Modesta proposta: date lo Strega a Iannacone
Una bizzarra idea letteraria per "I dieci comandamenti"
Da anni ritengo l'abilità reportagistica di Domenico Iannacone -metà inviato di rara spietatezza nel ventre del mondo, metà poeta- una fonte d'acqua limpida a cui dovrebbe abbeverarsi il nostro mestiere. Iannacone (autore dei 10 dieci comandamenti, Raitre e RayPlay) , che incontri l'aristocratico decaduto, il grande industriale o la boldracca ai bordi del Tevere prossima alla pensione, mantiene un sorriso paraculissino incastrato su una robusta narrazione buzzatiana. L'altro giorno, lo scrittore e critico Gian Paolo Serino ha suggerito che la « Letteratura civile dei “Dieci Comandamenti” non è alla Giovane Holding alla Saviano, non è spettacolarizzazione della ribellione da curriculum esistenziale e nemmeno una lezione di vita. È vita. Guardandola scoprite le paure e il buio nel quale tutti stiamo sprofondando». E, detto ciò, Serino ha ufficialmente chiesto a A Stefano Petrocchi, Direttore della Fondazione Bellonci Premio Strega di istituire un sezione ex novo del noto Premio sulla scrittura televisiva; e di darlo a Iannacone che «merita un Premio Strega per la capacità di scrivere sui led dei plasma alle pareti che troppo spesso abbiamo barattato con il sangue nelle nostre vene, di raccontare come un letterato in punta di penna la nostra storia». Ora, onestamente non so se augurare a Iannacone uno Strega. E, conoscendo la sua refrattarietà ai salotti , non ce lo vedo circondato da editori rapaci, aristocratici vezzosi e damazze di carità. Però sottoscrivo l'idea di un riconoscimento letterario alla «scrittura» della tv, a cominciare da certe serie per finire ai grandi servizi che scaldano le anime algide, appunto...