Italia, l'inutile ritorno di Santoro
Reintra a Raidue il Masaniello
Michele Santoro è una sorta di ingombrante Conte di Saint Germain della tv italiana. È l'immortale in doppiopetto, l'odoroso di ciclamino, che si muove tra i palinsesti - Rai. Mediaset, La7, di nuovo Rai- mentre, tutt'intorno, il mondo cambia. L'avevamo lasciato con una promessa, l'idea di sperimentare «un'altra grammatica ed un'altra sintassi televisiva». E la sua sperimentazione Michele l'ha fatta, però nel suo Robinù, presentato al Festival del Cinema di Venezia: un buon documentario di nicchia prodotto per strappare il plauso della critica cinematografica ma non l'applauso del pubblico dei palinsesti. Sicchè, visionando Italia, (mercoledì, Raidue prime time) il nuovo programma che, come l'omonimo dirigibile del '28 , s'innalza sulle nequizie degli uomini, m'ha preso una sensazione di sconforto mista a delusione. Sconforto perché tutto cambia affinchè nulla cambi, compresa la drammaturgia quasi brechtiana di Santoro. Delusione perchè non ho visto -come annunciato– la realtà che si racconta da sola, ma il solito Michele dal solito pulpito: ricchi contro poveri, edonisti di destra contro società civile di sinistra, menti affilate contro scemi di guerra («Magari arrivassimo a 1800 euro al mese» dicono due ragazzi intervistati nelle costose notti brave di Spagna; e il primo istinto è quello di mollargli due sganassoni...). Di Tutti ricchi per una notte- puntata ispirata a una vecchia trasmissisone di Iacona e a un servizio delle Iene- e del suo 8.1% di share s'è detto tutto. S'è detto che mescola diversi piani di narrazione i quali spaziano dal monologo dal sapore autobiografico all'ossatura del reportage in tre tranche alternata a fasi di talk tradizionale (buono il pezzo di Francesca Fagnani, ma non inedito). S'è ribadito che Italia rappresenta un deja vu santoriano seppur ben confezionato, attraverso i servizi sulla conversione pauperista di Lele Mora o quelli nelle discoteche di Ibiza tra ragazze scosciate e allegrotte che occhieggiano ai clienti tra tavoli «che pagano fino a 50mila euro». Per non dire di Flavio Briatore, presente anche in studio, che affonda nelle gaffes sui filippini ubriachi da cacciare a calci dal proprio locale. Ma che pure articola un inoppugnabile discorso sulla necessità del ritorno dei mestieri e sull'accidia di un certo sud. S'è parlato anche del ritorno di Giulia Innocenzi declassata da conduttrice di nuovo a inviata; di Selvaggia Lucarelli che ci vorrebbe far riflettere sull'invidia sociale da Internet; di Sala e De Magistris il dinamico duo dei pubblici municipi; di Geppy Cucciari che tenta di rispolverare l'arte satirica degli stand up comedians. S'è evocata la chiusura, astuta, con Alex Zanardi, con la sua rara tenacia «che ci porta a spostare le montagne». S'è detto tutto, insomma, di questo nuovo programma. Tranne che non è nuovo affatto. Nessun rischio. Certo, c'è la sicurezza del grande mestiere. Ma è davvero sufficiente per questa «nuova» Rai?..