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1000 modi per morire (da idioti)

Il programma straordinariamente allucinogeno di D-Max

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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  La morte -come le tasse- «è ovunque, molti di noi riescono ad evitarla altri non riescono a sfuggire...». Questo l'incipit di (1000 modi di morire D-Max venerdì ore 23), programma che si dipana come una sorta di metronomo emozionale: a guardarlo, prima suscita curiosità, poi incredulità, poi rabbia, infine riso catartico. 1000 modi per morire - zeppo di minorati, non consigliato ai minori- ricostruisce la morti più inusuali e bizzarre del mondo, rendendole materia di black comedy. Nell'ultimo episodio, per dire, sfilavano tra i defunti di giornata: a) un tizio di Milwaukee, il quale trascurando la famiglia per il suo appartamentino da single, acquista come oggetto d'arredo il sedile di un caccia sovietico, ci si siede sopra, tira per curiosità la leva del sedile eiettabile e si va a conficcare con la testa nel soffitto; b) un ragazzo di Berkeley affetto da acrotomofila (attrazione per gli amputati) a cui va di traverso l'occhio di vetro della fidanzata lasciato in un bicchier d'acqua sul comodino; c) sei ubriaconi di Boston («come ogni città Boston ha la sua percentuale di idioti») che si legano le mani col nastro adesivo a bottiglie di birra, in una gara alcolica surreale; e, mentre va a fuoco il divano non riescono ad aprire le finestre; d) una spia tedesca che, durante la guerra, ingoia del cianuro pensando di essere stato scoperto da un signore che semplicemente gli restituiva il portafogli; d) un maniaco della playstation che dopo 30 ore di gioco ininterrotto, stramazza nei suoi stessi escrementi. Il tutto realizzato con docufiction velocissime, sceneggiate con sarcasmo e con il cosiddetto humour tongue-in-cheek (cioè: una parodia garbata, un «credeteci ma non troppo»), successivamente condita da interventi di scienziati autorevoli atti a spiegare come funziona un sedile eiettabile, come fa ad incastrarsi un occhio di vetro nella trachea, o perchè il cianuro che passeggia nelle «vie metaboliche» fa male. 1000 modi è uno dei programmi più idioti e ineducativi in circolazione. Ma il suo trash è talmente «oltre» che, se fosse ancora vivo Bretòn, ne farebbe un'opera d'arte...

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