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Popolo sovrano, la copia di Nemo e il Sortino conducator

La nuova trasmissione di Raidue

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Il conduttore nuovo di Popolo sovrano Foto: Il conduttore nuovo di Popolo sovrano
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L'articolo 1 della Costituzione è la guida, il faro illuminante, un mantra che dovrebbe prendere il ritmo del “battito del Popolo sovrano” (come dice il conduttore Alessandro Sortino). E sta bene. Il rispetto della sacra Carta è importante, per un programma di servizio pubblico, certo. Ma forse lo è più l'audience attribuita dal “popolo sovrano” appunto proprio a Popolo sovrano (Raidue, giovedì, prime time), inteso nel senso del nuovo magazine politico che ha fruttato un 2,7% di share. Ben al di sotto delle media di rete, e la metà della share del defunto Nemo, dalle cui ceneri questo programma è inutilmente risorto. Per capirci. Popolo sovrano non è orrendo, semmai è affetto da una simpatica schizofrenia. Le inchieste di Piervincenzi che si becca la solita sberla nell'eroico esercizio della professione; i gilet gialli, nuovo leitmotiv che piace alle masse; le banche, i dinamici ritorni in studio, il talk, la splendida Eva Giovannini che io adoro nelle inchieste, qui ridotta a una Giovanna d'Arco sacrificata alla co-conduzione. In teoria, tutto in Popolo sovrano macina notizie. Ma lo fa, appunto, alla maniera di Nemo che era diventato oramai un piccolo gioiellino d'informazione alternativa. E quindi la domanda è: perché, soppresso Nemo, se ne presenta un clone malfatto? Il vero problema del programma è la conduzione. Il surrealismo di Lucci (sempre genialmente dadaista, in solitaria) teneva incollato provocazione e giornalismo di razza. Qui, al posto di Lucci, adesso c'è Sortino. Che è, onestamente, un'altra cosa. Beninteso, Sortino con quel suo sincero imbarazzo e quell'ironia affettata, è stato un'ottima Iena e un originale autore di programmi nonché direttore artistico di palinsesto a Tv Sat, le tele dei vescovi. Sortino ha vinto anche un premio Ilaria Alpi (assegnato, tra gli altri, dal sottoscritto) al giornalismo. E Sortino era anche autore dell'ultimo Nemo. Ma come conduttore, al paragone di Lucci, Alessandro s'imbarazza, cerca la battuta e non la trova, pare un ragazzino al primo giorno di scuola col Tavor pronto nella cartella. In tutta onestà, così, Popolo sovrano o si dà una registrata o non serve. Soprattutto se si pensa che qualche giorno prima scorrevano sulla stessa rete le immagini di Lucci che, da solo, aveva trasportato il cinema di Sorrentino sulla costa Smeralda di Lele Mora e Emilio Fede…                          

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