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"Monty" Montemagnocampione tv a sua insaputa

Il successo strabiliante dell'economia raccontata via social

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Marco Montemagno al lavoro Foto: Marco Montemagno al lavoro
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Segnali -tutt'altro che impercettibili- per capire, in pochi secondi, quando il tuo capo è un incompetente. “Primo, quando vedi che il capo non ha mai torto; secondo, quando mente; terzo, quando crede subito nei tuoi difetti e mai nei tuoi pregi; quarto, quando si prende il merito del tuo lavoro, privatizza gli utili e socializza le perdite”. Questa illuminata lezione di vita lavorativa promana da Marco Monty Montemagno. Ossia da un quarantaseienne milanese, simpaticamente rasato col fisico nevrile, che vive a Brighton. Avvocato mancato con la capacità strategica e la velocità del campione di ping pong (lo è stato veramente), Monty produce dei video -postati ogni giorno- su Facebook e Youtube che arrivano a fare 24 milioni di utenti. Monty me lo ricordo, giovanissimo, dai tempi di SkyTg24 dove, con straordinaria faccia di tolla alla Larry King, fu il primo a cavalcare le praterie del web in un programma, Reporter diffuso, che divenne un oggettino di culto. Era prima che diventasse amico dei giganti della tecnologia da Negroponte a Jobs, a Bezos. Oggi la sua opinione è uno dei format tv più visti al mondo. Io non so davvero come faccia, Ma che parli di “Chi comanda il mondo?” citando Chomsky, o dei fetenti hackers che gli hanno scippato l'identità in Rete, o del vapore acqueo degli influencer alla Ferragni o alla Kim Kardashian trasformato in oro sonante; be' Monty è in grado di catalizzare l'attenzione del cobra davanti al fachiro, o di mio figlio piccolo davanti alle figurine dei Pokemon. Il suo allure è assolutamente innaturale. Ciò che fa è semplicemente cesellare i suoi pensieri sullo scibile digital-finanziar-economico davanti a una libreria metafisica. Ma il taglio della sua narrazione è come lo spin di una palla da football.  Spiega il segreto di Starbucks e della sua presenza “ovunquifera” al mondo con “lì il caffè è cool, quando pigli la tazza ti senti Brad Pitt che gira per New York, e diventi un evangelista di Starbucks, non è che se prendi un caffè a Milano e ti porti via la tazzina sia la stessa cosa…”. Evoca la spiatatezza di Amazon e ti spara: “Se inizi un'attività la domanda è: sarà più veloce Amazon a cuccare il tuo mercato o sarei più veloce tu a spostarti?”. Dei tuttologi improvvisati afferma il diritto ad avere un'opinione ma, se non hai competenza, non il diritto di sparare minchiate a raffica e di pretendere di avere ragione. Mi sono fatto due conti d'audience. E il personaggio-video che, dopo Fiorello, rappresenta l'evoluzione della specie. Solo che ancora non lo sa…

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