Zero zero zero. Dal Mexico a Gioia Tauro, il lungo cammino della coca
La nuova serie Sky Atlantic tratta da Roberto Saviano
“Credi nell'amore? L'amore finisce. Credi nel cuore? Il cuore si ferma. Allora credi nella figa ? Tua moglie appena rimarrà senza un soldo ti dirà che la trascuri. Credi nei figli? Appena smetterai di passargli i soldi ti diranno che non li ami. Credi nella mamma? Se non la accudisci ti dirà che sei un figlio ingrato. Che succederà quando non hai più niente da offrire?”. Mentre la voce narrante racconta -con un certo senso della sfiga- il flebile destino dell'essere umano, Don Minu La piana se ne esce dal buco nel terreno dove si era rintanato per anni, causa latitanza, facendo crollare il business di famiglia. E sta qui, in quest'uscita improvvisa del vecchio boss mafioso che strappa i nipoti fatti grandi e i suoi picciotti al rito di una processione di paese in terra sicula; ecco, sta qui, in questa scena, l'esordio di Zero zero zero (Sky Atlantic e in streaming su Now Tv – ogni venerdì due episodi dalle 21.15 ), la fiction tratta dal libro di Roberto Saviano sui cammini tortuosi delle cocaina mondiale. La regia di Stefano Sollima -patinatissima- ricorda a tratti Scorsese; e sulla accurata sceneggiatura si arrampica tutto un mondo che ruota attorno all'operazione di “900 milioni di euro” di spaccio di droga, un utile elemento aggregatore “per rimettere di nuovo in moto le cose” da parte delle organizzazioni criminali alla ricerca di nuovo smalto. Sicchè l'azione, lentamente, si sposta dall'Italia al Messico dove ragazze in mezze nude infilano la coca in barattoli di peperoncini e dove i corpi speciali di polizia torturano gli spacciatori e si ficcano in sparatorie quotidiane in cui muoiono bambini innocenti. Poi passa in un cantiere portuale di New Orleans regno di una famiglia di armatori (padre, figlia che ne prende l'eredità e figlio sordo in attesa del Parkinson) in credito con la mafia; infine torna in Italia, a Gioia Tauro dove i miliziani di Don Minu attendono con ansia la pioggia di polvere bianca. Il primo episodio di Zero zero zero è ellittico: la primissima scena è l'inquadratura dell'armatore Gabriel Byrne colpito dalle teste di cuoio dopo aver ostentato sicumera (“quello che facciamo tiene a galla l'economia mondiale”) e chiude sulla sua stessa espressione incredula uscita da una pallottola. La fiction non è Gomorra, ma parte bene. Certo, poi, come in tutte le serie, bisogna vedere fino a quando il filo della narrazione potrà essere tenuto così teso…