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Stati Generali, quando la tv eccede nel deja vu

Il programma nostalgia di Raitre

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Gli stati generali Foto: Gli stati generali
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C'è una vena di allegra malinconica nel ritorno ciclico di Serena Dandini in televisione. Regina dell'amicco, intrattenitrice esplosiva e simpatica (perfino sexy), autrice finissima, ma oppressa dalla necessità di spalmare la prima serata d'intelligenza, Serena ha portato sulla Raitre dei miracoli di Stefano Coletta Stati Generali (giovedì prime time), un esprit satirico nel nome di Angelo Guglielmi e della Tv delle Ragazze. Che non è un brutto programma, anzi. Neri Marcorè che imita Giuseppe Conte è esilarante; la parodia sanguinaria di Franca Leosini strappa sorrisi; e funzionano, perfino, le stilettate alla tv urlata di Barbara D'Urso con tanto di titoli gossippari in cui la chirurgia estetica richiama il nonsense degli asparagi e l'immortalità dell'anima di Campanile. Buone la regia e i siparietti d'interviste sul divano rosso che producono una sorta di economia circolare del prodotto dandiniano: non si butta va nulla e si offre un riciclo dignitoso. Ma è proprio questo il problema: il riciclo. Ce n'è bisogno davvero? Cito random. Dario Argento che discetta noiosamente della paura; l'estenuante Martina Dell'Ombra sovranista salviniana (ma Salvini non è più al governo), i finti spot (me li ricordo dai tempi dell'università e sono passati millenni); Cinzia Leone (a questo punto era meglio l'omonima scrittrice e fondatrice del satiricio Male); l'umorismo dei geni del web The Pills, che in tv non è mai sbocciato anni fa e non si capisce perché dovrebbe farlo adesso. Tutto questo produce la fastidiosa sensazione del deja vu di una gloriosa narrazione del passato che finisce col farti il nodo alla gola. Spesso soverchiando la stessa presenza della Dandini. Parlo da fan delle prim'ora della Tv delle ragazze e dei programmi dandiniani che donarono, alla satira italiana giganti come Corrado e Sabina Guzzanti -la prima Sabina- , Stefano Masciarelli, Rocco Barbaro nello spot strepitoso dell'Amaro Lucano che insinuava il sesso sollazzevole tra le annoiate signore borghesi delle terrazza romane. Ma non vorrei anch'io incespicare nei ricordi. Io, per rivalorizzare la Dandini, oggi la metterei a Cartabianca, affidandole un vero talk politico. Non scherzo. Altre che siparietti irsuti con Mauro Corona…    

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