Il cinismo dietro Black Lives Matter
A Detroit mercoledi' scorso un poliziotto ha sparato e ucciso un 35enne nero, ricercato, che aveva reagito violentemente al tentativo di arresto di un agente. E sabato, a Chicago, gli agenti hanno ucciso un giovane nero di 19 anni e una donna nera di 55: il papa' del ragazzo aveva chiamato la polizia alle 4 del mattino perche' il figlio lo stava minacciando con una mazza di metallo, e quando la squadra di poliziotti e' intervenuta ha ammazzato il ragazzo e anche, “accidentalmente” (secondo la versione della polizia), la vicina di casa che aveva aperto il portone d'ingresso. Sono altre tre morti di quelle “che contano”. Perche', come ha deciso uno slogan dalla correttezza politica per antonomasia promosso movimento di piazza e d'opinione, e benedetto dalla Casa Bianca, “Black Lives Matter” (BLM), “le vite dei neri contano”, ma solo nel caso in cui gli afro-americani sono uccisi da poliziotti. Meglio se gli agenti sono bianchi, ma non e' obbligatorio. E comunque il motto di condanna si applica a prescindere dalle circostanze della morte: non importa se la vittima abbia appena commesso un qualche reato, se si sia ribellato con la forza all'arresto, se il poliziotto abbia agito per difendersi rispettando il codice di comportamento. Come e' successo nel caso del 18enne Michael Brown di Ferguson (Missouri), passato in giudicato con l'assoluzione piena dell'agente bianco sparatore da parte dello stesso Ministero della Giustizia di Obama. Ciononostante, Brown e' diventato il simbolo di BLM. Il fatto di cronaca nera di Detroit ha avuto come protagonisti un agente di Dearborn e un afro-americano di nome Kevin Matthews, 35 anni, schizofrenico. “Lo hanno ammazzato per niente, non era armato”, ha detto sua madre al Detroit Free Press. Gli inquirenti stanno indagando per ricostruire nei dettagli l'accaduto, ma secondo quanto ha detto finora la polizia l‘agente era di pattuglia nell'area di Tireman e Greenfield quando ha visto un uomo che si e' messo a correre mentre lui si stava avvicinando. Il poliziotto ha inseguito il tizio e lo ha raggiunto alcuni isolati dopo, entro i limiti della citta' di Detroit, dove, dice il comunicato del Dipartimento di polizia, e' “scoppiata una lotta tra i due e il poliziotto alla fine ha sparato con la sua pistola di ordinanza colpendo il soggetto”. Il capo della polizia di Detroit James Craig e il capo della polizia di Dearborn Ron Haddad hanno aggiunto che l'uomo era ricercato per un furto commesso il giorno prima ed era oggetto di un mandato di comparizione emesso dalla cittadina di Redford, con una cauzione da 2500 dollari. Craig ha spiegato che l'agente aveva visto un uomo “che conosceva”, ha lasciato l'auto e ha fatto a piedi “il breve inseguimento, che si e' concluso nel retro di una palazzina, dove c'e' stata una lotta” e alla fine sono partiti i colpi. Craig ha raccontato che la divisa del poliziotto era strappata, il suo equipaggiamento e la sua cintura erano stati manomessi e l'agente aveva subito qualche ferita. L'inchiesta chiarira' la responsabilita' del poliziotto, e, se sara' mandato a giudizio e ritenuto colpevole, paghera' il dovuto. Piu' complicata, anche politicamente, la tragedia di Chicago. Anche qui l'indagine chiarira' la dinamica dell'incidente, per ora piuttosto oscura, ma il Dipartimento di Polizia della citta' di Obama ha gia' definito accidentale la uccisione di una delle due vittime, chiedendo scusa. Il sindaco, Rahm Emanuel, ex capo di staff di Barack, e' nell'occhio del ciclone per aver tenuto segreto per 13 mesi il video che documentava l'assassinio a freddo, con 16 colpi di pistola sparati da un agente bianco, di un 17enne nero disarmato. L'agente era stato incriminato subito per omicidio, ma lo scandalo nello scandalo e' che Emanuel doveva essere rieletto ed era riuscito a non far vedere prima del voto quel filmato, raccapricciante, che lo avrebbe travolto. Costretto infine a rendere pubblico il video per ordine del tribunale, cui si era rivolto un organo di stampa invocando la legge sulla trasparenza degli atti pubblici, il sindaco democratico e' ora finito sul banco degli accusati e si sono moltiplicate le richieste di dimissioni. Le due vittime della polizia del fine settimana natalizio sono adesso due altri chiodi conficcati nella sua “bara politica”, e non lo aiuta certo che la notizia lo abbia raggiunto mentre lui era in vacanza a Cuba per 10 giorni con la famiglia. Chicago e' una citta' “monocolore” DEM da decenni, e ha il triste primato di avere piu' omicidi di New York, ma con una frazione dei suoi abitanti. Evidentemente c'e' un problema specifico di gestione dell'ordine pubblico, che e' tipico delle metropoli senza ricambio politico - come Chicago, Baltimora, Detroit - , dove ha piu' spazio la corruzione. Cosi' a pagare sono, nei ghetti, anche alcune persone normali vittime “accidentali” di una polizia inadeguata. Quelli di BLM sono in grande mobilitazione perche' il nome di Kevin Matthews a Detroit, e di Bettie Jones (la 55enne) e di Quintonio LeGrier (il 19enne) a Chicago, vanno ad arricchire l'elenco dei martiri neri del supposto “razzismo poliziesco di Stato”. E' un'operazione cinica, e distorcente, che rende la peggior giustizia possibile proprio agli afro-americani. Il numero dei martiri adottati da BLM e' statisticamente irrisorio rispetto ai tantissimi neri (o agli ispanici) che muoiono per mano di altri neri (o ispanici) delle gang che infestano i ghetti delle metropoli, da Los Angeles a New York, da Chicago a Baltimora, da Detroit a Filadelfia. Sono, questi, migliaia di morti senza nome. La maggioranza sono vittime della “concorrenza” criminale, ma molti sono adulti e bambini innocenti uccisi nel fuoco incrociato o nelle esecuzioni di strada. Il sindaco di Giuliani aveva citato una percentuale del 93% di “membri delle minoranze uccisi da neri e ispanici” a New York, usando dati dell'FBI e della municipalita'. Grazie alla sua esperienza di “sindaco-sceriffo” che aveva usato la polizia applicando la “tolleranza zero”, Giuliani aveva ridotto a un quarto circa i 2200 morti dell'anno peggiore del suo predecessore, Dinkins: in pratica, vista la percentuale del 93% di neri e ispanici sul totale delle vittime di omicidio, la ferrea politica Law & Order aveva salvato quindi migliaia di appartenenti alle minoranze. Per lui, e per il successore Mike Bloomberg che aveva continuato la sua politica, “le vite dei neri contavano” davvero. Nella realta' e non come puro slogan. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi