dibattito tra due cubani?” (Cruz e RubioNDR). In nessun'altra maniera, insomma, Trump avrebbe meglio monopolizzato la discussione di queste ore. Krauthammer ha sicuramente trovato un perche' intrigante, e io lo condivido. Pero' penso anche che ci sia, insieme alla considerazione “commerciale” nel breve termine, una motivazione piu' strategica. Trump guarda gia' al dopo. Non che abbia la nomination in tasca, ma da vulcanico uomo d'affari e di spettacolo non fa fatica a pensare a due cose insieme. Se da una parte l'operazione che mira ad occupare tutti i titoli e tutte le battute, adesso, e' funzionale a non dare chance di rimonta ai candidati in disperato bisogno di visibilita' (Rubio, Bush, Kasich eccetera), lo schiaffo simbolico a Fox Channel e' un “pronti contro termine”: pago oggi il rischio di passare per uno che ha paura di confrontarsi con una giornalista (Cruz ha fatto la battuta scontata “se ha fifa di Megyn, come sapra' ribattere a Hillary, o un domani a Putin?”) ma incassero' alla scadenza la mia buona fede come “indipendente”. Come uno che ha fatto un dispetto a Fox Channel, che mezza America ritiene, con disprezzo, un house organ del GOP e dei conservatori piu' arrabbiati. E' una strizzatina d'occhio agli indipendenti, e persino ai democratici moderati, che si stanno spaventando a dover scegliere tra un comunista e la Hillary di sempre, corrotta e indegna di fiducia. Glauco Maggi