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Presa diretta sulle Ong, fazioso ma bene fatto

L'inchiesta inedita di Riccardo Iacona

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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L'inchiesta sui migranti nel Mediterraneo Foto: L'inchiesta sui migranti nel Mediterraneo
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Che strano spaesamento la scorsa domenica di prima serata. Mentre su Canale 5, a Temptation Island (la metafora del governo: un posto dove tutti stanno con tutti) Nathalie Caldonazzo accusava, con arte, il suo uomo di aver speronato una squinzia di vent'anni più giovane, su Raitre -e RaiPlay- il mitico Riccardo Iacona difendeva, con arte, a Presa diretta, le Ong dall'accusa di speronare leggi e scafi italiani per aumentare il “pull factor”, la spinta allo smercio di essere umani via Mediterraneo. “Tra il 2015 e il 2017, nel Mar Mediterraneo navigavano fino a quindici navi di Organizzazioni non Governative. Come è accaduto che nell'opinione pubblica le Ong si sono trasformate da “angeli del mare” a “taxi dei migranti, qual è la verità?”, si chiede Iacona nell'annunciare la sua inchiesta interna. La verità, in tv, spesso sta negli occhi di chi guarda. Da lì si snoda un articolato reportage di Giulia Bosetti – capacità d'indagine pari alla bella presenza televisiva, con tanto di spiazzante erre moscia su navi cariche di migranti-; e, dal quel reportage s'intravede tutto il mestiere di Iacona. Che si vede chiaramente per chi tifa -per l' Ong-, ma che si ferma sempre sull'orlo dell'affermazione partigiana. Iacona e Bosetti intervistano sì decine di appassionati volontari dei diritti umani, ma danno voce pure alla collega di Casa Pound che pubblica il libro contro i nuovi traffici di schiavi apparentemente sostenuti dal business dei porti aperti. Ascoltano, certo, con tenerezza, il comandante di una nave che evoca migranti piangenti, donne, vecchi e bambini e sottratti alla morte; ma pure richiamano lo youtuber che col Gps scoprì la strana spola delle navi in acque libiche a caricar fuggiaschi. Sostengono ad alta voce gli scafi bloccati dal decreto Salvini (“non posso credere che questo stia succedendo per aver salvato delle vite!”), ma concedono comunque spazio -se non credibilità- alle 8 inchieste giudiziarie sulle ong, e al cooperante che, per fermare i flussi, spiega agli africani perché non si cede agli scafisti. E' un'inchiesta astutissima, questa, che lascia maturare i giudizi sulle inquadrature, sulle musiche, sui fermo immagine di eccessi come quelli al raduno di Pontina. Il risultato si fa guardare. Vengono formalmente rispettate tutte le regole del giornalismo. L'abilità sta nel trasformare la faziosità quasi in un afflato di simpatia. Quasi…  

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