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Striscia e il caso del sosia clonato di Renzi che fa le pernacchie

La nuova frontiera digitale delle satira

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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satira digitale Foto: satira digitale
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Ci fosse T.S. Eliot, tirerebbe fuori la faccenda del “correlativo oggettivo”, dell'oggetto letterario che richiama un'emozione, dell'importanza del verosimile rispetto al vero. Invece, siccome si tratta di Antonio Ricci la cosa si può giustificare come la solita, prepotente, geniale presa il culo dell'informazione italiana. Striscia la notizia, lunedì, è andata in onda con un esempio esilarante di deep fake, la nuova (neanche troppo) raffinata tecnica di fake news che, in quel caso, innestava volto e voce di Matteo Renzi su un attore. Il quale spernacchiava Mattarella, faceva il gesto dell'ombrello a Zingaretti e Di Maio si dilungava in commenti da cabaret, peraltro condivisibili, sulla politica italiana. Le differenze tra questo mostro creato da un algoritmo e il Renzi autentico erano praticamente inesistenti. Lì per lì, conoscendo la tecnologia inaugurata tempo fa all'Mit di Boston con un cazzaro a cui era stata appiccicata la faccia di Putin, sono scoppiato in una ridarella compiacente. Poi però mi hanno chiamato amici e colleghi: “Ao' hai visto questo stronzo di Renzi che ha fatto?”, “In galera deve andare”. Ad alcuni di loro era sfuggita l'introduzione di Greggio al video ““Questa sera a #Striscia un fuorionda esclusivo: è lui o non è lui? Certo che non è lui!”. Altri, invece, pur avendo ascoltato quella friabile avvertenza pronunciata esclusivamente per prevenire cause penali, hanno incanalato il loro naturale odio nei confronti di Renzi, verso il suo simulacro. Il fatto che ci fossero due Renzi di cui uno paradossale, significava soltanto che Renzi era doppiamente stronzo. Alché mi ha preso una terribile inquietudine. Cosa può succedere se, col deep fake, la televisione – e non solo- riesce a manipolare così bene il falso da renderlo inconfondibile dal vero? Dove arriveremo? A Conte beccato in imbarazzate molestie sessuali con la Merkel? A Mattarella allegro, in perizoma borchiato, su un carro del Gay Pride? Alla Boschi rinchiusa dietro la grata di un convento di clausura? Ad Antonio Ricci nei panni di un serial killer ospedaliero? Più che un romanzo di Eliot, una canzone di Battiato, “niente è come sembra/ niente è come appare/ perché niente è reale”. Niente tranne, forse, l'audience…

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