L'ascesa del senatore Bernie Sanders, il comunista che minaccia Hillary Clinton
Nel dibattito di ieri notte tra i DEM a Charleston (Sud Carolina) sulla NBC, Sanders ha detto che "vuole fare la rivoluzione politica", ha promesso mutua pubblica e universita' gratis per tutti, e di aprire al piu' presto possibile l'ambasciata USA a Teheran, come ha fatto Obama con Cuba. Ovviamente saranno le tasse di tutti, non solo dei milionari, a pagare questa bonanza socialista. Un'analisi fatta tempo fa dagli economisti sulla base del suo programma aveva fissato un costo di 18 trilioni di dollari in 10 anni. In modo brutale, poi, Sanders ha attaccato direttamente la Clinton - "che ha preso 600mila dollari dalla Goldman Sachs in un anno"-, sostenendo che solo lui potra' essere il castigamatti di Wall Street e delle banche, perche' non e' nel loro libro-paga. E' lo stesso argomento che vanta, sul fronte opposto, il miliardario Donald Trump. Ma mentre il businessman delle case e della TV ha l'obiettivo di “tornare a fare grande l'America” usando solo soldi suoi, il senatore del Vermont vuole fare un “cambiamento rivoluzionario” con i milioni degli americani che credono alle sirene socialiste. La Clinton ha cercato di fare la candidata "seria", sostenendo che costa troppo introdurre una mutua unica statale per tutti al posto di Obamacare, e che e' comunque questa e' una meta politicamente irraggiungibile. Ma la sua ipocrisia opportunistica – in realta' Hillary e' ideologicamente a favore della stessa soluzione, visto che l'aveva caldeggiato negli Anni Novanta quando era First Lady - e' brillata ancora piu' chiaramente della follia visionaria del socialista dichiarato. La realtà, amara per la sorte degli Stati Uniti “europizzandi”, e' che il partito Democratico obamiano ha davvero spostato radicalmente a sinistra il proprio asse politico. Sanders ha oggi speranze serie di vincere Iowa e New Hampshire, e questa e' un'enormita' inimmaginabile solo un anno fa. Ha raccolto più' soldi di Hillary in contributi individuali e appare spavaldo, forte della sua sincerita' da Sessantottino sulla cresta dell'onda. Hillary appare invece sprofondata nei suoi scandali vicini (inchiesta federale della FBI sulle email e sul suo server personale illecito, Bengazi, la Clinton Foundation…) e lontani (gli attacchi alle donne vittime dei soprusi del marito). Il risultato e' che i sondaggi la bollano come "la meno degna di fiducia e la piu' bugiarda" da diversi mesi, tra i candidati di entrambi i partiti, e non ha mai mostrato di poter rimontare. La sua unica carta e' il terrore dei democratici di perdere la Casa Bianca, ma bisogna vedere quanti saranno quelli che si tureranno il naso, e se saranno sufficienti a rimettere insieme la coalizione di giovani, donne e neri che fece vincere Barack. Le ultime rilevazioni indicano che il favore delle donne democratiche verso di lei sta diminuendo drasticamente, e che tra i giovani DEM dai 18 ai 34 anni, i millenials, una percentuale di due a uno appoggia Bernie “Che” Sanders. Il vecchio arnese ha un passato rosso da fare invidia ai comunisti italiani rimasti tali. A suo onore va detto che in America era sempre servito il rinnegarli, o almeno tenerli nascosti, come ha fatto Obama. Lui, invece, e' restato quello che era quando faceva parte della Lega dei Giovani Socialisti alla Universita' di Chicago, nel 1964. Ha anche organizzato un fronte di comunisti (United packinghouse Workers Union), che era finito sotto inchiesta della Commissione della Camera sulle “attivita' anti-americane” durante la Guerra Fredda. Laureato in Scienze Politiche, si e' spostato in Vermont dove ha guidato la Societa' di Storia del Popolo Americano, un organo di propaganda marxista. E' li' che ha prodotto un documentario apologetico di Eugene Debs, dirigente del partito comunista USA dei tempi della salita al potere di Lenin e dei suoi bolscevichi, che lo definirono “il piu' grande Marxista d'America”. In un discorso del 1918 a Canton, Ohio, Debs riaffermo' la sua solidarieta' con Lenin e Trotsky. Sanders, per capirsi, ha ancora oggi un ritratto di Debs sulla parete del suo ufficio da senatore a Washington. Negli Anni 70 Sanders fu tra i fondatori del Liberty Union Party, che propugnava la nazionalizzazione di tutte le banche e il controllo federale di tutte le aziende americane dei servizi di pubblica utilita', luce gas telefoni e acqua. Nel 1981, dopo aver fallito le prime lezioni per il Congresso, ripiego' sulla posizione di sindaco nella citta' principale del Vermont, Burlington, dove chiamo' “Vermont Reds” (i Rossi del Vermont) la locale squadra giovanile di baseball. Fece vari viaggi di “amicizia” nell'URSS (tra cui il viaggio delle sue seconde nozze) e a Cuba. Nel 1985 ando' in Nicaragua, dove celebro' la salita al potere del governo sandinista marxista-leninista. La ricostruzione dei trascorsi del senatore socialista-comunista e' apparsa domenica sul New York Post a firma di Paul Sperry, associato alla Hoover Institution. Nessuno puo' contestare alcunche', essendo materia storica acquisita, ma si puo' scommettere che se Sanders dovesse mai riuscire a vincere la nomination (che e' il sogno ad occhi aperti di tutti i concorrenti repubblicani, ma, a mio avviso, con una probabilita' di avverarsi vicina a zero) la stampa mainstream stendera' un velo di protezione forte sulla abbronzatura politica rossa del democratico. E il suo passato, anche se e' nella sostanza il suo presente, verra' sbianchettato e reso buonisticamente accettabile. di Glauco Maggi