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Con Made in sud lo spettro di Steno non trova pace

Ancora sul temibile programma comico di Raidue

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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De Martino Izzo Trotta Foto: De Martino Izzo Trotta
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Sarà per una questione di polverosa educazione, ma, salvo che al mercato o allo stadio, io ho sempre detestato chi urla. Ma proprio tanto. In Made in sud (lunedì, Raidue, prime time) urlano tutti. Urlano i conduttori il debuttante Stefano De Martino in bretelle rosse -punzecchiato, inelegantemente con una battuta sulla ex Belen- e Fiamma Trotta che però, essendo una molotov di simpatia, può fare qualunque cosa; urlano gli aspiranti comici; urla il pubblico, che applaude a scroscio e si tiene la panza per le risate. Più il programma urla come si fosse ad un'immensa vendita del pesce, più la gente applaude. Cerco di analizzare il fenomeno Made in Sud, il cabaret del meridionalismo selvaggio, dal 2012. Ci provo. Con tutta la buona volontà cerco di trovare una perla, un guizzo, un colpo alla Totò in quest'accozzaglia di battute sparate a casaccio senza ritegno. Ma non ci riesco. Faccio degli esempi.  Il “filosofo Paolo Caiazzo” apostrofa il pubblico con un “Ditemi che non è vero, se Albano terrorista, Topo Gigio è un serial killer” e, parlando di attori ulula: “Charline è sempre una Tèron”.  Biagio Izzo afferma: “A mio suocero piace talmente tanto la Sicilia che pensa che le due Sicilie siano due”. I due siciliani Matranga e Minafo azzardano: “Vi lamentate che ci svegliamo a mezzogiorno, ma se ci dite voi che noi siamo il mezzogiorno d'Italia…” . Li accompagna un tipo “Gianni l'attore” con un finto giapponese che ripete a nastro la parola: “Suki” cosparsa di doppisensi, da “Tiramisuki”, al telo mare “TeloSuki”. Perfino Francesco Paolantoni, attore di discreta taratura, qui è costretto ad una gag sul razzismo antisalviniana (ci mancava..) condita da distorsioni linguistiche da scuola materna: “Col vento in polpa”, “All'avanguacchera”, “ Chiavichina Ubs”. Ecco, “chiavichina”. E' il termine esatto che mi viene in mente soffermandomi più di dieci minuti sul programma. E, si badi, non è razzismo: io adoro tutto Totò, il teatro di Scarpetta e quello della Smorfia,  De Crescenzo e Nino Taranto. Qualche volta rido perfino con Alessandro Siani.  Però mi è ignoto per qual strano fenomeno fisico Made in sud faccia il 9, 4% di share. Per conto mio penso che, di notte, nel buio delle loro stanzetta, gli autori di questa Danza macabra del riso ricevano gli spettri di Monicelli, Risi, Mattoli, Steno e dei grandi della commedia italiana che, una volta visionata questa roba, non riescono a trovare pace…  

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