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L'attentato in Libia si poteva evitarePolemiche su Obama e la Clinton

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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  di Glauco Maggi Si fa sempre più critica la posizione dell'amministrazione sull'affaire Libia, che ha portato all'uccisione dell'ambasciatore americano e di altri tre americani nell'assalto alla sede diplomatica di Bengazi. Due deputati della Camera repubblicani, Darrell Issa (California) che è il capo della Commissione delle Indagini sugli atti del governo e Jason Chaffetz (Utah), membro della stessa Commissione, hanno detto di essere stati informati da “whistleblowers” (persone all'interno di una organizzazione, in questo capo membri del corpo diplomatico, che vuotano il sacco perché hanno una diretta conoscenza dei fatti e non intendono coprire le malefatte dell'organizzazione) che il Consolato americano di Bengazi era stato attaccato e minacciato 13 volte prima dell'incidente del mese scorso che si è concluso tragicamente, con la vittoria degli assalitori.  I due deputati hanno mandato una lettera a Hillary Clinton, segretario di Stato e quindi responsabile della diplomazia Usa, fornendo il dettaglio di quanto hanno saputo. “Basandosi su informazioni fornite alla Commissione da individui con diretta conoscenza degli eventi, l'attacco che è costato la vita dell'ambasciatore è stato l'ultimo di una lunga fila di attacchi ai diplomatici occidentali e ai funzionari in Libia nei mesi precedenti l'11 settembre 2012”, hanno scritto i due del GOP. “Non è stato chiaramente mai, come i responsabili dell'amministrazione hanno sostenuto allora, il risultato di una protesta popolare”. I deputati hanno aggiunto che il consolato aveva fatto richiesta di essere protetto con maggiori misure di sicurezza per poter gestire le crescenti minacce ma questa domanda è stata respinta dall'amministrazione. “In aggiunta a tutto ciò”, hanno scritto infatti, “molteplici fonti ufficiali del governo federale hanno confermato alla Commissione che, prima dell'attacco dell'11 settembre 2012, l'ambasciata americana in Libia aveva fatto ripetute richieste per aumentare la sicurezza a Bengazi. Alla missione in Libia, in ogni caso, queste risorse sono state negate da Washington”.  L'episodio di Bengazi ha ormai i connotati di una scandalo che coinvolge Hillary Clinton e la Casa Bianca, e infatti è ormai bollato come Libiagate. Domani il faccia a faccia di Denver tra Obama e Romney è previsto che sarà sulla politica domestica, ma il Repubblicano sarà tentato dal rompere il protocollo e mettere il presidente in difficoltà su una questione di gravità obiettivamente eccezionale. Il giornalista, se non vuol passare per uno smaccato filo Obama, non potrà non fare cenno a una notizia da prima pagina come sarà questa domani in tutto il Paese. Un diplomatico Usa ucciso dai terroristi, con il governo che cerca disperatamente di raccontare una storia diversa. “Perché era quella che volevano vendere”, ha già commentato in Tv l'ex ministro della difesa di Bush, Rumsfeld. Ma ormai la verità è venuta a galla: sono stati i terroristi, Al Qaeda è viva e vegeta, e Barack voleva nasconderlo agli americani, perché per lui la “guerra al terrore” non è mai esistita, era una ossessione di Bush.       

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