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Un dittatore "pragmatico": Obama si inginocchia davanti a Raul Castro

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Obama vuole andare a visitare i Castro a Cuba prima di lasciare la Casa Bianca, e non ne fa mistero. Per ingraziarsi il regime e avere l'agognato visto per l'Havana, il presidente USA si e' spinto a definire Raul come “un pragmatico, non un ideologo”, in un'intervista ad Yahoo News un anno esatto dopo l'annuncio del disgelo. “Credo che riconosca il bisogno di un cambiamento e vedo in lui una grande componente di pragmatismo. In quel senso, io non penso che sia un ideologo”, ha detto il presidente al giornalista Oliver Knox. “Sono molto interessato ad andare a Cuba, penso che ci debbano pero' essere le condizioni giuste” , ha aggiunto. “La mia speranza e' che nel corso dell'anno venturo daremo un'occhiata alla situazione e diremo: ora potrebbe essere il tempo per far brillare una luce sul progresso che e' stato compiuto, ma anche l'occasione per dare una spintarella al governo cubano nella nuova direzione”. Dove abbia visto, Obama, “il progresso che e' stato compiuto” e' un mistero. Lo stato di polizia contro i dissidenti e' li' esattamente come prima, imperturbato anche dalla recente visita del Papa “compagno” che non ha nemmeno voluto incontrare i dissidenti. La realta' e' che Barack ha gia' deciso di entrare nella storia come il presidente USA che per primo si e' recato nell'isola comunista dopo mezzo secolo di “guerra fredda” con il regime, incurante del fatto che di “progressi” ce ne siano stati solo sotto forma di concessioni dalla parte americana, come la caduta del divieto ai visitatori e alle imprese di entrare a Cuba. I primi per portare valuta pregiata al turismo per lo piu' statale, e le seconde per creare posti di lavoro, ma senza assunzioni dirette di personale cubano da parte delle ditte USA. Invece, sul modello vigente nella “zona franca” tra la stalinista Corea del Nord e la democratica Corea del Sud, i rapporti di lavoro sono intermediati e controllati dal governo castrista che “amministra” gli stipendi. Pragmaticamente. Il fatto che Obama, il quale nella campagna per essere eletto nel 2008 aveva giurato parlando di se stesso di voler essere il presidente “della sinistra e della destra”, e che “non c'erano Stati democratici e Stati repubblicani ma solo gli Stati Uniti d'America”, e' la dimostrazione di come i politici di sinistra, sempre ideologici anche quando vivono nei regimi democratici, riconoscano che non suona bene passare per ideologi davanti all'opinione pubblica, e che il pragmatismo e' una virtu' di cui fregiarsi. Cosi' abbindolano gli indipendenti per farsi votare, e poi si comportano come ha fatto lui nei primi sette anni da presidente: l'ideologo irremovibile; il negatore della ricerca dei compromessi con il GOP che per lui e' sempre stato il partito del male; il governante che pensa di essere moralmente su un piano tanto alto da non preoccuparsi di creare consenso conquistando anche gli avversari. Per capirsi, un presidente agli antipodi di un Ronald Reagan che nel 1984, alla sua rielezione dopo il primo mandato, conquisto' 49 Stati su 50 dopo aver sciorinato risultati concreti, non vuote professioni di pragmatismo. A Obama, al contrario, non basta l'essere stato un falso pragmatico lui. Vuole convincere il mondo che anche Raul Castro, dopo la rivoluzione in nome dell'ideale comunista che ha prodotto cinque decenni di partito unico e di miseria economia, con milioni tra profughi e prigionieri politici, sia oggi un pragmatico. Ma per sostenere questa fandonia, e cercare di giustificare cosi' la sua politica di disgelo simpatetico con la dittatura cubana, Barack deve persino smentire lo stesso Raul. Che, ideologo convinto e orgoglioso, non ha bisogno di farsi passare per pragmatico per stare al potere: gli bastano gli apparati di polizia. “Non ci si deve aspettare che Cuba, allo scopo di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti, abbandonera' le idee per le quali si e' battuta”, aveva avvertito il fratello di Fidel, a commento della decisione di Obama di regalare i normali rapporti diplomatici al dittatore Raul. Un ingrato, fissato con la rivoluzione, che non sapeva di essere pragmatico se non glielo avesse detto Barack. di Glauco Maggi

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