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Milo Infante, le foibe e il negazionista bambino

A Generazione giovani su Raidue si parla (e si nega) di foibe

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Foto di gruppo con Infante Foto: Foto di gruppo con Infante
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“Nell'abisso fummo gettati a centinaia, crivellati dal piombo e ingoiati dalle rocce…”.  Così, con voce rotta, dal mausoleo di Bassovizza, luogo denso di memoria e tragedia, Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli istriani (figli e nipoti del grande esodo) evoca la tragedia delle foibe. E chiede ufficialmente al presidente Mattarella di revocare l'onorificenza che l'Italia concesse al macellaio Tito, uno dei più efficaci sterminatori di massa della storia. Lacota è uno degli ospiti della puntata di Generazione X (Raidue, domenica ore 10) dedicata alle foibe. Oltre a lui il conduttore-revenant Milo Infante accoglie la testimonianza di Claudia Cernigoi, negazionista che meriterebbe un processo alla David Irving (il negatore dell'Olocausto) e quella, contrastante di Erminia Nobis Bernobi, amica di Norma Cossetto la 23enne stuprata e infoibata, medaglia d'oro alla memoria, a cui la Rai ha appena dedicato un film. In più cadenza il racconto di un tabù con immagini storiche, cifre, dati, emozioni inconfutabili. La puntata di Generazione Giovani -lo so, ero ospite- è stata speciale. Per la prima volta 20 ragazzi, millennials spesso impenetrabili al vento della storia e sino ad allora ignari dell'apocalisse, commentavano, chiosavano una passerella di orrori antichi. In quel pubblico spiccava un giovane, tal Paolo. Talmente illivorito dall'idea che qualcuno potesse attribuire dei massacri ai comunisti, da negare, bellamente l'evidenza dei fatti. Come cullato da un'onda ipnotica il ragazzo, giustificando eventuali omicidi “mai del tutto riconosciuti”, ripeteva frasi da centro sociale: “ma i fascisti davano fuoco ai villaggi”. A nulla serviva la garbata reprimenda, in studio, di Marco Predolin, esule dalmata (“Sei fuori strada, io c'ero. Sembri animato da una rabbia. Io vorrei che il ricordo condivido servisse a sedarli, gli animi…”); né le sberle dialettiche tirategli dai compagni di viaggio. A quel punto io gli avrei strappato il microfono e l'avrei mandato in gita, nel Giorno del Ricordo alle pendici del Carso, dove si consumò l'apocalisse. Ma Infante replicava che in democrazia tutti devono parlare. La puntata ha avuto una curva d'ascolto pazzesca, dall'1% al 7% di share. La domanda è, caro maestro Freccero, che ci faceva un programma così potente alle 10 del mattino di domenica? Come infoibare il buon senso…                              

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