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Il guaio di Semprini è che è più veloce del suo programma

Il nuovo talk Politics

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Floris vs Semprini Foto: Floris vs Semprini
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Quando, nel 2002, un imberbe Giovanni Floris esordì con Ballarò gli ascolti lo macellarono. Floris era un talento, ma per il pubblico era solo un ologramma sorridente. Me lo ricordo perchè c'ero. Fu solo grazie alla tenacia democristiana dell'allora direttore di Raitre Paolo Ruffini che- dopo un anno di lavorio sui decimali- il programma spiccò il volo. E se Floris oggi col 6,95% di share di diMartedì (La7 martedì prime time) straccia, giustamente, in surplace, il neonato Politics (Raitre, stessa collocazione) del concorrente Gianluca Semprini lo deve ai pazienti e continui aggiustamenti di cui abbisogna un talk. Questo per dire che per scagliarsi contro la nuova linea della Bignardi (sulla quale resto scettico) occorre che Politics butti il cuore oltre il rodaggio. Fateli lavorare, direbbe qualcuno. Ma questo non significa che non si possa sottolineare, del suddetto format, le pecche. Il vero problema è che Semprini è molto più veloce ed innovativo del suo programma. Tanto il conduttore -scuola Sky, pochi fronzoli e ritmo incalzante, alla David Frost- porge le domande con rispetto ma con precisione chirurgica agli ospiti; tanto lo schema del format è stantio, per non dire incasinato. Cito random. Vis-à-vis con Di Maio, e poi con Rutelli (che dice che «la Raggi a Roma ha bisogno di 100 collaboratori», roba che fa tenerezza e ti vien voglia di mandarle subito il curriculum); siparietto con quel cazzerellone di De Luca; servizi con opinioni della brave colleghe Monaci e Cuzzocrea su Roma e Milano (almeno due volti nuovi!); immancabile servizio srappacore sul terremoto; confronto, bello serrato, tra il grillino Morra e la pidiellina Ascani, con tanto di cronomentro sul referendum, che scorre su certezze e incertezze della politica. Non c'è un fil rouge. O, se c'è, scusate, ma non lo vedo. Molto divertente, invece, l'intervento del sindaco di Bari Antonio Decaro il quale rivela di aver sputtanato via trip advisor i ristoratori che abbandonano i rifiuti in strada, trasformandoli in testimonial delle sua guerra contro l'immondizia selvaggia. Certo, poi si dirà che Politics dura solo 90 minuti, che il pubblico va educato, che la politica non tira più come un tempo, ecc... Ma ribasco: Semprini forse è la vera sorpresa ma bisogna cucirgli addosso un abitino originale, dall'altra parte hai una vecchia volpe (che ha fatto la stessa trafila). Vedremo...

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